Racconti di sport. L’epopea dei “gemelli del gol”

“Ciccio” Graziani e “Puliciclone” Pulici, gli alfieri del Toro di Radice

Roma, 25 marzo 2020 – In questi giorni forzatamente casalinghi Raisport ci aiuta a passare meglio le nostre ore diurne (e talvolta notturne) con trasmissioni che ripropongono le grandi imprese o i personaggi sportivi della nostra storia, calcistica e non, attraverso immagini di archivio che ci suscitano emozioni immense. Un’opera meritoria della quale va dato atto ai colleghi della Rai che si sono cimentati nella redazione di questi programmi che oggi rivediamo sempre molto volentieri.

Una di essi è stato dedicato all’indimenticabile scudetto del Torino di Radice del 1975-76. Un titolo conquistato, anzi direi “strappato”, alle grinfie fameliche della rivale cittadina di sempre, la Juventus, al termine di un campionato entusiasmante, nel quale i granata vennero trascinati al tricolore dalle prodezze di quella che è passata per sempre alla storia dai più famosi “gemelli del gol” del calcio italiano: Francesco “Ciccio” Graziani e Paolino “Puliciclone” Pulici (in primo piano, esultante, nella foto, con l’altro sullo sfondo).
Estroverso, istrionico, dalla battuta sempre pronta il primo, che ho avuto la fortuna di conoscere nel corso della mia ormai quasi trentennale carriera (perché conoscere “Ciccio”, ve lo assicuro, è davvero una fortuna).
Introverso, determinato e caparbio il secondo, per il quale, da vecchio amante degli attaccanti da area di rigore, confesso di aver avuto sempre un debole.
Due calciatori complementari, perfetti per giocare l’uno accanto all’altro. Grintosi e tecnici, entusiasmanti nelle loro realizzazioni, spesso difficili e acrobatiche.
In quel campionato, che è stato anche quello dell’ultimo scudetto del Toro, hanno segnato, insieme, 36 dei 49 gol totali dei granata: 21 Pulici, capocannoniere del torneo; 15 Graziani, secondo nella classifica marcatori insieme al rivale juventino Bettega. Entrambi a segno nel derby di andata, vinto 2-0 il 7 dicembre 1975, con lo stesso punteggio con il quale i granata si aggiudicarono anche quello di ritorno del 28 marzo 1976, deciso dalle autoreti di Cuccureddu e Damiani (a quei tempi bastava una deviazione per togliere il gol a chi aveva calciato il pallone).
Quattro punti (se ne davano due a vittoria) nei derby-scontri diretti per il titolo che furono determinanti per regalare lo scudetto al Torino, che chiuse il torneo con 45 punti contro i 43 della Juventus.
Un’apoteosi granata che ho vissuto da bambino (pur tifando per un’altra squadra) e che non ho più dimenticato e che ha segnato quello che per me resterà per sempre il ventennio d’oro del calcio italiano.
Quello dei duri anni ’70 e dei favolosi ’80.

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