Ricordo di Vittorio Adorni.
Scompare un grande del ciclismo azzurro degli anni '60.
Roma, 25 dicembre 2022.
Il primo settembre 1968 è una calda domenica di un’estate che sembra non dover finire mai.
E’ una domenica importante nel ciclismo perchè si disputa la prova su strada del Campionato del Mondo professionisti ad Imola, su un circuito molto impegnativo.
La prova è molto sentita perchè la nostra Nazionale non vince il titolo da dieci anni, Baldini 1958, e poi c’è da tenere a bada il “cannibale” Merckx fresco campione uscente.
Anche per chi scrive è una giornata importante, più che altro per mia madre che sin dalle prime ore del mattino è in fibrillazione per la sorella più grande che sta per partorire.
Abitiamo nel quartiere Trieste-Salario ma gli stati generali sono rivolti alla clinica Moscati, zona Trionfale, dove mia zia sta portando avanti un travaglio complicato.
Mio padre morde il freno perchè teme che gli salti la visione del Mondiale di ciclismo, a cui tiene in maniera particolare perchè al debutto come Commissario Tecnico Azzurro c’è un suo vecchio amico: Mario Ricci.
Di riflesso anch’io spero in una rapida soluzione del parto di mia zia e le mie speranze, il mio tifo viscerale, sono per Felice Gimondi.
Il tempo passa e del mio futuro cuginetto/a neanche l’ombra, anzi la cosa sembra andare per le lunghe senza uno straccio di televisore per capire come sta andando il Mondiale.
Il Genio paterno però è in agguato e dopo pranzo, all’improvviso, s’inventa una visita a casa di un vecchio collega di lavoro, zona Torrevecchia, con buona pace di mia madre…
Ci precipitiamo da questo amico e appena arrivati scopriamo che Vittorio Adorni è in fuga solitaria sul circuito di Imola ed ha un bel vantaggio sugli inseguitori.
Il margine di Adorni aumenta sempre più e le telecamere Rai staccano sul gruppo inseguitore, con un rabbioso Merckx che non ci stà e viene marcato “a uomo” da Gimondi.
Adorni è insuperabile e termina la sua impresa con un vantaggio abissale di quasi dieci minuti sul belga Van Springel, con a seguire altri 4 compagni di squadra dal terzo al sesto posto.
Grande felicità per il trionfo di Adorni e commozione per mio padre contento per il suo amico Mario Ricci, Commissario Tecnico vincente al primo colpo!
Tornati in clinica l’altra bella notizia è che mia zia, terminato il chilometrico travaglio, partorisce un maschietto a completamento di una giornata intensa (!).
Con tutto il rispetto, a mio padre e a me, feroci appassionati di ciclismo, la domenica è andata alla grande con la vittoria di Adorni, poi a seguire il cuginetto…
Vittorio Adorni, grande Signore nella vita e in bicicletta, è andato in fuga per l’ultima volta alla vigilia di Natale senza preavviso, senza una programmazione, a 87 anni, come nel Mondiale di Imola.
Precursore, innovatore, di un modo di porsi sia con i colleghi che con i media ha sdoganato l’arcaico mondo dei ciclisti fermi allo stereotipo: “Ciao mamma, son contento di essere arrivato 1”.
Quella vecchia volpe e maestro di giornalismo di Sergio Zavoli, lo coinvolge come ospite fisso nel memorabile “Processo alla tappa” e Adorni non sfigura, interloquendo con eminenti giornalisti senza timore e con egregia proprietà di linguaggio.
Adorni tiene a battesimo, nel Giro vinto nettamente nel 1965, l’astro nascente Gimondi e qualche anno dopo addirittura si trova compagno di squadra di Merckx, smussandone alcune lacune tattiche.
A fine carriera collabora in Rai come voce tecnica al fianco di Adriano De Zan ed è testimone commosso, addolorato, della morte di Fabio Casartelli al Tour del 1995.
Come detto un gran Signore che concede, a chi scrive, una bella intervista qualche anno fa proprio raccontando del suo delfino Gimondi a commento del trionfo, di quest’ultimo, al Tour del 1965.
Vittorio Adorni che 54 anni dopo me lo fa ricordare per quella indimenticabile domenica del 1968; ne avrei fatto però volentieri a meno…