Libri. “Bomber” per sempre
Esce in libreria l’autobiografia di Roberto Pruzzo, il “bomber” per antonomasia del calcio italiano. Di lui Nils Liedholm ci disse: “È un pigro simpatico”.
Roma, 4 dicembre – Roberto Pruzzo è il mito di una generazione di tifosi che sono cresciuti con i suoi gol e che hanno avuto la fortuna di vederlo giocare al centro dell’attacco nel calcio degli anni ’70 e ’80.
Prima con il Genoa, dove fu soprannominato “O’Rey di Crocefieschi” (il suo paese d’origine sulle colline liguri) e poi con la Roma, dove vinse tre volte la classifica dei marcatori diventando per tutti “il bomber”.
La sorte gli ha riservato episodi curiosi, come il primo (con il Genoa) e l’ultimo (con la Fiorentina) gol segnato in serie A proprio alla “sua” Roma, la squadra dei trionfi (l’indimenticabile scudetto dell’82-83 e le Coppe Italia), ma anche delle sconfitte più terribili, come quella ai rigori nella finale della Coppa dei Campioni dell’84 contro il Liverpool.
In giallorosso, però, visse anche il privilegio di segnare il gol dello scudetto nello stadio e alla squadra in cui era cresciuto e con cui si era affermato: l’1-1 di Genoa-Roma, le squadre della sua vita (8 maggio 1983).
Della Roma è stato anche il cannoniere più prolifico di sempre per un’infinità di anni, fino a quando non è stato scavalcato da Totti.
Sotto i baffi brontolava spesso, in campo sembrava indolente, ma appena in area arrivava la palla giusta spuntava dal nulla e la metteva dentro, da vero centravanti.
Perché in fondo, cari amici, chi in quel calcio giocava col n.9 sulle spalle non doveva fare altro che i gol e lui di gol ne ha fatti proprio tanti.
Ma il quadro più bello di chi era Roberto Pruzzo ce lo fece tempo fa Nils Liedholm, che il bomber ha dichiarato di considerare un secondo padre: “Era un pigro simpatico. Uno che sbuffava in continuazione durante gli allenamenti che, però, svolgeva sempre scrupolosamente. Durante gli esercizi non si lamentava mai a parole, ma faceva certe facce scocciate…Ma era uno che alla fine faticava volentieri. Era un giocatore molto intelligente e furbo, sapeva in anticipo dove sarebbe arrivata la palla, una dote unica per chi vuole fare il centravanti ed indispensabile per diventare un grande attaccante. E poi aveva la fondamentale capacità di trovarsi sempre nel posto giusto senza fare tanta fatica”.
Ma l’aneddoto più bello è legato all’episodio che convinse Liedholm di trovarsi di fronte ad un gran giocatore. “Mi ricordo di averlo notato durante una partita di Coppa Italia a Genova – ci disse il Barone – Noi vincevamo 3-0 e tenevamo la palla per far passare il tempo. Loro non riuscivano a prenderla mai e la partita era più che segnata. Così, verso l’80’, Pruzzo cominciò a tartassare l’arbitro chiedendogli in continuazione di fischiare la fine del match, tanto era inutile continuare a giocare. Quella richiesta così scombinata, in campo faceva morire tutti dal ridere, anche perché i brontolii di Pruzzo erano proprio insistenti. Rideva anche l’arbitro, che cercava di spiegargli che per regolarità non poteva far finire la partita in anticipo. Quel giorno mi convinsi delle capacità di Pruzzo, perché pensai che oltre ad essere molto forte come attaccante, era anche molto, molto intelligente. Così lo segnalai ad Anzalone, chiedendo di prenderlo, perché ci sarebbe stato utile. Io poi andai via dalla Roma, ma Anzalone si ricordò di quel consiglio che gli avevo dato tempo prima e lo prese strappandolo alla Juve. I fatti, poi, mi dettero ragione e Roberto è diventato uno degli attaccanti più forti di sempre della serie A”.
A Roma ancora oggi lo chiamiamo tutti il “bomber” con affetto, con amicizia, con riconoscenza e stima. Di lui, in campo, si ricordano mille episodi: la cinquina all’Avellino (ricordata nei nostri Racconti di Sport dall’amico Andrea Ferruti); il gol di testa alla Fiorentina su assist di tacco di Falcao; quello purtroppo inutile, ma bellissimo, nella succitata finale col Liverpool (ah, che rammarico non averlo avuto a disposizione nei calci di rigore finali); una splendida rete alla Lazio sotto la Sud nel derby dell’ottobre 1983.
E che emozione quando molti anni dopo lo abbiamo conosciuto nello spogliatoio di Trigoria, al termine di una sgambatura dello staff tecnico giallorosso del quale faceva parte come osservatore. “Sono un ragazzo in prova” ci disse, suscitando l’ilarità di tutti.
Dopo di lui la Roma ha avuto tanti altri centravanti fortissimi, ma ci scuseranno se diciamo che l’emozione suscitata dai gol di Pruzzo rimane unica, perché lui è stato il n.9 per eccellenza della storia giallorossa.
Per questo attendiamo con gioia la presentazione della sua autobiografia (scritta con Susanna Marcellini per Ultra Sport), che avverrà lunedì 8 dicembre, nel giornata conclusiva della fiera “Più libri più liberi” a Roma. Titolo: “Bomber”.
Non poteva essere diversamente!