Racconti di sport

Quel Perugia da leccarsi i baffi

Il Perugia anni '70: una delle squadre più baffute di sempre!

Roma, 27 gennaio 2021 – Stagione 1974-75, Stadio Santa Giuliana, Perugia, esterno giorno.

Un gruppo di giovanotti in maglia rossa si allena sotto lo sguardo attento di un mister che è quasi loro coetaneo: Ilario Castagner.

Nei primi anni ’60 anche lui sarebbe stato in mezzo a loro, perché a quei tempi era un calciatore del Perugia, di ruolo centravanti

Ora, invece, li allena a giocare quel calcio totale che, proprio in quegli anni, è stato inventato dall’Ajax e reso immortale dalla grande Olanda di Crujiff.

“Il mio Perugia dovrà giocare come l’Ajax” dice Castagner, ma in tanti lo prendono per pazzo.

Anche perché il suo Perugia milita in Serie B e l’anno prima si era salvato a stento dalla retrocessione in C.

Motivo per il quale, in quel 1974, erano stati rinnovati sia i vertici societari che quelli tecnici.

Dunque, con Castagner, sono arrivati Franco D’Attoma alla presidenza e Silvano Ramaccioni come direttore sportivo.

Insieme iniziano a costruire gli anni più belli della storia del Perugia Calcio.

Che cominciano proprio in quella stagione 1974-75, con la prima, inattesa, promozione in A, arrivata  nel 70mo anniversario della fondazione della società.

Una stagione che è anche l’ultima che la squadra gioca nello storico Stadio Santa Giuliana.

Che ancora potete vedere se andate a Perugia e mettete la macchina nel parcheggio coperto che lo affianca.

Un impianto civettuolo, al centro della città, che nella stagione seguente, la prima in A, verrà sostituito dal moderno campo di Pian di Massiano.

Poi intitolato al povero Renato Curi, che lì morirà di infarto durante un Perugia-Juventus.

La cavalcata vincente verso la Serie A del Perugia 1974-75 (nella foto), terminata con l’1-1 di Pescara della penultima giornata, stupisce tutti.

Per il suo bel gioco è davvero una squadra da leccarsi i baffi, anche perché schiera tanti calciatori baffuti che, poi, lo renderanno grande anche in A.

I baffi vanno molto di moda in quegli anni ’70, fatti di contestazioni e manifestazioni di piazza, di attentati e piombo, di pantaloni a zampa d’elefante, capelli lunghi e dolcevita.

I baffuti sono il portiere Marconcini, Nappi, Scarpa, Amenta, Curi, Raffaeli, Baiardo, Frosio (che qualche volta se li taglia) e Sollier.

Quest’ultimo, ai baffi, aggiunge anche la barba e diventa famoso perché ogni volta che entra in campo ad inizio partita mostra il pugno chiuso alla sua curva.

Rossa come lui, come la maglia della squadra e come le idee della maggior parte del suo popolo.

Sollier è un calciatore pensante e militante, come tanti di quell’epoca così lontana dalla nostra, nella quale chi gioca a calcio è ancora prima di tutto un atleta e poi un divo.

E nella sua prima stagione in A (1975-76) i baffoni del Perugia aumentano, perché arrivano Agroppi e Ciccotelli. E i “rossi” del Pian di Massiano finiscono ottavi.

Tra loro non c’è più Walter Sabatini, che l’anno prima era stato tra i protagonisti della storica promozione nel ruolo di centravanti arretrato nel quale si alternava proprio con Sollier.

Come quest’ultimo, anche l’attuale ds del Bologna, qualche volta portava la barba. Dunque, se volete, potete aggiungerlo alla lista precedente.

Sono state quelle le stagioni nelle quali il trio D’Attoma-Ramaccioni-Castagner ha gettato le basi per un altro Perugia da leccarsi i baffi: quello del secondo posto, da imbattuto, del campionato 1978-79.

Anche se in quest’ultimo, dei baffoni del biennio 1974-1976, ne erano rimasti solo due: capitan Frosio e Michele Nappi.

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