Racconti di sport

Racconti di sport – La Battaglia dei Sessi

tennis Riggs BJ KingRiflessioni sulla trasposizione cinematografica della sfida tennistica del 1973 tra Bobby Riggs e Billie Jean King.

Martedì 24 Ottobre 2017 – Quando nel 2014 il Direttore e il Caporedattore sportivo di questo giornale inaugurarono la rubrica “Racconti di sport”, il filone narrativo aveva certamente già preso piede. A partire dalla celebre trasmissione “Sfide” di RaiTRE, a cui anche fortunati format più recenti della principale piattaforma satellitare debbono riconoscere il primato del racconto, il genere oggi prolifera, in televisione, al cinema, nell’editoria. Il gruppo di “www.attualita.it”, nel proprio piccolo e senza pretese, continua a presidiare lo spazio che si è ritagliato, rievocando imprese atletiche nel modo che gli è più congeniale e sperando di continuare ad incontrare il favore dei lettori.

Della storia prescelta per oggi, chi scrive non ha un ricordo personale diretto a cui collegarsi; ma alla vicenda può essere ricondotto lo spirito del tennis degli anni ’70, epopea sportiva indimenticabile come i suoi protagonisti. E protagoniste.

Jonathan Dayton e Valerie Faris, registi americani (marito e moglie nella vita) con una lunga esperienza di direzione di video musicali, si sono fatti conoscere come autori di cinema nel 2006 con l’originale “Little Miss Sunshine” (subito vincitore di due Oscar).

Quest’anno hanno scelto di raccontare una storia vera, quella della più celebre sfida tennistica degli anni ‘70, ambientata negli Stati Uniti di inizio decade sotto la presidenza Nixon.

Un’occhialuta e spigolosa ragazza di nome Billie Jean, coniugata King, assurta al primo posto nel ranking mondiale del tennis femminile, intraprende una battaglia per l’equiparazione dei compensi tra uomini e donne nel circuito agonistico professionistico. Nonostante la parità di incassi al botteghino, alle tenniste erano infatti destinati premi in denaro otto volte più bassi dei colleghi uomini. Al di là delle questioni salariali, la questione ebbe grandissima valenza sociale negli U.S.A. e nel mondo dell’epoca, quando rivoluzione sessuale e movimento femminista stavano scardinando i rigidi principi conservatori sino ad allora, perlomeno nelle apparenze, inviolabili.

Nel 1970 Billie Jean (ben impersonata da Emma Stone), insieme ad una carismatica manager e ad altre 8 giocatrici paladine dei diritti delle donne, sfida la potente e maschilista federazione ATP (L’Association of Tennis Professionals è l’associazione che riunisce i giocatori professionisti maschi di tennis di tutto il mondo – n.d.r.) per fondare la WTA (“Women’s Tennis Association” che diventa l’equivalente al femminile), siglando un simbolico contratto al corrispettivo di un dollaro. Prenderà così il via il circuito Virginia Slim, sponsorizzato dalla potente lobby del tabacco, per giungere all’evento conclusivo, attorno al quale tutto l’impianto narrativo è costruito.

Alla protagonista B.J. si contrappone l’antagonista Bobby Riggs, classe 1918, vecchia gloria del tennis (vincitore di un’edizione di Wimbledon e due U.S. Open tra il 1939 e il 1941), oramai sul viale del tramonto. Egli è uno scommettitore incallito, che riesce però a canalizzare la sua ludopatia (non vogliamo anticipare troppo, ma chi vorrà vedere il film presti attenzione alla seduta di Bobby con il terapeuta) autopromuovendo astutamente il proprio personaggio quale emblema del maschio sciovinista W.A.S.P. (White Anglo-Saxon Protestant, “Bianco Anglo-Sassone Protestante”,  a indicare un cittadino statunitense discendente dei colonizzatori originari inglesi – ndr).

Con il supporto dei vertici ATP e di vari sponsor, il cinquantacinquenne Riggs otterrà così una nuova chance, sfidando l’australiana Margaret Court, n.1 del mondo, e sconfiggendola nella “Prima battaglia dei sessi” nella primavera del 1973. A quel punto la n. 2 Billie Jean non potrà più esimersi dal raccogliere il guanto di sfida di Bobby e accetterà così di affrontarlo con la prospettiva di una ricchissima borsa in palio.

La Seconda Battaglia dei Sessi venne combattuta il 20 Settembre 1973 a Houston, in un’ambientazione pacchiana come piace agli americani, davanti a oltre 30.000 astanti (e 90 milioni di telespettatori). A beneficio di chi di questa storia è ancora all’oscuro, non ci addentreremo, come etica vuole, nel narrarne gli esiti.

Resta memorabile l’interpretazione di Steve Carell, che del balordo ma geniale Bobby restituisce sia l’incoscienza (che lo fa più immaturo sia del suo figlio adulto, sia di quello bambino), ma anche l’intelligenza di rendersi disponibile come sparring partner della Giovanna d’Arco della racchetta.

Alla fine il vero paladino dell’equiparazione di genere finisce per esserlo il “porco maschilista”, e forse consapevolmente, secondo la visione che gli autori ci trasmettono; non a caso in conferenza stampa Riggs si vanta comunque di essere lui, vincitore della prima battaglia dei sessi, la vera first lady del tennis mondiale.

In parallelo alla vicenda sportiva, l’evoluzione personale di Billie Jean e del marito Larry, il quale realizzerà nel corso degli eventi (forse troppo seraficamente, per un maschio americano dell’epoca) come sia per meglio per lui cercarsi una nuova compagna, dopo che la moglie gli ha preferito la propria parrucchiera.

E qui sia consentito un commento del redattore sullo specchio dei tempi, rappresentato da un gruppetto di studenti e studentesse di scuola media seduto al cinema nella fila davanti, tutt’altro che turbato dalla rappresentazione – a dire il vero casta – dell’amore saffico. Per dei ragazzini degli anni ’70 sarebbe stato lo stesso?

Il sapore che resta in bocca uscendo dalla sala è gradevole. La ricostruzione storica è minuziosa sino al maniacale, dai costumi, alle acconciature, alle immagini di repertorio sapientemente riprodotte nei dettagli. E poi è bastato ascoltare il primo inconfondibile schiocco della pallina sulle corde in budello di una racchetta in legno per ravvivare immediatamente la passione per quel tennis degli anni a cavallo tra i ’70 e gli ’80.

E questo è solo l’inizio. Come si dice in inglese, “the best has yet to come”. Il meglio in arrivo lo rappresenta un altro film in uscita, che parla di due giovanotti in braghette bianche, uno svedese dalla faccia smunta e l’animo tormentato e uno americano dalla chioma riccioluta e dal carattere bizzoso. L’aspettativa è alta, speriamo non venga delusa. A risentirci presto, lettrici e lettori di “Racconti di sport”, non mancheremo comunque di raccontarvelo, alla solita maniera.

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