Racconti di sport. C’erano una volta i bomber …

Da "Rombo di Tuono" a "Puliciclone", da "Pablito" al "bomber" per eccellenza del nostra calcio.

Roma, 30 ottobre – Oggi abbiamo grandi attaccanti nel campionato italiano. C.Ronaldo su tutti. Accanto a lui, nella Juve, Mandzukic e poi Icardi nell’Inter, Higuain nel Milan, Dzeko nella Roma, Mertens e Insigne nel Napoli, Immobile nella Lazio, Simeone e Chiesa nella Fiorentina, Belotti nel Torino, Piatek nel Genoa e Quagliarella nella Sampdoria. Giocatori ai quali c’è poco da dire.

Ma senza nulla togliere a loro, consentiteci di ricordare con nostalgia l’epoca d’oro del nostro calcio, quella che va dagli anni ’60 agli ’80, nei quali davvero abbiamo visto all’opera i miti del pallone. Pensiamo a Mazzola e Rivera, certo, che punte non erano, ma che segnavano moltissimo. Ma soprattutto pensiamo a Gigi Riva (il più grande di tutti) e a Boninsegna, ad Anastasi e Pierino Prati, l’unico capace di segnare una tripletta in una finale di Coppa dei Campioni. E poi a Savoldi e Bettega, che con i loro gol deliziarono i tifosi del Napoli e della Juventus, anche se a noi piacevano di più i “gemelli del gol” del Torino Graziani e Pulici, con quest’ultimo che ci faceva impazzire per la sua dirompente forza fisica.

Non ci soffermiamo troppo sul Chinaglia della Lazio perché di lui ha sempre parlato molto l’amico e collega Amedeo Santicchia proprio in questa rubrica, mentre sui due che vedete nella foto (Paolo Rossi e Roberto Pruzzo, ai tempi del LR Vicenza e del Genoa) vogliamo spendere qualche parola. Perché loro, con il proprio modo antitetico di giocare a calcio nello stesso ruolo, hanno impersonificato meglio di chiunque altro l’eterna disputa tra attaccante d’area (Pruzzo) e di movimento (Rossi). Anche se poi, a ben vedere, Pruzzo giocava molto per la squadra (e quando aveva il pallone tra i piedi era difficilissimo portarglielo via) e Rossi era un vero opportunista della aree di rigore, all’interno delle quali era davvero micidiale. Di sicuro erano entrambi fortissimi, così come quel Bruno Giordano che crebbe nella Lazio per poi andare a vincere lo scudetto con il Napoli di Maradona dopo essere stato ad un passo dal passare alla Roma di Viola, che stravedeva per lui. Quindi arrivò l’epoca di Van Basten e Careca, di Vialli e Rummenigge, di Voeller e Schillaci.

Ma questa è un’altra storia, molto più vicina a noi.

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