Roma, 07 agosto 2020 – La inesistente Roma, (non) vista all’opera a Siviglia è il frutto della vecchia o della nuova gestione americana?
Dello speculatore finanziario Mr. Pallotta? O del Friedkin Group specializato in lucrose attività relative al “divertimento e tempo libero”?
Non c’è dubbio alcuno che la responsabilità sia duplice, ovvero vada a spiegarsi nella mancanza totale di scrupoli americana quando si tratta di fare business.
La Roma passava di mano: quale occasione migliore, per annunciarlo, del giorno della partita per la Roma più importante di tutta la stagione?
La pubblicità è l’anima del commercio, ovvero del business. Conveniva ad entrambe le parti in causa.
Assai meno ai protagonisti sportivi che dovevano scendere in campo in un clima di massima ed assoluta incertezza.
Ma chi se ne frega degli atleti, dei tecnici, dei sostenitori, degli sportivi! Loro sono soltanto merce!
Così il povero Fonseca si è trovato tutto solo, in quel di Spagna (dove si pratica un gioco superiore a quello italiano), confuso ed indeciso sul da farsi. Su come motivare sopratutto i giocatori.
Compito troppo arduo per un brav’uomo e bravo tecnico come il tecnico portoghese che già aveva dovuto fare miracoli per portare avanti una squadra sempre più smantellata dal business di Mr Pallotta.
www.attualità.it ha sempre seguito con attenzione e condanna anticipata le mosse americane attorno alla Roma chiaramente dirette alla speculazione senza un minimo di considerazione nei confronti della Squadra e della massa di persone che si identificavano con i colori della Lupa.
Non sappiamo dove fosse Pallotta ieri sera dalle ore 21 in poi.
Probabilmente a fregarsi le mani in qualche posto festeggiando la bufala rifilata al compaesano Group Friedkin. Fiero dei 600 milioni di Euro sfilati al collega Yankee.
Bene ha fatto Fonseca ad ammettere tutte le proprie responsabilità ed anche il prode Dzeko a denunziare il punto più basso raggiunto dalla Roma in tanti anni: neanche un azione degna di nota! Neanche un tiro in porta.
Il Siviglia, vero, è formazione iberica di tutto rispetto. Così come 24 ore prima a Milano lo era stato la spagnola Getafe incontrata dall’Inter. Ma mentre Antonio Conte aveva deciso di affidarsi al contropiede all’italiana per venire a capo del problema, Fonseca si è del tutto arreso. Schierando una Roma, con un portiere da operetta , Pau López, capace di parare solo i palloni calciati fuori della porta e farsi passare fra le gambe quelli diretti nello specchio. Senza contare le sfere trasmesse con i piedi agli avversari anzichè ai compagni.
Eppure in panchina a guardare attonito, c’era Mirante, un fior di portiere, come non ce ne sono, tenuto ingiustamente in disparte per dare spazio ad altri, magari per ragioni di business o mercato.
La Roma di ieri sera odorava molto di giocatori schierati per elevare il curriculum con presenze in coppa europea. La difesa incerta nel possesso palla, nulla nell’interdizione e spesso saltata. Centro campo inesistente e balbettante. Dzeko, solo e mortificato. Zaniolo, egregio solo nelle intenzioni. Pellegrini sbraitante che dal calcio d’angolo, per due volte consecutive, non riesce ad alzare il pallone.
Individualmente si è salvato solo Spinazzola, ormai perciò pronto ad andare sul mercato.
È ora, però, che la folla romanista pronunci un bel “Basta”. I soldi li mettono loro, i tifosi.
Devono essere partecipi al mercato. Come? Da azionisti? Allestendo circoli od associazioni? No semplicemente non recandosi allo stadio, non firmando abbonamenti, senza la garanzia di una società che faccia i loro interessi, senza aderire al Manifesto del Romanista. Non c’è neanche bisogno del passa parola. Non si acquistano magliette e calzini giallorossi. Nè si affittano o acquistano appartamenti nelle aree circostanti l’eventuale stadio di nuova costruzione.
Gli americani, od i cinesi o altri Barbari, imparino a rispettare la Romanità che è alla base della cultura occidentale.
Questa Roma sfruttata e sottomessa è morta a Siviglia. E tale resterà fintanto che non verrà adeguatamente rispettata con i fatti e non con i proclami, come è ormai vezzo comune non solo nel calcio!