Racconti di sport. FELIZ CUMPLEAÑOS BOMBONERA!!
Ottanta anni fa l’inaugurazione della “Bombonera”, lo stadio del Boca Juniors di Buenos Aires
Roma, 31 maggio 2020 – A Buenos Aires, il 2 giugno del 1940, si svolse il primo incontro ufficiale di futbol nello stadio La Bombonera tra il Boca Juniors, padrone di casa, e gli ospiti del Newell’s Old Boys di Rosario. Celebriamo perciò questa ricorrenza parlando di uno dei templi del calcio mondiale.
La Boca, celebre barrio di Buenos Aires, prende il proprio nome dalla foce del fiume Riachuelo, che lì sversa le sue acque nel Rio de la Plata. Un toponimo che lega quel porto fluviale e il quartiere che vi sorse attorno a partire dal XIX secolo, alle sue radici italiane, e liguri in particolare. La nostra immigrazione rappresenta infatti la base fondante dell’Argentina, come Jorge Luis Borges seppe condensare magistralmente in una succinta frase: “el argentino es un italiano que habla español”. Los Xeneizes (i genovesi) è il nome con cui sono universalmente conosciuti i giocatori del Club Atlético Boca Juniors, società polisportiva fondata nel 1905 da un gruppo di giovani immigrati italiani, quasi tutti originari del capoluogo ligure. La storia narra che i colori sociali giallo e blu furono mutuati dalla bandiera svedese, che sventolava a poppa del primo battello che i fondatori videro entrare nel porto fluviale. Una storia lunghissima per questo plurititolato club, di cui Diego Armando Maradona è il più celebre tifoso, dopo esserne stato giocatore.
Nel 1932 fu bandito un concorso di idee per la realizzazione del nuovo stadio del Boca; ad aggiudicarselo una terna di architetti (JosèDelpini, Viktor Sulčič e Raul Bes) con un progetto ispirato allo Stadio comunale di Firenze inaugurato l’anno precedente, grande opera del Razionalismo italiano concepita da Pier Luigi Nervi e Gioacchino Luigi Mellucci. Lo stadio del Boca, completato nel 1940, presenta una forma assai originale, costituita da una armonica curvatura degli spalti convergenti sulla elegante tribuna rettilinea. Uno dei suoi creatori è autore anche del nomignolo “La Bombonera”, che questa macroscopica scatola di cioccolatini conserverà in eterno. Dal 2000 lo stadio è intitolato a Alberto Josè Armando, il più importante presidente del club per longevità di gestione e per risultati ottenuti, che ha soppiantato nella memoria il suo predecessore Camilo Cichero.
Come è tradizione della rubrica, ecco a chiudere il racconto alcune reminiscenze personali. All’Argentina vari articoli sono stati dedicati su queste colonne. Si dice che esista il Mal d’Africa, nostalgia cronica che affligge il viaggiatore di ritorno dal Continente Nero. Ma vi sono evidenze che contragga omologo morbo anche chi posi piede sulla Pampa, sulle sponde del Rio de La Plata o sulla Cordillera andina. Il redattore ne è testimone, pur avendo visitato l’Argentina una sola volta, nel 1991. Di quel viaggio (già menzionato in altro articolo http://www.attualita.it/notizie/notizie-sport/notizie-sport-raccontisport/item/8511-plata.html) tornano alla memoria immagini indelebili.
Una maglia azul y oro, acquistata sulla Calle Florida e gelosamente custodita a tutt’oggi. La giornata trascorsa con mio padre a La Boca, in una atmosfera affascinante e malinconicamente delabrè. La visita allo stadio La Bombonera,con gli spalti quel giorno vuoti, ma riguardo a cui mi approprio di una testimonianza diretta del nostro fedele lettore Alberto Meloni sulla trance collettiva che coinvolge gli spettatori, che si autodefiniscono il n.12 (el numero doze). Durante le partite, i capotifosi più accaniti (loshinchas, rigorosamente a torso nudo e con l’immancabile capello lungo) legano con impressionante disinvoltura le due estremità di un lenzuolo ai corrimano in ferro, a costituire un precario paracadute, che gli consente di guidare i cori di spalle al campo, puntando i piedi sulla balaustra e proiettandosi all’indietro sospesi nel vuoto. E infine un regalo inaspettato, sul volo di ritorno a bordo di un aeromobile Aerolineas Argentinas decollato il 17 agosto del 1991 da Ezeiza e diretto a Roma Fiumicino. Sui sedili in cuoio rosso, in classe turistica come noi, l’intera squadra del Boca allenata dall’uruguagio Oscar Washington Tabarez. Su tutti mi impressionarono il portiere Carlos Navarro Montoya e un ragazzo ventiduenne biondo dall’aria timida, ma fresco vincitore della Copa America con la nazionale argentina. Il protagonista della trasferta intercontinentale era quest’ultimo, Gabriel Omar Batistuta, che assieme al compagno di squadra La Torre stava per lasciare il Boca per vestire la maglia viola. Il 24 agosto si disputò a Firenze un’amichevole tra le due squadre per il debutto del Bati con i gigliati (che vinsero 2-0 con reti di Carobbi e Mazinho), proprio in quello Stadio Artemio Franchi che dell’impianto del Boca fu il modello. Per dirla con Odoardo Spadaro, “La porti un campione a Firenze”.
Con questo ricorso circolare tra l’Arno e il Rio della Plata, si chiude l’omaggio a La Bombonera. Feliz Cumpleaños!!!!!