Racconti di sport. Il “maestro”
Il miracolo di Tommaso Maestrelli e della sua Lazio del 1974
Roma, 16 novembre – Negli ultimi giorni al teatro Parioli di Roma, precisamente fino al 9 novembre, è andata in scena una rappresentazione, fuori cartellone, dedicata a Tommaso Maestrelli. La direzione artistica del Parioli a cura di Luigi De Filippo ha riproposto un lavoro che era stato già portato in scena lo scorso anno al teatro Ghione, proseguendo ed ampliando il successo già conseguito.
Uno spettacolo che ci dà lo spunto per ricordare e celebrare uno dei più grandi uomini di calcio che hanno recitato da protagonisti nel nostro campionato.
Tommaso Maestrelli, infatti, non è stato un semplice, seppur bravo, allenatore e sarebbe stucchevole anche oggi, dopo 40 anni, riproporne le gesta da un punto di vista squisitamente sportivo.
Maestrelli è stato molto di più: è stato un educatore senza avere la presunzione di esserlo, senza nessun titolo accademico, in un’epoca difficile di profondi cambiamenti non solo nel calcio ma in tutta la società. Ha saputo coniugare con disarmante semplicità concetti tecnici al buon senso del vivere comune, da buon padre di famiglia quale è stato. La “piece” teatrale ha centrato perfettamente il racconto in un’ora e mezzo, alternando l’attualità dell’ultimo periodo di vita a cavallo tra il 1975 ed il 1976 a ricordi di gioventù legati alla storia d’amore con la moglie Lina ed ai figli.
Ci sono migliaia di aneddoti che potremmo raccontare e non rendere totalmente esaustivo il racconto relativo al solo allenatore.
La leggenda narra che nell’estate del 1971 quando si trovò a scegliere la futura panchina tra la Fiorentina e la Lazio, avesse fatto vedere ai suoi figli, i gemelli Massimo e Maurizio che all’epoca avevano appena 7 anni, due foto che ritraevano Chiarugi e Chinaglia.
“Dove volete andare a Firenze o a Roma?” disse il papà ed istintivamente i bambini indicarono la foto di Chinaglia, un segno del destino!
Tra l’altro il primo approccio tra il centravanti ed il futuro allenatore fu abbastanza burrascoso, dal momento che il giocatore era rimasto affezionato al vecchio allenatore della Lazio, da poco esonerato per la retrocessione in serie B del sodalizio biancoceleste. Maestrelli non si curò inizialmente delle bizze di Giorgione ma lo seppe prendere col buon senso del padre di famiglia e così fece con tutti i suoi giocatori creando un corpo unico di quella fantastica Lazio.
Oggigiorno una figura come Maestrelli sarebbe perfetta per come va il mondo della comunicazione, sempre educato e disponibile, mai un rifiuto a voler parlare del suo lavoro. Il miracolo di Tommaso fu soprattutto questo, in un ambiente come quello romano certamente non abituato a saper gestire trionfi come per gli squadroni del Nord.
D’altra parte se a distanza di quarant’anni viene ricordato e rappresentato con profonda commozione non soltanto dai suoi giocatori ma anche da semplici testimoni di quel periodo, evidentemente il solco del “maestro” è stato veramente profondo.