Roma, 11 dicembre 2019 – Dopo tanti successi ottenuti per il “rotto della cuffia”, l’Inter incorre nella prima sconfitta per il “rotto della cuffia”!
Ma siccome la rete europea del Barcellona all’ultimo istante vale almeno enne volte quelle messe a segno nel campionato italiano, sul piano del rispetto dei valori statistici – alla distanza pro e contro si pareggiano – i conti tornano: l’Inter si merita quello che ha ottenuto.
Ma i neroazzurri hanno tenuto in pugno l’intera partita, sprecando una miriade di palle-gol. Il punto è proprio questo . Conte è stato molto bravo a dotare i neroazzurri di un pressing micidiale che ha mandato a gambe all’aria ogni tentativo del Barcellona di fare gioco in modo che si avvertisse di meno l’assenza di Messi, ma anche di Suarez e di altri capisaldo.
Questo dominio ha creato una ricca serie di palle-gol. Queste sono state tutte sprecate da Romelu Lukaku, giocatore generoso in maniera quasi commovente ma dotato di un piede solo e , per altro, poco sensibile al controllo della sfera.
Ma con la generosità e l’applicazione non si marcia in Coppa di Campioni. La punta vera deve essere in grado su 5 occasioni di realizzarne 3 se non 4. Non il contrario come il centroavanti-boa belga1
Ma questo è quanto sono riusciti a procacciarsi sul mercato la società e Marotta. Un trofeo da 75 milioni di Euro, costruito su comodi curriculum per sbarazzarsi dello scomodo Icardi ceduto in prestito al Paris Saint Germaine con diritto di riscatto.
Attualmente la formazione parigina con le reti dell’argentino, guida il campionato francese con 5 punti di vantaggio sul Marsiglia e – con un turno di anticipo (4 vittorie ed un pareggio) – si è qualificata per gli ottavi di Champions con distacco sul Real Madrid.
Ora questa Inter voluta fortemente dalla dirigenza – ed avallata pienamente da Conte – non deve prendersela con il fato se un ragazzino di 17 anni, tale Ansa Fati, all’84’ entra nel ruolo di Messi e, dopo un minuto, punisce il portiere neroazzurro facendo saltare il banco interista.
Non è responsabilità altrui se l’Inter deve attingere alla coppia Lukaku-Lautaro per cercare la via del gol, giacchè non rimane niente altro di meglio del virgulto Esposito. E se, fermi Sensi e Barella, ci si deve affidare come ispiratore di trame a Borja Valera visto che Nainggolan ha dovuto far fagotto per guidare gratuitamente le fortune di Cagliari. Peccato perché Lautaro Martinez è sicuramente un fuoriclasse, ma non può fare tutto da solo.
Una situazione imbarazzante quella della Milano neroazzurra che ora si affida alle fortune della European Cup cui l’Inter accede.
C’è poco da consolarsi, infatti.
La Coppa Uefa è una competizione di “Serie B” in quanto a valore tecnico. Snobbata da chi conta tant’è che non prevede neanche la presenza del VAR. Si pensi che Sarri, estromesso il suo Chelsea dalla Champions, poi ha portato la Coppa B a Londra, ma non ha potuto evitare il benservito per il fallimento nelle competizioni che contano: Champions, Campionato Inglese e Coppa di Inghilterra.
Ma c’è di peggio.
Il Napoli, dalla rosa tecnica davvero imbarazzante per un club ambizioso, si è assicurato l’accesso agli ottavi grazie ad un autorevole 4-0 sui belgi del Genk. Da quattro edizioni non riusciva a superare il turno.
Un traguardo importantissimo per una formazione rabberciata come quella partenopea senza top player – a parte, Koulibali, Insigne e Mertens.
Carlo Ancelotti ha fatto veramente miracoli. Si è inventato un esterno destro di tutto rispetto pescandolo nell’Empoli, Giovanni Di Lorenzo;
Roberto Mancini , lo ha notato e l’ho fatto esordire in azzurro. Ha ricostituito Milic che contro il Genk lo ha ripagato con una tripletta.
L’innesto dell’aitante punta polacca ha portato necessariamente alla rinunzia di uno dei due “piccoletti offensivi partenopei, Insigne o Mertens. Due genietti che, per convivere avrebbero bisogno di ispiratori del livello dei Jorginho o Hamisk (che sono altrove).
Ancelotti è riuscito a mettere tutte le toppe possibili e Napoli ha conquistato un posto decente in Europa alla faccia delle fatiche in campionato (coperta corta).
Risultato: un comunicato stampa in cui si notifica che il miglior e più prestigioso allenatore in circolazione, è stato esautorato con il più vivo ringraziamento.
Ancelotti non ha mosso ciglio. Se l’aspettava e non ne aveva fatto mistero.
Non aveva accettato le ingerenze della presidenza nella gestione della squadra, ivi compresi i ritiri.
De Laurentiis, abituato a gestire il mondo del cinema, si è sempre mosso implacabile verso i dipendenti che non si inchinano al di lui pensiero. Quando un allenatore non gli va più a genio, per un motivo o l’altro (anche di natura tecnica) lo estromette. Non importa i risultati che ha ottenuto: “Poteva fare meglio!”.
È successo spesso e volentieri. Ultimo della lista: Sarri.
Dunque Ancelotti parte. La valigia era già pronta. Arriva Gattuso. Non c’è da invidiarlo. Sarà durissima fare meglio del suo predecessore. Quanto ad Ancelotti non c’è problema! Fanno la fila per guadagnarsi i suoi servigi.