Roma, 28 febbraio 2019 – Il derby, la partita delle partite. Quella che tutti si aspettano che venga decisa dai campioni ma che, spesso, è determinata dai carneadi ovvero da quei giocatori che tutto ti aspetti che fanno, ma non il gol della vittoria.
Quelli come Yanga-Mbiwa, per capirci, che all’85’ regalò il derby alla Roma il 25 maggio 2015, dopo che, in precedenza, avevano segnato altri due che nella nostra città non ci hanno regalato molte gioie: Iturbe per i giallorossi e Djordjevic per i biancocelesti.
Storie di carneadi, storie di derby, come quella di Paolo Giovannelli, che il 2 marzo 1980, con il derby inchiodato sull’1-1, sfoderò un tiro da trenta metri che si infilò nella porta sotto la Sud regalando il successo alla sua Roma. Lui che in A, in giallorosso, ha segnato solo quella volta.
In seguito il ruolo di romanista predistinato e inaspettato toccò ad Antonelli nell’1-1 del 24 marzo 1985 e all’attuale mister Eusebio Di Francesco, che andò in rete nel 3-3 del 29 novembre 1998. E poi Antonio Di Carlo e la sua botta da venticinque metri nel derby di Coppa Italia che la Roma vinse 2-0 il 9 settembre 1984 eliminando la Lazio dal torneo nella fase a gironi.
Quindi i terzini Cassetti e Balzaretti, molto meno avvezzi al gol di altri difensori come Fazio e Kolarov, che hanno segnato in quello di andata di quest’anno. Sì, il derby riserva sempre delle sorprese.
A chi toccherà stavolta?