Roma, 23 novembre – “Valcareggi era come Liedholm: in panchina non si agitava, era calmissimo, ma di certo non dormiva, come pensavano molti tifosi. Era solo che lui, alla pari del Barone, preparava molto bene la partita, al punto che poi, una volta che eravamo in campo, non aveva bisogno di scalmanarsi per farci capire cosa dovevamo fare”. A dirlo, in modo praticamente unanime, sono tutti quegli ex giocatori della Roma che hanno avuto Ferruccio Valcareggi (al centro nella foto) allenatore nella sfortunata, ma alla fine indimenticabile, stagione 1978-79. Quella del ritorno in campo di Francesco Rocca, in casa contro il Bologna e con la fascia da capitano al braccio (22 ottobre 1978, quarta giornata di campionato, prima vittoria della Roma nella stagione per 2-0). Quella dell’esonero di Gustavo Giagnoni dopo la sconfitta casalinga con il Torino della sesta giornata e della chiamata, al suo posto, proprio di Valcareggi, coadiuvato in panchina dal mister della Primavera Bravi. Quella della maglia arancione, che vediamo indossata nella foto da Rocca e Boni, su pantaloncini e calzettoni rossiche (un completo da gioco bellissimo, a nostro giudizio), che poi venne sostituita dal completo della Pouchain alla 12ma giornata, quando la Roma sconfisse la Juve all’Olimpico per 1-0 con gol di Di Bartolomei. Quella della salvezza aritmeticamente conquistata solo all’ultima giornata (0-0 ad Ascoli), ma praticamente arrivata nelle due giornate precedenti grazie alla vittoria per 2-1 a Milano contro l’Inter (gol di Pruzzo e De Nadai) e al pari per 2-2 in casa contro l’Atalanta, siglato da un gol di Pruzzo che fu salutato da uno dei più forti boati di gioia che abbiamo sentito all’Olimpico. Una stagione che fu anche l’ultima di Gaetano Anzalone presidente della Roma e che fu così densa di ricordi, emozioni (belle e brutte), felicità e sofferenza che solo chi l’ha vissuta, sul campo e sugli spalti di quello Stadio Olimpico ancora scoperto e con le panche di legno, può tenere stretta nel cuore. Una stagione da Roma, combattuta palla su palla, sudata maglietta su maglietta. Come testimonia il logo mezzo strappato che vediamo nella foto su quella di Loris Boni, che era uno dei leoni di quella squadra, alla quale ancora oggi, a distanza di quarant’anni, siamo ancora molto affezionati.