Roma, 22 settembre 2017 – Patrizio e Claudio giocavano insieme nel Torino di Radice e insieme vinsero l’ultimo scudetto del Toro: quello del 1975-76. Ormai storico.
Patrizio aveva il numero 4 sulla schiena, Claudio il 7 e nell’epoca del calcio dei numeri fissi già questi indicavano i ruoli dei due. Il 4 era il mediano e correva per tutti i centrocampisti di classe che aveva intorno: l’educato Zaccarelli, il simpatico Pecci e lo stesso Claudio, che con quel 7 faceva l’ala destra e inventava dribbling, assist e gioco per i due micidiali cannonieri che il Torino schierava in attacco, Paolino “Puliciclone” Pulici e Francesco “Ciccio” Graziani. I Sala (questo era il cognome dei due protagonisti della nostra storia, pur non essendo parenti) si erano ritrovati per caso in quel Torino. Non sapevano che il destino, oltre ad accomunarli nel cognome, grazie a quello scudetto che vinsero insieme, li avrebbe fatti entrare per sempre nella storia dello stesso Torino e del calcio italiano. Perché l’impresa di quella squadra, ha segnato davvero un’epoca del nostro calcio: quella dei duri anni ’70, fatti di vigliacchi agguati politici per le strade delle nostre città, di Brigate Rosse e terroristi neri, di sangue, sudore e polvere da sparo.
E Torino, capitale industriale del Paese, ricorda bene quello di cui stiamo parlando, con gli operai meridionali della FIAT che tifavano per la maggior parte Juventus e i torinesi veri che stavano soprattutto per il Toro.
Una squadra, quella granata, sapientemente guidata in panchina da Gigi Radice, da molti soprannominato “Giggiradix”, quasi fosse un gallo del villaggio di Asterix e Obelix, che a quei tempi andavano molto di moda. Un uomo tutto d’un pezzo come i ragazzi che mandava in campo.
Tra i quali i due Sala, Patrizio (detto Patroclo) e Claudio (il Poeta del Gol), ci stavano alla grande.