A volte trascurava persino alcuni clienti, evidentemente non appassionati di calcio e taluni neanche laziali, perché cominciava a parlare di Lazio e non capiva più niente.
Franco aveva probabilmente una cinquantina d’anni all’epoca ed aveva vissuto i tempi eroici del calcio degli anni ’40 e ’50 ed aveva una idolatria esagerata per un giocatore su tutti: il Capitano Giuseppe “Pino” Wilson!
Tutto questo preambolo perché oggi il “Capitano” per antonomasia della Lazio compie 70 anni e la mente subito mi è andata a quei giorni felici e spensierati di adolescente che andava a mangiare la pizza, non tanto per l’alimento in se quanto per sentire i racconti di Franco che parlando di Wilson lo definiva uno “scienziato”!
In quel periodo pochi erano gli atleti, specialmente i giocatori di calcio, che vantavano un’istruzione di un certo livello e tra questi c’era Pino Wilson che in seguito si sarebbe laureato in legge. La fascia di Capitano gli fu assegnata dal protagonista numero uno del miracolo laziale di quel periodo ossia Tommaso Maestrelli all’inizio del campionato di serie B ‘71/’72; insieme alla fascia Maestrelli lo impiegò nel ruolo di libero che nei due anni precedenti, col vulcanico Lorenzo come allenatore, quasi mai aveva ricoperto.
Pino Wilson nasce in Inghilterra da mamma napoletana e padre inglese ma ben presto si trasferisce a Napoli essendo il papà un graduato dipendente della Nato di stanza nel capoluogo campano e cresce calcisticamente nell’Internapoli, società che disputava l’allora girone meridionale della serie C, fino all’approdo nella Lazio a luglio del ’69 nella stessa trattativa che portò anche il suo compagno di squadra Giorgio Chinaglia.
Il nuovo ruolo di libero, la promozione della Lazio in serie A e le grandi prestazioni nel successivo campionato portarono Wilson a livelli di eccellenza nel panorama nazionale.
A detta di Franco, Wilson era uno “scienziato” perché aveva il carisma, l’autorità, il tempismo, la classe di un grandissimo e per di più istruito, perché il modo di come si rapportava con gli arbitri era unico. L’arbitro Panzino di Catanzaro che diresse il famoso Lazio-Foggia che assegnò il primo storico scudetto ai biancocelesti dichiarò a fine carriera del rapporto che aveva avuto con determinati giocatori; ebbene parlando di Wilson disse:” quando lo vedevo arrivare sembrava che mi volesse mettere le mani addosso ma si inchiodava ad un metro da me con le mani dietro la schiena chiedendo civilmente spiegazioni della decisione arbitrale da me presa ed a quel punto non potevo fare a meno di dargliele”!
Dal 1969 al 1980 la carriera del “Capitano” è tracciata tutta nel solco biancoceleste con 394 presenze assolute ed otto reti che ne hanno fatto per anni il primatista assoluto nella storia del sodalizio romano. Ricordo personalmente una sua prestazione a Torino contro la Juventus nel marzo dell’80 a pochi giorni dalla pagina nera del primo calcio-scommesse dove il “Capitano” fu coinvolto insieme ad altri giocatori. La Lazio chiuse 0-0 quell’incontro e vi assicuro che a quei tempi prendere punti al Nord era impresa disperata e Pino Wilson fu protagonista di una partita sontuosa ribattendo colpo su colpo tutti i tentativi di sfondamento della Juve. A pochi minuti dalla fine all’ennesimo tentativo d’attacco dei bianconeri lo “scienziato” annullò una penetrazione di Franco Causio con uno dei suoi classici interventi in scivolata; il pubblico juventino in un moto di stizza si lasciò andare ad un boato di stupore per la giocata del laziale a voler significare la frustrazione del “non c’è niente da fare”!
A distanza di tanti anni non mi interessa se Pino Wilson era o meno coinvolto nel toto-nero, delle 394 presenze nella Lazio per me ha sbagliato, giocando male, una sola partita e cioè Lazio-Torino 1-5 nell’aprile del ’75, ma c’era un motivo: Tommaso Maestrelli,l’allenatore dei biancocelesti, il Maestro, stava per morire…..