Roma, 13 maggio – Finalmente siamo arrivati alla fine.
Tra sabato e domenica si chiude l’ennesimo campionato troppo lungo della storia del nostro calcio. Venti squadre, 38 giornate, di cui alcune infrasettimanali e molte partite giocate a tutte le ore (con buona pace di chi ancora si abbona allo stadio per assistere all’unico spettacolo che, quando compri la tessera, non ti sa dire a che ora andrà in scena) e insignificanti tecnicamente e per la classifica, fatta di un centro troppo grande e inutile (diciamo dall’ottavo al quattordicesimo posto) e di squadre che nell’ultimo mese lottano spesso per il nulla.
Anche nell’ultima giornata le partite che contano sono solo sei. Sabato sera (20.45) Milan-Roma, Napoli-Frosinone e Sassuolo-Inter, con il Napoli e la Roma che corrono per il secondo posto che manda direttamente in Champions e il Milan e il Sassuolo in lotta per il sesto, che vale l’Europa League, a meno che i rossoneri non vincano la Coppa Italia, in tal caso vanno loro comunque. Domenica, invece, occhi puntati su Palermo-Verona (20.45) e Udinese-Carpi (20.45), con i rosanero siciliani salvi se vincono. Inutili (o meglio, dedicate alle feste) Juventus-Sampdoria di sabato (ore 17.00); Chievo-Bologna (18.00), Empoli-Torino (18.00), Genoa-Atalanta (18.00) e Lazio-Fiorentina (20.45) di domenica.
Speriamo che passi presto la riforma del campionato con l’abbassamento delle squadre partecipanti da 20 a 18, anche se per noi sarebbe ancora meglio a 16 con 30 giornate, come nei mitici e indimenticabili anni ’70 e ’80, quelli d’oro del nostro calcio.
Così forse torneremmo ad avere un torneo più competitivo (soprattutto) e sbrigativo, senza troppi orpelli, fronzoli e chiacchiere inutili.