Roma, 7 luglio – Il caso dell’Avellino, coinvolto nei problemi economici della società controllante, ci ha riportato alla mente l’epoca d’oro della squadra irpina, protagonista di un indimenticabile decennio in Serie A. Quello che cominciò con la promozione del 1978 e che terminò con la retrocessione in B del 1988. Un decennio nel quale andare a giocare al “Partenio” era difficile per tutti, tanto che su quel campo caddero anche le grandi storiche del nostro calcio: il Milan, l’Inter e la Juventus. Alla guida dei Lupi Verdi si alternarono allenatori importanti come Rino Marchesi, Luis Vinicio, Ottavio Bianchi e in campo scesero giocatori rimasti per sempre nell’immaginario collettivo dei tifosi italiani per le loro prodezze e particolarità. Il peruviano Geronimo Barbadillo, il brasiliano Juary (che festeggiava i gol danzando intorno alla bandierina dell’angolo), “Rambo” De Napoli e Stefano Tacconi, che poi furono grandi con la nazionale italiana. Lo storico capitano e difensore centrale Salvatore Di Somma e il piccolo regista Beniamino Vignola. L’argentino Ramon Diaz e l’austriaco Walter Schachner, che interpretavano in modo diverso, ma ugualmente produttivo, il ruolo di centravanti. E un altro brasiliano, il fantasista Dirceu, che aveva piedi meravigliosi e che ci stava alla grande nel nostro campionato, nel quale giocavano tutti i più forti del mondo. Da Platini a Falçao, da Zico a Socrates, da Rummenigge a Van Basten, da Krol al più grande di tutti, Maradona, che lo stesso Dirceu aveva preceduto nel Napoli. Che tempi, quei tempi!