Roma, 9 giugno – Iniziano gli Europei. La partita inaugurale sarà Francia-Romania. Poi seguiranno le altre, con l’Italia che farà il suo esordio lunedì 13 giugno, alle 21.00, contro il Belgio.
Per parlare della competizione e degli azzurri abbiamo sentito Romeo Benetti, uno dei grandi del nostro calcio, con 55 presenze in nazionale e un’esperienza da vendere anche nei settori giovanili, visto che dall’81 all’84 ha guidato la Primavera della Roma portandola a vincere due scudetti e un Torneo di Viareggio.
Allora Romeo, quali sono secondo lei le prospettive della nostra Italia agli Europei?
“Tutti ci auguriamo che vada bene, ma parliamo da semplici tifosi e spettatori. Personalmente la vedo dura per la nostra nazionale, perché ci sono delle difficoltà oggettive con le quali deve fare i conti che non vanno dimenticate. E mi riferisco a quello che propone il campionato, ad esempio, dove molte squadre schierano spesso 9 stranieri su 11. Cosa che rende difficile il compito del Ct, che ha poca possibilità di scelta per le sue convocazioni”.
Cosa si potrebbe fare per incrementare i settori giovanili e aumentare il numero degli italiani in campo in Serie A?
“Si potrebbe fare molto, ma sinceramente è un argomento dal quale voglio stare fuori per non entrare in beghe che competono ad altri. Chi comanda nel calcio italiano, però, sa bene cosa deve fare per risolvere il problema, ma se non lo fa evidentemente non c’è la volontà di risolverlo e si vuole andare avanti così. Poi però la nazionale soffre. È inevitabile”.
Tra gli uomini a disposizione di Conte chi può essere il Benetti del 2016?
“No, questo è un argomento improponibile, perché il calcio è cambiato e non si possono fare raffronti tra quello che era il mio calcio e quello di oggi. In ogni periodo c’e un giocatore più bravo di altri, ma non si possono fare paragoni tra il suo tempo e il passato, perché il tipo di calcio che si gioca cambia sempre con il passare degli anni”.
E tra gli azzurri partiti per la Francia chi può diventare il leader di questa nazionale?
“Al momento non me la sento di fare un nome specifico, perché per esperienza le posso dire che bisognerà vedere in questi giorni chi, dei possibili leader, arriverà alla competizione nelle migliori condizioni fisiche, psicologiche e nervose. Tenendo conto, anche, di come si comporteranno gli avversari. Comunque uno ci sarà che prenderà in mano la squadra e sarà quello che starà meglio sotto ogni punto di vista e in base al suo carattere, perché ognuno di noi reagisce in maniera diversa davanti ad una competizione importante come quella che sta per iniziare. Io, da fuori, non ho la base per giudicare chi sarà il leader della nazionale, Conte sì e di lui ci fidiamo tutti ad occhi chiusi, anche se ha deciso di andare via. Speriamo che sia vincitore, come dicevamo all’inizio, ma, ripeto, per gli azzurri la vedo dura”.
Quali sono, dunque, le sue favorite per la conquista del titolo di Campione d’Europa?
“Anche in questo caso è difficile dirlo, perché per essere favorite devono coincidere tante situazioni e circostanze, compresa la fortuna, perché se ti va bene fin da subito poi prendi morale e voli. Diciamo che dopo il primo turno già si potrebbero individuare delle squadre su cui puntare. Dirlo oggi è un salto nel buio. E poi non dimentichiamo mai che in ogni competizione ci sono sempre delle sorprese. Ricordiamo della Danimarca e della Grecia, ad esempio. Dunque per me, quando si va in campo, è sempre tutto possibile”.