Racconti di sport. Lo scudetto realizzato
Il 10 maggio del 1987 Napoli realizzava il suo sogno vincendo quello scudetto tanto a lungo inseguito.
Roma, 9 maggio 2017 – Trent’anni fa, il 10 maggio del 1987, Napoli smetteva di sognare, perché il sogno era diventato realtà.
Lo scudetto che aveva da sempre inseguito era finalmente arrivato e la città poteva festeggiarlo come aveva sempre sperato di fare.
L’azzurro era ovunque: sui balconi, alle finestre, nelle strade, sul mare. Che, ovviamente, a quello dei tifosi aggiungeva il suo, splendido completamento di un panorama da sogno anche esso, con il Vesuvio sullo sfondo e il Golfo al centro.
Maradona era stato l’artefice principale del titolo, ma nessuno dei suoi compagni e amici, protagonisti di quella splendida cavalcata tricolore, va dimenticato. Perché loro, i calciatori che fecero l’impresa, regalarono alla città la gioia più grande: Giordano e Carnevale; capitan Bruscolotti (detto “Pal’e fierro” perché insuperabile per gli avversari) e Garella; il centrocampista Romano (colpo del mercato di riparazione di ottobre) e il mediano Sola; la coppia di centrali di difesa Renica e Ferrario e Nando De Napoli a far loro da baluardo insieme a Salvatore Bagni. Poi, ovviamente, lui, Maradona, il genio della lampada. L’uomo che dai suoi piedi tirava fuori le giocate vincenti. Il campione più campione che ha solcato i campi della nostra Serie A nel suo periodo d’oro.
Quegli anni ’80 nei quali tutti i più forti giocavano nel nostro campionato: Falçao e Zico, Platini e Boniek, Krol e gli olandesi del Milan Gullit, Rijkaard e Van Basten. Quelli sì che erano i campionati più belli del mondo e chi li vinceva era davvero tra i più forti del pianeta. Come Falçao aveva illuminato la Roma nella prima metà del decennio d’oro, così Maradona aveva fatto con il Napoli nella seconda metà. Ed entrambe le principali squadre del Centro-Sud erano riuscite finalmente a ridiventare grandi dopo anni di anonimato opponendosi ai soliti tre squadroni del nord.
E tra le due tifoserie di Roma e Napoli c’era anche un bel gemellaggio. Non come oggi, in cui pochi deficienti dell’uno e dell’altro lato hanno creato una rivalità esasperata e senza senso che sarebbe bello non esistesse.