Racconti di sport. La partita del cuore

Domenica, alle 15.00, si affrontano due tra le squadre più calde, passionali e amate d’Italia. All’Olimpico, ma in Piemonte, ci sarà Torino-Roma.
Roma, 9 aprile – Roma e Torino, squadre passionali e tifoserie calde. Maglie caratterizzate dal rosso (porpora quello romanista, granata quello piemontese) e storia intrisa di anti-juventinità, che per il Toro deriva dal derby cittadino e per la Roma dai tanti duelli in chiave scudetto che ha sostenuto con la squadra bianconera. Nessun’altra squadra, più di loro, è stata oggetto di libri e film. Giocare nella Roma o nel Toro dà comunque un significato diverso alla carriera di un calciatore, al quale quelle maglie riescono ad entrare così dentro al punto di diventare una seconda pelle. In Italia poche altre squadre regalano le stesse sensazioni, almeno stando alle testimonianze dei tanti giocatori che abbiamo avuto modo di sentire nel corso degli anni. Anche per questo, quelli di loro che hanno avuto la fortuna di giocare sia con la Roma che col Torino, oggi possono dire di aver conosciuto il lato bello del calcio: quello fatto di amore e calore, che qualche volta sfocia nelle contestazioni più aspre, ma che quando vinci ti eleva al settimo cielo.
Due squadre che hanno mille storie da raccontare, come quelle sul “Filadelfia” o su “Campo Testaccio”, luoghi mitici della memoria oggi ridotti malissimo, ma sempre in attesa di sistemazione. Tra i tanti doppi ex della sfida ricordiamo Francesco “Ciccio” Graziani, che col Toro vinse lo scudetto 1975-76 insieme a Paolino Pulici (col quale costituiva la coppia chiamata “i gemelli del gol”) e che alla Roma approdò nel 1984 al grido di “Ciccio-gol tira la bomba, tira la bomba”. Un decennio dopo, un altro attaccante avrebbe infiammato le due tifoserie, stavolta passando prima dall’Olimpico e poi al Delle Alpi: Ruggiero Rizzitelli, pugliese di S.Margherita di Savoia esploso nel Cesena e arrivato alla Roma alla fine degli anni ’80. Dopo la sua avventura in giallorosso iniziò quella in granata, dove visse una seconda giovinezza diventando un idolo della Maratona così come lo era stato della Sud. Sempre accompagnato dal coro: “Rizzi-Rizzi-gol”, lanciato in Tv dall’attore Stefano Masciarelli.
Oltre a loro ci piace ricordare Gigi Radice, allenatore di quel Toro Campione d’Italia che abbiamo citato prima e poi chiamato alla Roma da Dino Viola per la stagione transitoria del Flaminio (1989-90) e Gustavo Giagnoni, “l’allenatore col colbacco”, che nel Toro gettò le fondamenta della squadra che poi Radice avrebbe portato alla scudetto e che in una malinconica “Rometta” di fine anni ’70 sopravvisse una stagione e mezza senza lasciare un gran ricordo. Alla fine venne sostituito in corsa dall’accoppiata Valcareggi-Bravi, chiamata da Anzalone per salvare una squadra che stava precipitando sempre di più verso i bassifondi della classifica.
Infine Franco Tancredi, il portierone della Roma tricolore 1982-83 che, una volta lasciato il giallorosso, andò a chiudere la carriera proprio nel Torino.
Exit mobile version