Calcio. 60 minuti effettivi di gioco e VAR a go-go
Rilanciamo un’idea che ci piace e che gira da tempo nelle segrete stanze del calcio: portare le partite da 90’ a 60’ effettivi di gioco.
Roma, 7 settembre – Il calcio è ormai uno sport televisivo. Grazie alla Tv tutto il mondo si è appassionato ad esso e con l’introduzione della VAR le immagini televisive hanno cominciato a cambiare il risultato delle partite. Quello che l’arbitro di campo non vede viene visto dal suo collega VAR, che glielo segnala e gli consente di decidere per il meglio (tranne in Roma-Inter per il fallo da rigore su Perotti).
Il metodo è giusto e finalmente si è cominciato a sperimentarlo in campionati importanti come quello italiano e quello tedesco.
Ma, dicono i contrari, così le partite durano moltissimo, ben più dei 90’ regolamentari, perché le interruzioni richieste per l’uso della VAR, unite ai minuti di recupero normali, possono allungarle anche di altri 10 o 15 minuti.
Bene. Allora tagliamo la testa al toro. Riduciamo la durata delle gare da 90 a 60 minuti effettivi. Cioè, ogni volta che il gioco si ferma perché il pallone esce, un giocatore sta a terra per un fallo subito, si ricorre alla VAR, si deve battere una punizione o un rigore il cronometro si ferma e riparte solo quando si ricomincia effettivamente a giocare. Come nel basket.
Dice: ma così non è più calcio. Perché quello che vediamo oggi è ancora il calcio come lo intendevamo noi negli anni ’70 e ’80? Ormai è uno sport cambiato nel profondo e visto che è diventato oggetto televisivo in tutto e per tutto (con anticipi e posticipi decisi dalle Tv che lo finanziano) rendiamolo tale davvero. In televisione servono tempi rapidi e certi.
Anche per questo il tennis è uscito dai grandi circuiti televisivi e ha canali dedicati (i match si sa quando iniziano, non quando finiscono) e anche per questo le partite di calcio, ormai, durano troppo. Non sono più in linea con la vita veloce che viviamo oggi, tanto è vero che gli adolescenti, già dopo il primo tempo, si stancano di guardarle e mentre le guardano, quasi svogliatamente, prendono in mano il cellulare e cominciano a chattare con i compagni per commentarle. Perché così facendo ammazzano la monotonia di un gioco che dura troppo.
Ci piaccia o no, a noi puristi del pallone, è così. E se il calcio non riduce la durata delle sue gare ad un’ora effettiva di gioco diventando, così, ancora più televisivo di quello che è già, finirà con il perdere altra passione intorno a sé. Quella delle nuove generazioni di tifosi, che non sono più neanche tanto tifosi come eravamo noi alla loro età.
Per questo, dalle segrete stanze del potere pallonaro mondiale, giunge voce che a questa riforma (che a noi piace) si sta pensando da tempo. E la VAR è solo l’inizio della strada che porterà ad adottarla.