Roma, 27 dicembre 2018 – Ed ora chi restituirà all’Italia nel suo insieme ed al Napoli nel particolare il maltolto di San Siro?
Chi eviterà allo Stivale la nomea di paese più razzista?
Nel momento in cui il pubblico linciaggio razzista del Nero baluardo difensivo partenopeo era diventato un evidente handicap al proseguimento regolare della partita suscitando le logiche proteste di Koulibali, l’arbitro Paolo Silvio Mazzoleni aveva a disposizione tre opportunità di intervento.
La prima, più ovvia, era ignorare le proteste (applausi) del calciatore partenopeo considerandole rivolte alle invettive corali razzistichel Quindi far riprendere il gioco.
La seconda, era di investire della faccenda il VAR trattandosi di provvedimenti di natura disciplinare.
La terza, più drastica e coraggiosa. Era mandare tutti negli spogliatoi perchè non esistevano più le condizioni (al limite anche per un solo giocatore) per il proseguimento regolare del gioco .
Invece, cosa fa l’ineffabile, sprovveduto, fischietto bergamasco? Espelle Koulibali per lesa maestà nei propri confronti. Considera la reazione del giocatore diretta a lui e non agli spalti! E decide sull’istante di espellerlo per doppia ammonizione.
Alla faccia del razzismo! È il 36’ della ripresa.
Non bastasse. Il VAR avrebbe potuto rivedere, al limite, la decisione di Mazzoleni, ma non ha avuto il coraggio di farlo. Dunque di fatto ha raddoppiato l’intervento pro razzismo.
Tutto ciò ha una sola spiegazione: stupidità; incapacità elevata a sistema di leggere la realtà. Bravissimi ad arricchirsi facendo arbitri e Var. Ma niente di più a seconda dalle circostanze.
Ieri a San Siro la classe arbitrale italiana poteva scrivere una pagina importante per assestare un duro colpo alle spinte di intolleranza speculativa che albergano nel mondo calcistico.
Fermare la partita e mandare tutti a casa, sarebbe stato un monito significativo per ridare credibilità al movimento sportivo e frenare le tante spinte eversive.
Ma ci sono ancora tanti italiani che non ci stanno ad assistere questo sfacelo voluto da pochi. Costoro considerano che i giochi non siano ancora stati mandati in archivio.
La Federazione, fresca di Presidente, e la Lega ancora sono in grado di prendere provvedimenti riparatori tramite interventi straordinari.
Soprattutto c’è ancora il Governo che può dire la sua e dare una dimostrazione di presenza vera, attenta e veramente innovativa. Il messaggio lanciato da San Siro non può circolare al di là di ogni convinzione strategica e elettoralistica.
Se ci sei batti un colpo! Deve essere stoppato!
Come? Anche qui la soluzione è semplice ancorchè facile.
Salvini e Di Maio, rappresentanti del Nord e del Sud; entrambi Vice Presidenti del Consiglio e leader dei partiti che vantano la stramaggioranza dei consensi, sono anche, rispettivamente ministri degli Interni e del Lavoro.
Richiamandosi – Salvini a ragioni sacrosante di Ordine Pubblico e Di Maio alle norme che garantiscono le condizioni di lavoro di tutti i lavoratori (e tali sono i calciatori professionisti) i due leader uniti possono davvero prendere provvedimenti decisivi sul calcio. A dimostrazione che obiettivo del governo è la difesa unitaria degli interessi degli italiani.
Quali? Quelli (del Sud e del Nord) che emergono giorno per giorno e non solo quelli previsti dal Contratto.
Fermiamo, dunque, il Campionato e riprendiamolo quando sarà tornato ad essere una cosa seria, anche nei suoi connotati umani. La stagione è ormai profondamente segnata. Lo scudetto l’ha ormai stravinto Ronaldo. Attorno tutti arrancano. Dedichiamoci alle coppe ed alle coppette varie. Alla Nazionale ed ad una serie di Tornei di facile ed utile allestimento.
Un’attesa che lo shock venga digerito nelle teste dei nemici del calcio e le nebbie sportive e non sportive si diradino.