Roma, 23 agosto 2018
Il calcio d’agosto ,da sempre, viene preso con le molle per tutta una serie di motivazioni legate alla preparazione, specialmente dei grandi club, che inevitabilmente non può essere al top considerando la lunghezza e la durezza della stagione.
Da qualche anno però con un calendario sempre più compresso e maggiori impegni da sostenere, il mese d’agosto comincia ad essere probante anche in coincidenza col mercato trasferimenti che, fino all’anno scorso, ha inficiato almeno due turni di campionato.
La stagione 2018/2019 però è iniziata con la novità della chiusura del calcio-mercato in coincidenza col la prima di campionato, fermo restando l’anticipo del calendario che porterà quest’anno al 2 settembre ad aver disputato tre gare prima della sosta per gli impegni della Nazionale.
Tutto questo per ribadire che sono d’accordo col collega ed amico Franco Bovaio, nell’analisi che ha sviluppato nell’approfonditamento di ieri, che non si possono già tracciare giudizi definitivi dopo la prima giornata con formazioni ancora alla ricerca di un assetto ottimale, a maggior ragione dopo il mondiale di Russia che ha svincolato gli ultimi protagonisti il 15 luglio, quindi con vacanze limitate ed impegni già probanti ai primissimi d’agosto.
Consentitemi però di fare un piccolo bilancio di verifica relativo alla sola campagna trasferimenti e nello specifico in relazione alla Lazio, con evidenti prime tracce nella sconfitta interna dell’esordio col Napoli.
Senza fare ne polemiche, ne processi sommari, è ormai un dato oggettivo che il presidente della Lazio NON VUOLE organicamente rafforzare la squadra che anche quest’anno si trovava nella situazione di fare un decisivo salto di qualità dopo il brillante torneo dello scorso anno che l’ha vista soccombere all’ultima giornata, a parità di punti con l’Inter, nella qualificazione Champions, per aver perso il confronto diretto.
Quattordici anni di reggenza penso che possano essere uno spettro sufficiente per giudicare l’operato di un manager che in almeno sette/otto occasioni NON ha fatto quel piccolo sacrificio necessario a dare stabilità internazionale (riferimento Champions ovviamente) ad una compagine che ancora oggi gode di una credibilità estera costruita, ahimè, nel periodo cragnottiano.
L’onestà intellettuale mi impone di riconoscere che alcune operazioni in questi anni sono state eccellenti come il tesseramento di Klose, Felipe Andersson, Lucas Leiva, la scoperta Milinkovic, De Vrij, Marchetti, Lulic, ma di contraltare abbiano dovuto sopportare delle autentiche “seghe” spacciate per colpi sensazionali o future sicure promesse; e che dire di una campagna di moralizzazione (!) che negli anni ha fatto si che siano state sprecate risorse notevoli per continuare a pagare giocatori fuori rosa, non consoni al progetto tecnico. Lo spreco naturalmente è riferito ad una mancanza di programmazione, di crescita economica, che risulta ingigantito da un volume d’affari che da anni non si incrementa ed è fortemente condizionato dai diritti televisivi.
Per rimanere all’ultima sessione di calcio-mercato formazioni come l’Inter ed il Milan hanno fatto sforzi notevoli anche con parametri zero, come De Vrij ed Asamoah, o autofinanziandosi come la Roma che ha investito attraverso le cessioni di Alisson e Nainggolan, ma addirittura come il Torino che ha preso due giocatori nel giro della Nazionale come Zaza e Soriano, dopo aver contrattualizzato un calciatore di sicuro rendimento come l’ex genoano Izzo.
Lo sconcerto per i tifosi della Lazio è che come al solito sono stati presi giocatori che si spera siano all’altezza, Durmisi, Correa e Berisha, contro certezze ormai inserite come De Vrij ed Andersson lasciando scoperte lacune che l’anno scorso hanno penalizzato la squadra e mi riferisco ad un laterale destro, una punta ed un difensore “vero”; buona la scelta di Badelj, ex Fiorentina a parametro zero, ma dobbiamo sperare che anche quest’anno non succedano cose particolari e che si ripeta il miracolo tecnico di mister Inzaghi possibilmente senza turbative esterne.