Il 18 gennaio del ’77 Re Cecconi fu vittima di un’assurda, tragica, fatalità rimanendo ucciso in una gioielleria sita nel quartiere romano Fleming, per opera del titolare della stessa che, credendolo un rapinatore, gli puntò addosso una pistola da cui partì il colpo mortale.
Esattamente un anno fa, su questo portale, scrissi un pezzo, “Re Cecconi, la verità”, che ricordava la tragedia ed i suoi misteri ancora tali; oggi il racconto è sull’atleta, su quello che ha rappresentato per la Lazio, dove fu uno dei protagonisti del primo scudetto dei biancocelesti nel ’74.
“Cecco”, così soprannominato dai tifosi, arrivò a Roma nell’estate del ’72 fortemente voluto da Maestrelli che lo conosceva perfettamente avendolo allenato per due anni a Foggia e dopo un’estate difficile, per l’ambientamento in un contesto particolare come quello laziale, esplose insieme a tutta la squadra in quella cavalcata che portò i biancocelesti a sfiorare lo scudetto nel ’73.
Re Cecconi è stato un calciatore moderno, non il classico mediano roncolatore ma un centrocampista dai piedi buoni, dal grande senso tattico, che imperversava a tutto campo attraverso una capacità atletica non comune; senza saperlo, almeno in Italia, giocava al calcio in maniera “totale”, senza dare punti di riferimento agli avversari alla maniera del prototipo olandese che spopolò prima con l’Ajax a livello di club e poi con la Nazionale ai mondiali di Germania nel ’74.
L’incedere di Cecco era spettacolare anche e soprattutto per la sua chioma bionda, che non poteva non essere visibile sul terreno di gioco e da questo punto di vista un mio personale ricordo è relativo ad un Lazio-Foggia del maggio del ’72, a poche giornate dalla fine di quel torneo di serie B, con i biancocelesti allenati da Maestrelli in corsa per la promozione in A. Luciano giocava con i pugliesi ed ingaggiò un duello avvincente con Martini che era l’unico nella Lazio a poterlo contrastare atleticamente, suscitando nella gente allo stadio la rabbia, mista ad ammirazione, per un giocatore che non mollava di un centimetro la posizione.
Curioso il destino che fece ritrovare i due contendenti, qualche mese dopo, sotto la stessa maglia per un binomio di notevole spessore agonistico e per la nascita di una grande amicizia che portò tutti e due, negli anni, a praticare l’hobby del paracadutismo, con Maestrelli inquieto che pregava che non si facessero male!
Re Cecconi non segnò molto nella sua carriera, appena sette reti in 109 gare con la Lazio, ma di sicuro se c’è un goal che i tifosi biancocelesti ricordano maggiormente nella storia recente del sodalizio è senza dubbio quello del 30 dicembre del ’73 all’Olimpico contro il Milan, in una partita decisa al 90’ che sembrava stregata per le grandi parate del portiere rossonero Vecchi. Con un guizzo in area Cecco bucò la retroguardia milanese e fece esplodere i tifosi laziali in un boato fragorosissimo, liberatorio, e sullo slancio corse felice sotto la tribuna Monte Mario rincorso da tutta la squadra.
Come un Angelo biondo…..