Come previsto si è riversato tutto il campionario possibile ed immaginabile di ovvietà, di luoghi comuni e, questa cosa mi ha fatto sempre impazzire, di mancanza di memoria storica.
Tuttavia la molla mi è scattata domenica scorsa leggendo un pezzo di Alberto Negri, sagace analista di politica estera del “Sole 24 Ore”, che commentando la tragica vicenda di Giulio Regeni, l’italiano ucciso a Il Cairo alcuni giorni fa, nel mezzo del suo articolo ha scritto: “un fiume di retorica insopportabile si riversa nelle TV e sui giornali, quindi quando chiediamo giustizia dovremmo riflettere; perché mai dovremmo ottenerla visto che questa giustizia è già negata tutti i giorni a milioni di cittadini egiziani ?”
Ecco, non per essere blasfemo, nel pianeta calcio per i cori odiosi contro Koulibaly come al solito si è cavalcata la tigre dell’ovvio, della facile condanna verso una tifoseria ed una società etichettati da sempre, marchiati a fuoco; riavvolgendo il nastro della memoria, che non a tutti conviene, proprio la tifoseria napoletana si fece notare nell’aprile del 2012, la settimana successiva la scomparsa di Giorgio Chinaglia, durante il minuto di raccoglimento prima di Lazio.Napoli fischiando ed insultando il vecchio campione ed ancora quando al San Paolo il romanista Strootman si fracassò il crociato dalle tribune ci fu il classico “devi morire”!
A proposito di Lazio perché mai nessuno considera che avendo in organico diversi atleti di colore se qualche imbecille fa buuuuu non è certo per razzismo bensì per stupida frustrazione, perché se ci si fa caso spesso queste cose accadono quando la squadra sta perdendo!
Perché non fermiamo, o non abbiamo mai fermato, le partite quando sugli spalti ci sono vili aggressioni alle tifoserie ospiti o a dirigenti ed atleti sulle tribunette a ridosso del terreno di gioco facilmente visibili dal direttore di gara?
Non è questione di depenalizzazione di reati verbali come “romano di merda”, “zingaro di merda” bensì di criticare l’ipocrisia del mondo del pallone che accetta, fa finta di niente, cose ben più gravi come gli insulti gratuiti tra tesserati o dichiarazione improvvide del Presidente Federale, ossia personaggi che dovrebbero dare l’esempio.
Voglio ribadire che non è una difesa d’ufficio nei riguardi della tifoseria della Lazio ma solamente un voler riflettere su situazioni e comportamenti che necessariamente devono essere “letti” diversamente e senza pregiudizi. Perché il gioco del calcio deve essere diverso da una società che a tutti i livelli accetta e fagocita di tutto, indifferente spesso a problemi sociali molto gravi?
Il problema è culturale, insegniamo ed investiamo sui giovani sin dalle elementari in modo che si vada allo stadio per vedere ed apprezzare la tecnica, l’essenza del gioco; basta copiare il rugby, uno sport “finto violento” con regole precise condivise dagli spettatori.
Ha detto bene Sarri qualche giorno fa: “se in autostrada provoco un grave incidente mi tolgono la patente mica chiudono l’autostrada”. Usiamo tutti gli strumenti tecnologici possibili per colpire mirati non a caso, nel mucchio, generalizzando e discriminando una tifoseria, qualsiasi essa sia.