Roma, 7 dicembre – L’Olimpico per amico e una qualificazione che sul suo prato diventa realtà. Questo sogna la Roma per la delicatissima gara di Champions contro il Bate Borisov. Un match da dentro o fuori dal quale dipendono cospicue entrate per le casse della società e, dopo le deludenti prestazioni contro Bologna, Atalanta e Torino (tre gare da 8-9 punti, che invece ne hanno fruttati solo 2 allontanando la Roma dalla vetta della classifica) il destino dello stesso Garcia, che potrebbe essere esonerato se la sua squadra non riuscirà a centrare la qualificazione.
Nel corso della sua storia la Roma ha giocato tanti altri match-spareggio nelle coppe europee. In alcuni casi le è andata male, come l’anno scorso contro la Fiorentina in Europa League, in una serata da non ripetere. In altri le è andata bene, a cominciare, tanto per restare negli ultimi quarant’anni, da quella partita di Coppa Uefa contro gli svedesi dell’Oester Vaxjoe che all’andata avevano vinto 1-0 in casa. Nel ritorno la Roma li regolò con i gol di Stefano Pellegrini (5’ del primo tempo) e Loris Boni (4’ del secondo) e andò agli ottavi.
Le sue tre rimonte più memorabili, però, restano ancora oggi le seguenti, in ordine rigorosamente cronologico. Quella contro i tedeschi del Colonia negli ottavi della Coppa Uefa 1982-83, anno del secondo scudetto romanista. Andata in Germania chiusa sull’1-0 per loro, ritorno l’8 dicembre in un Olimpico infernale, sotto la pioggia, ma con il calore dei tifosi, che esposero il mitico striscione da Piave: “Non passa lo straniero”. Al 10’ del secondo tempo Iorio pareggia i conti e a due minuti dai supplementari Falçao segna il 2-0 che manda la Roma ai quarti. Stesso cardiopalma e stress da felicità che i giallorossi provarono nella Coppa dei Campioni della stagione seguente, quando in semifinale ribaltarono il 2-0 subito in Scozia contro il Dundee United grazie alla doppietta di Pruzzo e al rigore di Di Bartolomei. Una giornata fantastica, quel 25 aprile, che nessuno ha più dimenticato. Idem nella Coppa Uefa 1990-91, ancora in semifinale, stavolta contro il Broendby: 0-0 all’andata in Danimarca e 1-1 al ritorno all’Olimpico fino all’89’, quando Voeller e Rizzitelli insieme calciarono alle spalle di Schmeichel il pallone dle 2-1 e della qualificazione alla finale, poi persa con l’Inter. Sempre il Broendby fu poi protagonista di un’altra partita-qualificazione vinta dalla Roma. Ci riferiamo al 3-2 della Coppa Uefa 1995-96 con cui quest’ultima ribaltò il 2-1 subito all’andata in Danimarca. In gol andarono Totti, Balbo e Carboni, che ad un passo dai supplementari segnòl la rete della qualificazione dopo che Moeller aveva messo dentro il 2-1 per gli ospiti. In Champions c’è stato l’1-0 al Valencia del 5 dicembre 2006 con gol di Panucci che la promosse nel girone dell’edizione 2006-07 che è forse il precedente più simile a quello odierno. Anche perché, dopo di quello, spesso le gare decisive delle coppe europee all’Olimpico sono andate male.
Dunque i romanisti tocchino ferro e facciano gli scongiuri, perché stavolta bisogna davvero volater pagina. Ormai non c’è più appello.