Racconti di sport

Van Hanegem: il duro del Feyenoord

Il duro e puro del calcio olandese, simbolo del Feyenoord che la Roma affronterà nella finale della Conference del 25 maggio.

Roma, 23 maggio 2022 – L’ormai prossima Roma-Feyenoord, la finale di Conference di mercoledì 25 maggio, ci dà lo spunto per scrivere di uno dei grandi campioni del calcio olandese: Willem (per tutti Wim) Van Hanegem.

Uno che ha legato la parte più bella della carriera proprio al Feyenoord e che nei Paesi Bassi molti considerano il più forte calciatore olandese di sempre dopo Johan Crujiff.

I due giocavano insieme nella celebre Olanda del 1974 che arrivò seconda ai Mondiali in Germania perché sconfitta 2-1 dai padroni di casa nella finale di Monaco di Baviera.

In quella grande nazionale Van Hanegem era l’anima del Feyenoord.

Il “rotterdammer” che, insieme al difensore Rijsbergen, suo compagno nel Feyenoord, si contrapponeva al folto gruppo di quelli dell’Ajax di Amsterdam.

A guidare il quale erano i due Johan: Crujiff e Neeskens. Belli a vedersi in campo e tanto, tanto fighi fuori.

Ben diversi da Van Hanegem, che bello non era e aggraziato neanche, tanto che per il suo modo di giocare (curvo sulle gambe arcuate) era stato soprannominato “il gobbo”.

A differenza degli altri due, poi, in campo ci metteva anche tanta grinta e ruvidezza, al punto che in carriera ha preso una cinquantina di cartellini tra gialli e rossi.

E ancora: mentre gli uomini dell’Ajax erano anche quelli di Rinus Michels, loro allenatore ad Amsterdam e poi Ct in quella nazionale, Van Hanegem era il “cocco” di Ernst Happel.

L’allenatore austriaco sotto la guida del quale aveva vinto la prima Coppa dei Campioni della storia del calcio olandese proprio con il Feyenoord, a Milano.

Al termine della finale vinta 2-1 contro gli scozzesi del Celtic di Glasgow il 6 maggio del 1970.

Una vittoria alla quale seguì quella nella Coppa Intercontinentale contro gli argentini dell’Estudiantes. Con Van Hanegem sempre in campo e protagonista.

Lui che durante la seconda guerra mondiale aveva perso otto membri della sua famiglia (tra i quali il papà e tre fratelli maggiori) e che, per questo, odiava i tedeschi.

Come ha più volte affermato nel corso di interviste nelle quali, con lapsus freudiani, li ha chiamati alternativamente “tedeschi” o “nazisti”. Come se le due cose fossero inscindibili.

E li odiava così tanto al punto che, prima della finale dei Mondiali del 1974, fu tra quelli della nazionale orange che avrebbero voluto non solo batterli, ma umiliarli a casa loro.

Mentre un altro consistente gruppo dei giocatori olandesi (tra i quali i due Johan) voleva solo sconfiggerli per alzare al cielo la coppa. Fregandosene di tutto il resto.

Questi due sentimenti così opposti crearono una piccola divisione nella nazionale orange che, forse, alla fine risultò anche determinante per la sconfitta.

Perché dopo l’immediato vantaggio siglato su rigore da Neeskens, anziché provare a chiudere il match, gli olandesi cominciarono a palleggiare per irridere i tedeschi.

A partire da Van Hanegem, il duro e puro di Rotterdam.

La storica bandiera di quel Feyenoord che la Roma dovrà battere per alzare al cielo la prima Conference della storia.

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