Racconti di sport. Roma-Juve, sfida senza tempo
Stasera va in scena all’Olimpico la partita che per il grande presidente Dino Viola era il vero derby della sua Roma e che per i bianconeri è sempre vietato perdere.
Roma, 2 marzo – Stasera, all’Olimpico, andrà in scena l’ennesimo capitolo della sfida infinita tra Roma e Juventus. Una di quelle gare senza tempo del campionato che riescono a catalizzare non solo l’attenzione dei tifosi delle squadre in campo, ma anche quella degli altri.
Per molti romanisti (e forse anche per tanti bianconeri) è la partita più attesa, sentita e sofferta della stagione, forse anche più del derby, come affermava il mai troppo rimpianto presidente Dino Viola, che nella Juventus individuò l’avversaria per eccellenza che la sua Roma avrebbe dovuto battere per avere la supremazia nei mitici anni ‘80.
Una rivalità che in quel periodo venne, però, solo riscoperta, visto che tra i due club, questa, nacque fin dai primi campionati italiani di calcio a girone unico, tanto che già nel torneo 1930-31 furono proprio i bianconeri ad impedire ai giallorossi, da poco fondati (1927), di laurearsi campioni d’Italia per la prima volta. Con soli 4 punti di vantaggio la Juve tolse lo scudetto alla Roma di Burgess, vincendo il primo dei suoi 5, storici, titoli consecutivi nonostante la sonante sconfitta per 5-0 che rimediarono a Testaccio il 15 marzo 1931, poi celebrata in un film di Angelo Musco.
In quel lontano campionato nacque Roma-Juve, l’altro derby, che proprio sotto la presidenza Viola ebbe nuova vita, con i romanisti che strapparono ai torinesi lo storico scudetto dell’83 dovendosi, però, accontentare anche di 3 secondi posti alle loro spalle.
In quegli anni ’80, insomma, si fissarono per sempre anche i ruoli del duello, con la Juve a rappresentare il glaciale potere costituito del nostro calcio e la Roma a mettersi in contrapposizione con essa (e con esso) come una romantica ribelle sempre pronta a sovvertirlo.
In quegli anni le due squadre dettero vita a duelli così avvincenti che ancora oggi, quando ci riferiamo a loro, usiamo spesso soprannominarle come “le regine” di quel decennio, del quale sono ormai leggenda i campionati 1980-81 (quello del gol annullato al romanista Turone nello scontro diretto della terz’ultima giornata a Torino che avrebbe potuto cambiare l’esito del torneo), 1982-83, 1983-84 e 1985-86, quello in cui la Roma di Eriksson rimontò 8 punti alla Juve per poi cadere rovinosamente alla penultima giornata, in casa contro il già retrocesso Lecce.
Emblemi di quella meravigliosa epoca del nostro calcio i geniali Platini e Falçao, i capitani signori Di Bartolomei e Scirea, i goleador Pruzzo (tre volte capocannoniere in maglia giallorossa) e Paolo Rossi, che il titolo lo vinse nel 1977-78 con il Lanerossi Vicenza perché nella Juve della prima metà degli anni ’80, in cui giocava, se lo accaparrò tre volte proprio il succitato Platini. Rossi si dovette accontentare di segnare più di tutti nel Mondiale di Spagna ’82. Una bazzecola.
Altre due volte la Roma è arrivata seconda alle spalle della Juve nel 2001-02 con Capello e nel 2013-14 con Garcia, mentre ha strappato il titolo ai bianconeri in due dei tre scudetti che ha vinto (1982-83 e 2000-01). Inoltre, in cinque delle dodici volte in cui è arrivata seconda, a precederla sono stati proprio i torinesi.
Oltre che sul campo la sfida è stata spesso giocata anche fuori, con le accuse di doping mosse alla Real Casa da Zeman nel ’98, quando sedeva sulla panchina della Roma e tutte quelle trattative di mercato nelle quali i due club si sono trovati “l’un di fronte all’altro armato”. Protagonisti, negli anni, i vari Boniek, Ferrara, Paulo Sousa, Destro, Iturbe, tanto per fare solo alcuni nomi.
E poi le polemiche romaniste sugli arbitraggi a favore della Juve (il rigore su Gautieri non dato alla Roma da Messina e le sviste di Rocchi che hanno deciso il match di andata di questo campionato) e quelle “passaportopoli” e sul numero di extra comunitari da mandare in campo sollevate dai bianconeri, con il giapponese Nakata, decisivo nella sfida-scudetto del 2001 terminata 2-2, che secondo gli juventini non avrebbe dovuto neppure giocarla se le regole non fossero state cambiate in corsa.
Insomma, Juve-Roma non è mai una gara come tutte le altre e anche il capitolo che verrà scritto stasera sarà destinato a restare nelle memorie di questa partita senza tempo.
Che è bella ed affascinante anche per questo.