Roma, 30 agosto 2020 – Spesso si dice che l’Italia è un paese di vecchi. Non si fanno più i figli, aumentano i pensionati. Se il calcio è lo specchio della società che rappresenta bisogna concludere che è proprio così. In questi giorni di calcio mercato della Serie A, infatti, le società italiane si accapigliano o provano a fare affari soprattutto con gli ultra-trentenni.
Edin Dzeko (34 anni) è inseguito dalla Juve, pronta a garantirgli un biennale da 7 milioni a stagione. Il Milan ha deciso di darne altrettanti a Ibrahimovic (39 anni il prossimo 3 ottobre), che è arrivato a Milano per firmare un contratto di un anno e ha subito detto: “Non sono qui per fare la mascotte, ma per riportare la squadra dove merita”.
L’Inter sta per prendere Kolarov (34 anni). La Fiorentina ha la sua stella in Ribery (37 anni), arrivato in riva all’Arno un anno fa e la Roma si è portata a casa Pedro (33 anni), in attesa di prendere Milik (il più giovane del gruppo, 26 anni) con un affare che non sembra neanche poi tanto tale. Per lui, infatti, il Napoli chiede il ben più giovane Under, il giovanissimo Riccardi e un po’ di soldi a conguaglio. Ma Milik si svincolerà a gennaio, quando potrà essere preso a parametro zero.
Come vedete l’età media dei “colpi di mercato” stagionali è sopra i trent’anni e la Serie A sta diventando sempre di più un “cimitero degli elefanti”. Una volta, nel calcio e nella nostra società, si diceva: “Largo ai giovani”. Ora lo slogan è: “Largo ai vecchi”.
I motivi di questo cambiamento di prospettiva, nel calcio, vanno ricercati nei ritmi bassi con cui si gioca in Italia (dove si va molto più lentamente che negli altri principali campionati europei) e nell’esigenza di risparmiare. Avere due giocatori per ruolo è necessario, ma è meglio se sono un po’ anziani, visto che due di loro costano quanto uno ben più giovane. E poi possono giocare metà partita ciascuno. Quando il titolare è stanco entra l’altro. E pazienza se poi il Ct Mancini non sa chi chiamare in nazionale, visto che i giovani bravi stentano a trovare spazio soprattutto nelle grandi squadre. Quelle nelle quali possono fare esperienza internazionale e ad emergere.