Cinquecento partite con gol per De Rossi in Roma-Empoli 3-1. Anche nel calcio esiste spesso il lieto fine.
Roma, 18 ottobre – Le favole sono belle perché finiscono sempre bene e perché esaltano i buoni sentimenti e le cose positive della vita. Per questo, quando Daniele De Rossi ha segnato il gol del 2-0 in Roma-Empoli (poi finita 3-1 con le altre reti giallorossi siglate da Pjanic su punizione e Salah), nel giorno in cui festeggiava la sua partita ufficiale numero 500 con la Roma, abbiamo pensato che anche la sua fosse una bella favola dal lieto fine.
Di quelle che un giorno racconteremo a chi verrà o, magari, in un bel libro (attenti alle nostre sorprese, amici lettori, perché ne sta arrivando una davvero grossa per Natale).
Lui che fino a poco tempo era nel mirino della contestazione più assurda di chi gli imputava di pensare più ad altro che a giocare per la sua Roma (pensa che assurdità, visto quanto è legato alla squadra del cuore) oggi è festeggiato giustamente da tutti. Perché 500 partite con la maglia che ami sono davvero un bel risultato e se le festeggi segnando anche quel gol che ti mancava da tanto tempo e con la fascia di capitano al braccio (capitan presente, non più futuro), tra l’altro vincendo il match, è ancora più bello.
Lui che è il romanista più presente di sempre in nazionale (101 gare) e quello che ha segnato più di tutti in maglia azzurra (17); lui che dopo Totti è il simbolo per eccellenza della Roma di questi anni e che presto diventerà anche il romanista più presente di sempre in campionato dopo il capitano, togliendo il secondo posto ad un altro mito come Losi; lui che ha saputo essere più forte dele contestazioni per riprendersi in mano la squadra che ama e provare a condurla a quello scudetto che resta il sogno più grande della sua vita agonistica, visto che campione del mondo lo è stato già, questa soddisfazione se la meritava davvero. Perché di questa Roma è uno dei simboli più belli per l’attaccamento, la sincerità nelle dichiarazioni e la passione che ci mette. Sempre e comunque.
