Il suo futuro immediato – quello in Europa soprattutto perché di scudetti ne ha conquistati fino alla nausea…- l’ha cominciato ad edificare fin da quando, a Palermo fra Bonucci ed Allegri è scoppiata l’ennesima diatriba trasmessa in Eurovisione.
La Juventus in quel momento ha dovuto scegliere: Allegri, il tecnico strappato al Milan che non faceva rimpiangere nemmeno un fenomeno come Conte oppure il trentenne difensore centrale Leonardo Bonucci, l’esponente principale di una difesa gloriosa ma anche tatticamente ed anagraficamente superata, un personaggio dotato di notevole carisma negli spogliatoi, ma proprio per questo ingombrante per l’allenatore.
I dirigenti bianconeri non ebbero problemi. Si schierarono per l’allenatore appoggiando ogni sua presa di posizione fino alla estromissione del difensore dalla squadra con relativa sosta in tribuna.
Discretamente, senza proclami controproducenti, Bonucci venne messo sul mercato accompagnato da continue sottolineature sulle sue straordinarie capacità e virtù, perfino dallo stesso Allegri. Non sappiamo, in realtà, quanto di vero ci fosse nell’interessamento del Chelsea e sulle cifre iperboliche che il club londinese sarebbe stato disposto ad investire per accaparrarsi i servigi del centrale bianconero. Ma ci meraviglierebbe poco avere conferme che lo stesso Conte, sempre juventino Doc, con qualche sua esternazione magnificanti Bonucci , abbia cercato di dare un aiutino agli amici della sua ex squadra.
Insomma c’è quasi da scommettere che la Juventus abbia approfittato della situazione per prendere due piccioni con una fava: liberarsi di una presenza scomoda negli spogliatoi e sul terreno di gioco – la famosa regia difensiva di Bonucci altro non consisteva che in lanci lunghi verso le punte seguendo i dettami del contropiede all’italiana, modulo decisamente superato dalle migliori squadre europee, spagnole, tedesche ed inglesi – e nel contempo dare corpo ad una nuova difesa moderna potendo già contare sul giovane centrale azzurro Daniele Rugani, su Benatia, sul rientrante da prestito all’Atalanta Mattia Caldara.
Cercando, insomma, di non abboccare alle manovre di agenti, società, giornalismo partigiano, per restare alla sostanza.
L’affare Bonucci appare proprio l’ennesima operazione di successo della Juventus che fa arrivare alle casse bianconere il corrispettivo di 42 milioni di Euro corrisposto da un Milan cinese bramoso di investire in operazioni di alto profilo, non importa con quali reali prospettive.
Con questo tesoretto, la Juve dispone di tutti gli elementi per consentire al suo allenatore finalmente di essere competitivo (anche e soprattutto difensivamente) nell’Europa che conta a cominciare dalla Spagna madrilena che si è permessa di ridicolizzare il tanto conclamato (in Italia) pacchetto storico bianconero capitanato da Leonardo Bonucci.
La Juventus, ancora, sta dando l’ennesima dimostrazione della sua forza societaria e lungimirante. Ovvero nella circostanza, al contrario di ciò che accade di solito quando si ritrovano situazioni di incompatibilità fra un giocatore leader e l’allenatore e cioè che la società preferisce schierarsi con il giocatore perche rappresenta un capitale enorme rispetto al valore economico dell’allenatore, la Juventus ha dimostrato di avere le idee più chiare per quanto riguarda il confronto fra gli apporti immediati che può portare il mercato di un calciatore di primissima fascia e quello di un allenatore che può essere decisivo nella conquista di risultati in prospettive medio-lunghe. Parliamo dei milioni di euro provenienti, per esempio, dalla partecipazione alla Champions ed ai successi in questa competizione.
La Juve, in questa vicenda ha dimostrato di muoversi in maniera appropriata sia dal punto di vista etico – il calciatore rispetti il tecnico – e dal punto di vista tecnico (rinnovamento) che da quello meramente strategico ed economico.