67 anni fa la tragedia di Superga
Una commemorazione del Grande Torino tra sport e geologia
Roma, 4 maggio – Il 4 maggio del 1949 il velivolo Fiat G212 I-ELCE delle Avio Linee Italiane, proveniente da Lisbona, si schiantava alle ore 17:03 contro il terrapieno posteriore della basilica di Superga, la collina che domina Torino in destra idrografica del Po.
Nell’incidente, come è tristemente noto, persero la vita 31 persone, tra cui i giocatori e lo staff tecnico della migliore squadra di calcio della fase centrale del XX secolo, i membri dell’equipaggio e i giornalisti al seguito. Il Grande Torino rientrava dalla capitale lusitana dopo aver giocato un’amichevole di beneficienza contro il Benfica. La fitta nebbia, che riduceva la visibilità a 40 m, e un probabile guasto dell’altimetro fisso su quota 2000 fecero sì che l’aereo impattasse sul rilievo (669 m s.l.m.) mentre volava invece a circa 600 m dal suolo.
Per commemorare in maniera inconsueta la tragedia che sconvolse l’Italia, che in quegli anni tentava di risollevarsi dal trauma della Seconda Guerra Mondiale, la Società Geologica Italiana- Sezione di Storia delle Geoscienze pubblica oggi sul sito GEOITALIANI (www.geoitaliani.it) un articolo che dedicato alla conformazione geologica della collina di Superga e agli studi che vi vennero fatti nell’Ottocento.
Quei luoghi furono infatti teatro di un’escursione della Seconda Riunione degli Scienziati Italiani, svoltasi nel 1840 nella capitale del Regno Sabaudo. Il giorno 22 settembre si svolse una “corsa geologica tra le colline di Chieri e Superga” guidata dagli autorevoli geologi dell’epoca Pareto e Sismonda.
Il resoconto dell’escursione si chiude così: “Salita poi la Cupola della Basilica si desiderava d’ammirare lo stupendo Panorama che da quell’altezza si dispiega allo sguardo, e che abbraccia una gran parte delle Alpi e della pianura piemontese, ma il cielo nebbioso e coperto non lasciò godere quella magnifica vista”.
Lo stesso cielo nebbioso e coperto che, oltre un secolo dopo, avrebbe portato al fatale incontro di capitan Valentino Mazzola e dei suoi compagni con i rilievi collinari costituti dai terreni dell’Oligocene e del Miocene.
Per saperne di più: www.geoitaliani.it