Racconti di sport. Totti, fortissimamente Totti, per sempre Totti
Quattro minuti da sogno e una partita da leggenda per un mito che non svanirà mai.
Roma, 21 aprile – Oggi Roma compie 2.769 anni. Ieri uno dei suoi figli più illustri e amati, Francesco Totti, ha scritto una pagina leggendaria della storia della squadra che porta il nome della Capitale. Con la sua doppietta negli ultimi quattro minuti (recupero escluso), ovvero quelli che gli ha concesso Spalletti, ha ribaltato il Torino, il punteggio della partita e tutto quello che si è detto in questa strana stagione giallorossa. Un mito che non è finito, che è amato più che mai dalla sua gente e che, solo per questo, meriterebbe di coronare il suo sogno di chiudere la carriera da calciatore a quarant’anni con la sua Roma, la squadra per la quale ha scelto di giocare per sempre.
Un desiderio che nessuno avrebbe il diritto di non esaudire, per quanto Totti ha dato alla causa giallorossa, per quello che rappresenta tuttora per la Roma (quando entra lui la luce si accende sempre) e, soprattutto, perché così vogliono i tifosi. Quelli che formano la cosiddetta opinione pubblica, che andrebbe sempre ascoltata e considerata, perché alla fine la Roma e il calcio più in generale esistono solo per loro e grazie a loro, che pagano gli abbonamenti alle pay tv o i biglietti sempre più cari degli stadi, che comprano le magliette (e quella di Totti è sempre la più venduta, indice di un gradimento che non ha eguali) e le tute e tutto quanto fa parte del merchandising di una squadra.
Se loro, i tifosi, vogliono che Totti resti un altro anno alla Roma per poter coronare il suo sogno di chiudere qui dove è sempre stato, a quarant’anni, la sua carriera, la proprietà deve ascoltarli. Negando a Totti il suo desiderio è come se lo negasse ai tifosi stessi, che poi, magari, delusi e sfiduciati dal non essere presi in considerazione, non andranno più allo stadio (né il vecchio, né il nuovo) e non compreranno più gli abbonamenti alle pay tv e tutto il resto.
No Totti, no tifosi, non money, verrebbe da dire agli americani che comandano a Trigoria, nella speranza che capiscano che questo grande romanzo popolare che il capitano ha scritto in un quarto di secolo con la Roma deve, ribadiamo “deve”, avere il lieto fine che tutti i romanisti sognano. Totti “deve” poter chiudere con il calcio con la sua maglia giallorossa n.10 addosso (per lui una seconda pelle), nel suo Stadio Olimpico e con i suoi tifosi ad osannarlo. Non in un anonimo campo del Soccer americano o degli Emirati Arabi. Totti è la Roma e con questa “deve” chiudere la carriera.
E dopo gli ultimi tre gol e l’assist contro il Bologna che è riuscito a produrre nei pochi minuti in campo che gli sono stati concessi, regalando la quasi certezza del terzo posto alla Roma, sarebbe bello e giusto se la società e Spalletti, con un supremo gesto di umiltà, gli dicessero grazie, riconoscendo di aver sbagliato valutazione sul suo conto.
Perché Francesco Totti è stato, è e sarà per sempre il vero e unico “ottavo Re di Roma”.