Più o meno in questo periodo sessant’anni fa uscì “Lassù qualcuno mi ama”, diretto da Robert Wise, con protagonista il quasi esordiente Paul Newman alla sua seconda apparizione al cinema.
La storia è quella di un italo americano, Rocco Barbella detto Rocky, che passa l’adolescenza tra un riformatorio e l’altro, frequentando i bassifondi di New York, dedito a piccoli furti e rapine insieme ad una banda di coetanei, come lui, sbandati.
Un giorno per un fatto estremamente grave fu condotto in un carcere dove conobbe un pregiudicato che frequentava il mondo della boxe il quale tentò, senza successo, di iniziarlo al pugilato. Scontata la pena Rocky dovette prestare il servizio militare ma il rispetto della disciplina non era cosa per il “nostro” che addirittura scappò dalla caserma disertando.
Nel suo girovagare Rocky si trovò nella palestra Stillman di New York in cerca del tizio procuratore che conobbe in prigione e per caso si ritrovò sul ring in sostituzione di un atleta infortunato, giusto per raggranellare una manciata di dollari.
La sorpresa del manager titolare della palestra fu tanta nel vedere Rocky, che nel frattempo aveva dato come cognome di riferimento Graziano, che distrusse in poche battute il quotato avversario e di conseguenza gli fu proposto di continuare con altri incontri.
Durante un successivo match venne arrestato dalla polizia federale e tradotto in carcere dove, a seguito di un’altra rissa con un detenuto, fu notato da un ufficiale che allenava la squadra di boxe dell’esercito; il graduato convinse Rocky ad intraprendere la carriera pugilistica ed iniziò sotto la cura del manager che lo notò la prima volta una carriera fulminante.
La storia poi si arricchì della conoscenza di Norma, che diventò sua moglie e madre dei suoi due figli, una ragazza che ne smussò le spigolosità caratteriali contribuendo al coronamento del sogno di Graziano ossia la conquista del mondiale dei medi.
Tony Zale fu l’avversario che Graziano battè per KO alla sesta ripresa in un match molto duro combattuto nella città dello stesso Zale, cioè Chicago.
Gli americani da sempre hanno dimostrato sensibilità nell’affrontare cinematograficamente le tematiche sportive ed il pugilato ha rappresentato in parecchi films il mezzo per affrancarsi da adolescenze difficili, riscatti sociali e rivincite verso la società.
Il trentunenne Newman fu estremamente credibile nel ruolo di Graziano ed anche nelle movenze pugilistiche fu molto aderente alla realtà perché Rocky non era un modello di tecnica mentre invece era dotato di una potenza devastante. Per la cronaca nelle prime scene del film si nota un attore esordiente che faceva parte della banda di Rocky: era Steve McQueen, più giovane di cinque anni di Newman, che diventò successivamente uno dei grandi di Hollywood.
Per rimanere all’aspetto sportivo, Graziano si ritirò a trentasette anni con 83 incontri disputati di cui 67 vinti, 10 persi e 6 pareggiati; una carriera di tutto rispetto che lo ha portato intorno al ventesimo posto, su cento, nella classifica dei pesi medi di tutti i tempi.
Non c’è che dire: lassù qualcuno lo ha amato veramente!