Lazio: troppi complimenti fanno male. L’inter – nazionale torna a vincere
Roma, 22 maggio 2017 – I complimenti non fanno bene alle squadre di calcio, basta guardare la Lazio.
In una settimana ha gettato al vento tutto il credito che si era conquistato nell’arco del campionato. Il suo allenatore, Simone Inzaghi, era passato in testa nella classifica dei coach italiani. Il Presidente Lotito ed il Ds Tare erano diventati i maestri del management calcistico. I giocatori biancoazzurri tutti talenti da invidiare.
Tutti questi complimenti invece hanno montato la testa dei giocatori che hanno cominciato a pensare di essere davvero dei fenomeni ed in campo si sono messi a fare a chi era più bravo. Il coro collettivo è diventato, in particolare, per la nouvelle vague dei due talenti Anderson e Keita una ricerca continua del virtuosismo del numero ad ogni costo. La squadra operaia che prima faceva pressing asfissiante sugli avversari e poi li sistemava con abili triangolazioni di prima, si è sciolta come neve al sole. Perché? Perché si perdono troppe palle con i giochini leziosi e se ne rubano molte di meno agli avversari. A rete ci si arriva ancora, ma ci vanno anche gli avversari, si chiamino Fiorentina od Inter. Totale, in 8 giorni, 7 le reti incassate.
Al contrario è molto interessante l’evoluzione opposta avvenuta in casa Inter. Non più una formazione malata di protagonismo, che snobba l’avversario. Ma un undici di manovali che non vanno troppo per il sottile e si riempono di cartellini gialli.
Il solito altro miracolo del nuovo tecnico (Stefano Vecchi) subentrato al “mago” Pioli?! dopo 8 turni negativi consecutivi? Potrebbe anche essere. L’impressione, però, che Vecchi non ha operato tanto sull’impianto tecnico e tattico del gioco quanto sulla scelta dei giocatori basandosi non tanto sul valore di mercato quanto sull’italianità. Sicchè ieri la squadra scesa in campo schierava ben 6 italiani Candreva, Santon, Gagliardini, D’Ambrosio, Eder ed Andreoli che ha poi segnato anche un bel gol.
È la prima volta che l’Inter presenta in campo una squadra con tanti italiani. Se non andiamo errati era fra quelle che ne schierava di più. Poi, superata da Roma (solo De Rossi) e dal Napoli (solo Insigne). Qualche volta l’unico italiano era Candreva.
Chissà se questo discorso che “italiano è meglio” anche nel calcio, cominciano a capirlo pure i cinesi neroazzurri che vorrebbero comprarsi questo mondo e quest’altro!
Ben vengano, come fa la Juventus, i fenomeni veri dall’estero. Altrimenti è meglio “lavorare italiano” che almeno ti assicura quella passione che è sempre indispensabile nello sport e nel calcio.