Roma, 14 febbraio 2024
Oggi, San Valentino, è la festa degli innamorati e nonostante l’eccessivo paganesimo e l’esagerata commercializzazione dei nostri tempi è comunque una ricorrenza di “cuore”.
Da vent’anni però la gioiosità di questo giorno è offuscata dalla tragica scomparsa di Marco Pantani, almeno per gli appassionati di sport e gli amanti del ciclismo in particolare.
La sera del 14 febbraio del 2004 fu squarciata da una notizia assurda, inaspettata; la scomparsa del “Pirata”, tutt’ora avvolta nel più fitto mistero, lasciò attoniti sportivi e non.
Marco Pantani è stato uno scalatore formidabile, a dispetto della sua nascita in riva al mare in quel di Cesenatico.
Difficile dire se è stato il più forte di tutti i tempi, sempre per via di paragoni forzati relativamente alle varie epoche d’appartenenza.
Di sicuro ha interpretato il suo ruolo, sfruttato le sue caratteristiche, con coraggio al cospetto di corridori più completi nelle varie specialità ciclistiche.
Debole a cronometro, leggero sul passo, eccellente discesista, Pantani diventava devastante in salita con una condotta di gara sempre votata all’attacco mai figlia del tatticismo.
Il famoso atteggiamento di togliersi la bandana era il segnale, in montagna, che si sarebbe alzato sui pedali fino a staccare tutti.
Pantani era capace, in quel gesto, di dare delle “rasoiate” micidiali che provocavano negli avversari profonde lacerazioni nei quadricipiti e poi teneva il distacco in progressione.
Pochi i successi nell’albo d’oro del “Pirata”, ma tutti ricordiamo come si rivelò nel giugno del 1994 quando conseguì il suo primo successo a Merano ed il bis del giorno dopo con la cavalcata sul terribile Mortirolo e l’approdo trionfale sull’Aprica.
Poi altre grandi imprese nelle due massime corse a tappe, con l’apice toccato nel 1998 nel magico anno della doppietta Giro-Tour.
“Vado così forte in salita per abbreviare la mia agonia” soleva dire Pantani, che il 5 giugno del 1999 imbocca il suo vicolo cieco.
Madonna di Campiglio improvvisamente sale al centro dell’attenzione mondiale non per il fatto di essere una stazione sciistica di primissimo livello, ma per la squalifica e l’esclusione di Pantani dall’82° edizione del Giro che stava dominando in lungo e in largo.
Il controllo dell’ematocrito effettuato alle 7,25 di sabato 5 giugno “a tutela della salute”, presso l’Hotel di stanza del “Pirata”, certifica un valore del 52% cioè possibile stimolazione esterna di Epo.
Esattamente a distanza di trent’anni la maglia rosa deve lasciare il Giro.
A Savona nel 1969 lo scandalo doping toccò a Merckx, nel 1999 a Pantani.
Da allora la storia del “Pirata” sarà un’alternanza di inchieste della magistratura, processi penali e sportivi e del Pantani del 1998 non rimarrà più nulla.
Sono sempre stato dell’avviso che se Pantani fosse stato meno fatalista e meno portato a sentirsi preso di mira, avrebbe potuto metabolizzare una squalifica a tempo che poi gli avrebbe consentito di partecipare al Tour successivo.
Come successe a Merckx nel 1969, che, scontata la breve squalifica, si presentò al Tour con una grinta ed una determinazione feroce sbaragliando ed umiliando i suoi avversari.
Pantani invece subì la sindrome del perseguitato, reagendo al contrario, a dispetto di una forza caratteriale che aveva più volte dimostrato nei dolorosi incidenti subiti e che in qualche occasione gli stavano condizionando la carriera.
Ho un personalissimo ricordo del “Pirata”, relativo alla sesta tappa del Giro 1998, con arrivo a Frascati, dove vinse Cipollini con Bartoli maglia rosa.
Dopo l’arrivo in volata tutti i cronisti e giornalisti accreditati erano su Bartoli e Cipollini, mentre io mi buttai su Pantani che stava raggiungendo il pullman della sua squadra, la Mercatone Uno.
Fu gentile e disponibile e forse per scaramanzia mi confidò di avere ancora qualche perplessità sul suo stato di forma.
Al di là dell’uomo, Pantani ci manca tanto dal punto di vista sportivo in un ciclismo moderno a volte asfittico, figlio di troppi calcolatori mediocri.
Ci resta il ricordo di un fuoriclasse che ci ha entusiasmato come pochi, rinverdendo in epoca moderna le suggestioni e l’epica dei mostri del ciclismo eroico.
A margine dei vent’anni dalla scomparsa di Pantani, oggi compie 60 anni un altro grande protagonista del nostro ciclismo: Gianni Bugno.
Al di là degli auguri invito i nostri lettori a recuperare il pezzo del 17 ottobre u.s., su attualita.it, in omaggio al ritiro dalle scene del campione brianzolo.