Roma, 15.01.2020 – Archiviato il successo della Juve (sempre in virtù di reti da gioco fermo) su una Roma sempre più incerta nella difesa abborracciata, l’attenzione deve essere tutta sullo scontro nerazzurro.Il duello fra Inter ed Atalanta – al di là di ogni considerazione dettata dalla passionalità di ogni campanilismo diretto ed indirettamente interessato – è stato uno spettacolo veramente da grande bellezza.
In attesa di confrontarla con Roma-Juventus appare necessario da parte di una
platea nazionale ed internazionale di cultori di sport (tutto lo sport non solo quello
della sfera rotonda) ringraziare i protagonisti dello spettacolo messo in scena a San
Siro. Parliamo dei giocatori, tutti quelli entrati in campo ivi compresi i panchinari. Ed
in particolare dei due tecnici Giampiero Gasperini e Antonio Conte.
Del primo è ormai lapalissiano che sia l’uomo nuovo del calcio non solo italiano.
Il secondo continua a confermare tutto di eccellente che si è guadagnato prima come
calciatore e poi da tecnico.. Per lui si deve sottolineare che, davvero, nel poco tempo da lui avuto a disposizione è riuscito a dotare l’Inter di quello che è l’elemento basilare del calcio “dominante”, quello grazie al quale, una squadra riesce a mettere il bavaglio
all’avversario. Vale a dire il pressing a tutto campo. Il calcio nato in Olanda e trasferito da Johann Cruiff in Spagna, soprattutto a Barcellona che ha fatto scuola in tutto il mondo, attraverso alcuni messia quali Guardiola imitati, con qualche parziale successo, da epigoni come Sarri.
Dunque prima di tutto pressing per conquistare la sfera e poi palleggio corto e verticalizzazione quando il nemico è obbligato a ripiegare.
L’Inter di Conte ha conquistato la prima vetta, quello del pressing che non è tale se
non è totale ed all’unisono. Altrimenti è solo perdita di tempo e di energie. Il livello
di intensità espresso da tutti e undici i giocatori schierati ha raggiunto livelli di
eccellenza assoluta. Tutto in pochi mesi. Un’autentica rivoluzione anche culturale
imposta da Conte ai suoi bravi.
Importante soprattutto il pressing imposto sulla difesa da giocatori, usualmente
concentrati solo sull’offesa a farsi in quattro per aggredire contemporaneamente i
difensori avversari che tentano il disimpegno manovrato, obbligandoli all’errore.
Molte delle reti decisiva messe a segno nella stagione dall’Inter, sono scaturite dal
pressing ossessivo realizzato da Lukaku e Lautaro. Tandem-gol, ma soprattutto
tandem-stop.
La rete di Martinerz Lautar dopo soli 4 minuti è stata proprio la risultanza di tale
impostazione assorbita da tutti gli interisti in campo.
Non è semplice modificare le abitudini di un calciatore, specie quando è viziato
dalla fama e dal denaro. È necessario tempo, tanto tempo. Sarri, che pure conosce
bene questo iter, nella Juve ci sta provando, ma è ancora lontano.
È anche una questione di carattere. Certe cose si riescono ad ottenere se si
possiede il carisma e la credibilità necessarie per essere convincenti. Non basta il
taccuino e la matita.
Questa tendenza , già presente in Conte allenatore in Italia ed alla Juventus, si è
andata fortificando nell’esperienza inglese, da cui Conte ha assimilato bene il
concetto di “intensità del gioco”, dove i ritmi sono decuplicati rispetto a quelli usuali
fino a l’altro ieri in Italia. E si è dotato anche delle tecniche di allenamento per
realizzarle in concreto, assieme ai suoi collaboratori
Conte ha fatto decisamente dei miracoli in questo senso, permettendosi il lusso di
valorizzare giovani talenti Nazionali italiani come Barella, il recuperato Sensi e
lanciando in prima squadra il diciassettenne Sebastiano Esposito od il ventenne
Alessandro Bastoni a marcare nientedimeno che sua maestà Papo Gomez, un
grande che dal calcio ancora non ha ricevuto la considerazione che merita sotto ogni
aspetto, tecnico, tattico ed agonistico.
Fenomeno Lazio permettendo, appare proprio la sua Inter quella preferita nel
cammino verso lo scudetto, anche tenendo in conto i suoi impegni di Coppa che le
risparmiano le fatiche di Champions (quella vera!) ed il fatto che Bergamo, limitata
dalla modestia della sua Rosa, ha rinunciato a velleità di scudetto limitando la Serie A
ad esibizioni spettacolari come quella di San Siro per la gioia di tutti gli amanti di
sport e di calcio.
Grande Inter, dunque, ma la Grande Bellezza è quella dell’Atalanta!
Raffrontiamo la rosa delle due squadre. Da una parte l’Inter, tutti giocatori
internazionali autentici, non “convocati ma panchinari” con acquisti come quello
ultimo di Lulaku dal costo di 80 milioni di Euro con il quale ci si compra praticamente
tutta l’Atalanta.
Dall’altra la formazione di Gasperini nella Rosa dei 21migliori soltanto quattro
giocatori sono effettivi presso le Nazionali del proprio paese: De Roon (Olanda),
Freuler (Svizzera), Kjaer (Danimarca) Dijmsiti (Albania). Gli altri sono o virgulti di
paesi dal basso profilo reclutati per essere successivamente valorizzati e
capitalizzati, oppure, la maggior parte, vecchie glorie o quasi (over 30) o talenti
non fortunati in cerca di riscatto
Le espressioni di questa filosofia sono le punte neroazzurra, Gomez, Ilicic, Zapata. Il
tridente d’oro, cui si sono associati quest’anno il girovago a suon di gol, cui si è
appaiato il cecchino centrocampista Ukraino Malinovskyi, 24 anni.
L’unico a fare eccezione a questa regola, è il portiere bolognese Alessandro Gollini,
rivelatosi al Torneo giovanile di Viareggio per avere mantenuto inviolata la rete del
Verona (rigori inclusi) per 458 minuti e approdato nel 2107 a Bergamo. Con le sue
parate si è guadagnato l’attenzione del C.T. azzurro Mancini che lo ha fatto esordire
titolare nell’amichevole contro la Francia.
Come abbia fatto Gasperini a trasformare giocatori in grado non episodicamente di
rivaleggiare con chiunque, regalando emozioni e perle calcistiche non è facilmente
deducibile.
Il match contro l’Inter è sintomatico.
L’Atalanta incassa in maniera forse fortunosa in apertura. San Siro esplode. Subisce
l’aggressività dell’Inter almeno per il primo tempo. Poì la scena passa nelle sue mani.
Mentre l’Inter continua a puntare esclusivamente sulle percussioni di Lukaku e
Lautaro gli orobici recitano in coro, arrembando con manovre variamente
orchestrate, colpendo legni plateali, piombando nell’area di porta dell’Inter da ogni
direzione e con qualsiasi giocatore.
La sfida fra Davide e Golia volge inesorabilmente in favore del meno dotato sulla
carta.
Come l’Inter ( e prima dell’Inter) l’Atalanta è maestra di Pressing ed in più è anche
maestra di palleggio e manovra. Inesorabile arriva l’1-1 del tedesco Gosens al 75’.
L’Inter è in affanno, ma con l’innesto di Borja Valero ritrova lucidità. La manovra
bergamasca è continua, fattiva elegante. Un vero spettacolo. Agonismo in stile da
Rugby Sei Nazioni. Raro ormai nel calcio.
Ma quale è il segreto di Gasperini? Dominare la scena che dovrebbe appartenere a
Golia! Un Golia che non cede!
La risposta a chi vive lo sport da dentro è una sola: Gasperini (unitamente
all’ambiente della Dea a Bergamo) è riuscito a disinnescare il momento tecnico da
quello emotivo. La differenze fra calciatori approdati al massimi livelli professionali
sono in realtà minime quando gli stessi gesti vengono ripetuti quotidianamente per
anni. Come al circo, qualsiasi calciatore di Serie (e meno) è in grado di palleggiare
un pallone quanto vuole senza farlo cadere, come Maradona. Le differenze arrivano
sul come si reagisce alla pressione, all’ansia. Anche i Ronaldo, abbiamo visto, vanno
in crisi di fiducia. È evidente che Gasperini è riuscito (sicuramente lavorando sulla
fiducia) a estirpare l’ansia della prestazione nei giocatori sostituendola con il
giocare per divertirsi, per osare senza paure o angosce.
Così facendo l’Atalanta vince anche per 5-0, senza battere ciglio.
La partita, dunque, sotto questo aspetto l’aveva vinta. Il rigore all’82’ in suo favore
l’avrebbe sancito.
Se non chè Luis Muriel – giramondo talentuoso colombiano, dotatissima punta
scoperta dall’Udinese e da questa prestato a Lecce Sampdoria , Siviglia e Fiorentina
– ancora non si è assuefatto alla serenità emotiva bergamasca. Ed è rimasto vittima
dell’angoscia al momento di affrontare Handanovic. Risultato: il portierone interista
gli ha parato il suo goffo tentativo.
Nessun dramma in casa Atalanta Grande Bellezza. Nessuna amarezza. Forse anzi la
soddisfazione di avere salvato la giornata di quegli spettatori di San Siro che
l’avevano sostenuta nelle loro prestazioni in Champions giocate a San Siro e che lo
faranno ancora, prima che la famiglia Percassi riesca ad edificare uno stadio più
acconcio.