Roma, 13 maggio – Sia chiaro fin da subito che se il Bologna e, probabilmente, l’Atalanta faranno la prossima Champions il merito principale è delle società.
Solide, guidate con maestria e sapienza, dotate degli uomini giusti al posto giusto.
Presidenti che sanno fare i presidenti; dirigenti che sanno fare i dirigenti tenendo i conti in ordine e investendo sapendo bene come investire; allenatori che sanno fare gli allenatori e direttori sportivi competenti.
Un ruolo, quest’ultimo, che le unisce l’una all’altra nel nome di colui che le ha costruite: Giovanni Sartori.
Oggi creatore del Bologna da Champions, ieri creatore del Chievo da Serie A e della stessa Atalanta grande tra le grandi del nostro calcio.
Atalanta che quando nel 2016 ha iniziato il bellissimo ciclo con Gasperini aveva proprio Sartori a scegliere e comprare i giocatori, che alla Dea era arrivato nel 2014 dopo le imprese che aveva compiuto nel Chievo.
La società con la quale si era consacrato come ds tra la fine del secolo scorso e l’inizio di questo, visto che a Verona ha lavorato dal 1992 al 2014.
Dodici stagioni che sono diventate le più belle della piccola squadra di quartiere, arrivata addirittura a disputare le coppe europee.
Proprio come l’Atalanta che ha poi costruito dal 2014 al 2022 e il Bologna che ha allestito da allora ad oggi.
Tre squadre, tre miracoli sportivi, ma che miracoli non sono, perché sono solo il frutto della sapienza calcistica di Giovanni Sartori.
Un ds sui generis, ma molto vero in un mondo di apparenti. Non ha il cellulare, non è mediatico, va di persona a vedere i calciatori che vuole comprare e non si fida degli algoritmi, come fanno molti suoi colleghi.
Studia e sceglie gli allenatori giusti per le sue esigenze di bilancio e di squadra e li lancia nel ghota delle panchine italiane. Prima Delneri al Chievo, poi Gasperini all’Atalanta, ora Thiago Motta al Bologna.
Sartori fa il calcio come si faceva una volta, quando giocava attaccante ed era la riserva di Chiodi nel Milan della stella di Liedholm e Rivera.
Altro che i bellimbusti che vanno oggi in tv per far vedere di sapere tutto senza sapere niente.
Sono quelli come Sartori e i dirigenti che li scelgono che fanno grandi le squadre e i loro allenatori.
Non viceversa, perché una squadra forte si costruisce dalle fondamenta. Ovvero da chi la guida e la progetta.
Un insegnamento che alla Roma, per esempio, devono ancora imparare.
Non a caso, alla metà di maggio, sono ancora senza un direttore sportivo…