Nel fare una sorta di bilancio di verifica, come se si trattasse di un’azienda nel momento dell’approvazione del rendiconto finale, si cerca di capire, di approfondire, il destino delle varie squadre.
Il “caso Lazio” è emblematico e profondamente diverso dalle altre realtà, cittadine e non, del nostro orticello italiano perché al di là del lottare o meno per i due posti residui per andare in Champions, escludendo ovviamente i primi due occupati da Juventus e Napoli, non si tiene conto, a mio modesto avviso, del fatto che già a questo punto i biancocelesti hanno fatto un vero e proprio miracolo.
Secondo me gli addetti ai lavori, la comunicazione in generale sia di radio che carta stampata, stanno caricando troppo le aspettative e le speranze della squadra con molta enfasi nei riguardi di sviste arbitrali che oggettivamente hanno tolto dei punti, quattro o cinque, in classifica; punti che francamente oggi avrebbero fatto comodo nella faticosa gestione delle risorse di una rosa tecnica inferiore rispetto a Roma, Inter e Milan.
Qui entra in ballo il silenzio assordante del Presidente che non ha mai espresso un parere sulla situazione, perché solo Inzaghi, Tare e qualche atleta si sono espressi in tal senso; non che bisognasse fare la rivoluzione, ma almeno dare un segnale, ai massimi livelli, di una presenza istituzionale.
Ho parlato di miracolo sportivo perché il lavoro tecnico di Inzaghi, come qualche anno fa anche di Pioli e prima ancora Rossi e Reja, è sotto gli occhi di tutti pur con qualche sbavatura, a livello di scelte e gestione di alcune partite, che ci può stare per un tecnico giovane alla seconda esperienza in serie A.
I tifosi della Lazio, in special modo quelli più datati che ne hanno viste di cotte e di crude, non pretendono e non hanno mai preteso la luna pur avendo vissuto in anni recenti i fasti della presidenza Cragnotti. Questo per ribadire che se ci fosse un progetto industriale e tecnico efficiente anche una realtà che non fattura come la Juventus o altre realtà europee potrebbe essere competitiva ai massimi livelli. L’Atletico Madrid, che nella sua città deve convivere col “mostro” Real, negli ultimi sei anni ha vinto 1 Liga, 1 Europa League, 1 Supercoppa europea, 1 Coppa Nazionale ed 1 Supercoppa di Spagna, con due finali di Champions giocate, con un fatturato che nel 2012 era di poco superiore a quello della Lazio e che ora viaggia intorno ai 250 milioni di euro. Sono cresciuti in struttura societaria e tecnica programmando delle campagne acquisti-trasferimenti che hanno portato a vendere-comprare giocatori del calibro di Falcao, Diego Costa, Mandzukic, Griezmann, Courtois, Miranda, mantenendo comunque uno zoccolo duro che ha permesso di dare un minimo di continuità. Aggiungo a tutto ciò che l’Atletico si costruito anche uno stadio di proprietà, il Wanda Metropolitano, con capienza di 67.000 posti a sedere.
Anche il Borussia Dortmund negli ultimi anni ha spezzato l’egemonia del Bayern vincendo anch’essa un Campionato ed arrivando in finale di Champions, tirando fuori dal cilindro giocatori come Lewandosky, Gundogan, Piszczek, Pulisic.
Tutto questo per ribadire che se si programmasse per bene, prescindendo anche da un settore giovanile all’altezza visto il materiale umano della città di Roma e della Regione, non sarebbe impossibile tentare, poter sognare. Ci vuole competenza ed un allargamento della struttura con persone capaci, che possano esprimersi in piena autonomia rendendo naturalmente conto del proprio lavoro al massimo dirigente.
Senza andare troppo lontano è quello che sta tentando di fare il Napoli che dieci anni fa era addirittura in serie B!
La ricettività, in tutti i sensi, di un ambiente come quello romano è sotto gli occhi di tutti ed è dimostrato proprio dal recente passato della Lazio che certamente non aveva languide medie di 20/25.000 spettatori attuali.
Bisogna invertire la tendenza vittimistica della VAR cercando di rendere ancora più competitiva l’attuale rosa tecnica, con le idee e le competenze per scovare giocatori idonei e vogliosi di giocare in una piazza come quella romana e bisogna fare attenzione che dall’altra parte del Tevere si stanno muovendo, pur con tanta farraginosità, e col nuovo Stadio e con dirigenti preparati (Gandini) prima o poi arriveranno.
La Lazio, e di conseguenza chi la governa, DEVE muoversi ed uscire da un perenne, ormai sono 14 anni, stato di bagno maria…..