Roma, 21 giugno – La parola “Resurrezione”, rigorosamente maiuscola per rispetto sacro, è evidentemente accomunata a Nostro Signore, alla celebrazione della Santa Pasqua.
Ma in termini più prosaici, per i tifosi della Lazio, la data di oggi rappresenta la Resurrezione della loro squadra, perché il 21 giugno del 1987 si giocò il famoso Lazio-Vicenza che portò i biancocelesti a salvarsi da una rovinosa caduta in serie C. Anche se la vera salvezza si concretizzò due settimane dopo, con gli spareggi di Napoli.
Che poi in serie C la Lazio c’è stata davvero, anche se solo per una ventina di giorni, esattamente dal 5 al 25 agosto del 1986, quando una sentenza della Commissione Disciplinare la retrocesse per presunto illecito sportivo a seguito del secondo scandalo della scommesse.
Con la famiglia ero appena arrivato ad Albinia, vicino a Porto Santo Stefano, per godermi qualche giorno di mare in zona Argentario e nel prendere possesso dell’alloggio, mentre preparavamo il pranzo, accesi la radio per sentire le ultime notizie. Il canale di riferimento era il gazzettino regionale della Toscana, che aprì proprio con la condanna della Lazio in serie C. Neanche fosse stato un colpo di Stato!
Rimasi impietrito, letteralmente incapace di intendere e di volere, con i bambini che mi giravano intorno ed io lì, fermo come un automa, con lo sguardo perso nel vuoto. Per non farmi mancare niente il mattino successivo nel comprare i giornali chiesi anche “La Nazione” di Firenze, che nella pagina sportiva aveva già composto i tre gironi dell’allora serie C e la Lazio, in grassetto, era nel girone meridionale con squadre come il Licata e l’Akragas, di cui ignoravo anche l’esistenza!
Il 25 agosto successivo la CAF, la cassazione del calcio, trasformò la decisione della Disciplinare in una forte penalizzazione di ben 9 punti tenendo in serie B la Lazio. In pratica un modo elegante per dire che in C ci saremmo andati l’anno successivo, tenendo presente che allora la vittoria valeva due punti e non tre come oggi!
Ma in quel momento nacque “la banda dei -9”, un manipolo di uomini prima e calciatori poi che sposarono anima e corpo la causa biancoceleste, guidati da un tecnico eccezionale come Eugenio Fascetti.
Quel campionato fu durissimo, ma entusiasmante e si arrivò all’ultima giornata con la Lazio che finì inevitabilmente per pagare il dazio di avere sul groppone l’handicap iniziale, ma soprattutto il forte stress nervoso di undici mesi di grandi tensioni, specialmente in una piazza come quella romana.
Lazio-Vicenza dell’ultimo turno, poi, era di fatto uno spareggio-salvezza con i veneti, che erano appena un punto sopra i laziali e quindi anch’essi bisognosi di fare risultato. La cosa che ancora oggi mi fa venire i brividi è il ricordo di uno Stadio Olimpico gremitissimo da 70.000 spettatori per una partita che valeva la salvezza.
Faceva molto caldo, ma più che altro c’era una pesante cappa di umidità e un’atmosfera surreale. La Lazio scese in campo con grande determinazione e portò avanti una gara sul filo dei nervi contro un avversario completamente votato alla difesa ed un portiere che si esaltò davanti a quella cornice di pubblico.
Ennio Dal Bianco, il suo nome.
Un portiere che ha tormentato per molte notti i miei sonni, perché quel giorno le prese tutte. Era talmente sicuro di se al punto che non dava adito ad alcuna nostra speranza che capitolasse. E così fu fino a sette minuti dalla fine, quando si arrese ad una “puntata” di Giuliano Fiorini, il centrattacco che dopo Chinaglia è rimasto maggiormente nei cuori dei tifosi laziali.
Il boato che seguì quel gol non mi sembra di averlo più sentito, neanche il giorno del secondo scudetto biancoceleste e non a caso quella “banda dei -9” è seconda solo agli “sciamannati” del 1974, perché senza di loro non avremmo goduto della Lazio che poi stabilmente è entrata nell’elite del calcio italiano, da Cragnotti in poi.
Lunga vita agli eroi di quel giorno, dunque, e ricordatevi che dal 21 giugno 1987 in poi la data in questione, per i laziali, non è più stata quella che certifica l’inizio dell’estate!
Lazio-Vicenza, il gol di Fiorini e la successiva salvezza negli spareggi di Napoli per la “banda del-9”.
Roma, 21 giugno – La parola “Resurrezione”, rigorosamente maiuscola per rispetto sacro, è evidentemente accomunata a Nostro Signore, alla celebrazione della Santa Pasqua.
Ma in termini più prosaici, per i tifosi della Lazio, la data di oggi rappresenta la Resurrezione della loro squadra, perché il 21 giugno del 1987 si giocò il famoso Lazio-Vicenza che portò i biancocelesti a salvarsi da una rovinosa caduta in serie C. Anche se la vera salvezza si concretizzò due settimane dopo, con gli spareggi di Napoli.
Che poi in serie C la Lazio c’è stata davvero, anche se solo per una ventina di giorni, esattamente dal 5 al 25 agosto del 1986, quando una sentenza della Commissione Disciplinare la retrocesse per presunto illecito sportivo a seguito del secondo scandalo della scommesse.
Con la famiglia ero appena arrivato ad Albinia, vicino a Porto Santo Stefano, per godermi qualche giorno di mare in zona Argentario e nel prendere possesso dell’alloggio, mentre preparavamo il pranzo, accesi la radio per sentire le ultime notizie. Il canale di riferimento era il gazzettino regionale della Toscana, che aprì proprio con la condanna della Lazio in serie C. Neanche fosse stato un colpo di Stato!
Rimasi impietrito, letteralmente incapace di intendere e di volere, con i bambini che mi giravano intorno ed io lì, fermo come un automa, con lo sguardo perso nel vuoto. Per non farmi mancare niente il mattino successivo nel comprare i giornali chiesi anche “La Nazione” di Firenze, che nella pagina sportiva aveva già composto i tre gironi dell’allora serie C e la Lazio, in grassetto, era nel girone meridionale con squadre come il Licata e l’Akragas, di cui ignoravo anche l’esistenza!
Il 25 agosto successivo la CAF, la cassazione del calcio, trasformò la decisione della Disciplinare in una forte penalizzazione di ben 9 punti tenendo in serie B la Lazio. In pratica un modo elegante per dire che in C ci saremmo andati l’anno successivo, tenendo presente che allora la vittoria valeva due punti e non tre come oggi!
Ma in quel momento nacque “la banda dei -9”, un manipolo di uomini prima e calciatori poi che sposarono anima e corpo la causa biancoceleste, guidati da un tecnico eccezionale come Eugenio Fascetti.
Quel campionato fu durissimo, ma entusiasmante e si arrivò all’ultima giornata con la Lazio che finì inevitabilmente per pagare il dazio di avere sul groppone l’handicap iniziale, ma soprattutto il forte stress nervoso di undici mesi di grandi tensioni, specialmente in una piazza come quella romana.
Lazio-Vicenza dell’ultimo turno, poi, era di fatto uno spareggio-salvezza con i veneti, che erano appena un punto sopra i laziali e quindi anch’essi bisognosi di fare risultato. La cosa che ancora oggi mi fa venire i brividi è il ricordo di uno Stadio Olimpico gremitissimo da 70.000 spettatori per una partita che valeva la salvezza.
Faceva molto caldo, ma più che altro c’era una pesante cappa di umidità e un’atmosfera surreale. La Lazio scese in campo con grande determinazione e portò avanti una gara sul filo dei nervi contro un avversario completamente votato alla difesa ed un portiere che si esaltò davanti a quella cornice di pubblico.
Ennio Dal Bianco, il suo nome.
Un portiere che ha tormentato per molte notti i miei sonni, perché quel giorno le prese tutte. Era talmente sicuro di se al punto che non dava adito ad alcuna nostra speranza che capitolasse. E così fu fino a sette minuti dalla fine, quando si arrese ad una “puntata” di Giuliano Fiorini, il centrattacco che dopo Chinaglia è rimasto maggiormente nei cuori dei tifosi laziali.
Il boato che seguì quel gol non mi sembra di averlo più sentito, neanche il giorno del secondo scudetto biancoceleste e non a caso quella “banda dei -9” è seconda solo agli “sciamannati” del 1974, perché senza di loro non avremmo goduto della Lazio che poi stabilmente è entrata nell’elite del calcio italiano, da Cragnotti in poi.
Lunga vita agli eroi di quel giorno, dunque, e ricordatevi che dal 21 giugno 1987 in poi la data in questione, per i laziali, non è più stata quella che certifica l’inizio dell’estate!