Calcio. Addio 2015, l’anno del Barcellona
Se ne vanno dodici mesi caratterizzati dallo strepitoso club catalano e dai suoi tre assi ammirati da tutto il mondo.
Roma, 30 dicembre – L’anno del Barça. Come altro definire questo 2015 che è ormai in procinto di lasciarci? Quella di Luis Enrique è stata la squadra dell’annata, nella quale si è messa in bacheca cinque trofei su sei: Champions League, Coppa Intercontinentale, Liga, Coppa di Spagna e Supercoppa Europea. Sempre del Barça sono stati i giocatori meraviglia degli ultimi dodici msi: Messi-Suarez-Neymar. Chi meglio di loro? Nessuno. Sì, non c’è dubbio, il 2015 che se ne va è stato tutto a tinte blaugrana, alle quali, per molti tifosi catalani, andrebbero aggiunte quelle giallorosse della Catalogna, che ha votato in massa per il sì al referendum per l’indipendenza da Madrid.
Un brutto anno, invece, è stato per Mourinho, l’ex special one che è stato esonerato da poco dal Chelsea. Il flop di rendimento e risultati ne ha determinato l’allontanamento dalla panchina dei blues, ma poco male, perché all’orizzonte, per lui c’è quella del Manchester United, mentre su quella dei rivali del City dovrebbe arrivare Pep Guardiola. Sai che derby che vedremo nella stagione che verrà, nella quale Ancelotti (per lui 2015 da anno sabbatico dopo l’addio al Real Madrid) guiderà il Bayern Monaco.
In Italia Allegri ha trionfato alla grande smentendo le male lingue che lo volevano sulla garticola nel dopo Conte. Garcia, invece, ha vissuto dodici mesi orribili, tanto che ha chiuso il 2015 con molta sfiducia da parte della società e dei suoi tifosi, molti dei quali, durante queste festività, avrebbero voluto cambiarlo con Spalletti, l’uomo più indicato a succedergli a giugno insieme a Conte e a Di Francesco. Mancini, invece, resterà all’Inter e Sarri (la vera rivelazione del 2015, per lui sì un anno da sogno) al Napoli. Mihajlovic ha vissuto alla grande i primi sei mesi con la Sampdoria, malissimo gli altri sei con il Milan, così come Pioli con la Lazio, dove fino a giugno era considerato un dio ed oggi un normale allenatore tra tanti. Se Paulo Sousa ha conquistato Firenze Montella, del quale è stato l’erede, non ancora riuscito a fare altrettanto sulla panca della sua vecchia Sampdoria, che il 5 gennaio, alle 20.45, riaprirà il campionato nel derby con il Genoa.