Roma, 7 ottobre 2019 – Molti spettatori interisti a San Siro alla fine di uno spettacolare Derby d’Italia si rammaricavano: “Con Icardi sarebbe andata diversamente!”
Come non condividere?!
Ieri sera è apparsa più che è palese la differenza di valore fra l’ex interista e l’attuale Romelu Lukaku. Ed è proprio ciò quello che è mancato nel Derby d’Italia all’Inter di Antonio Conte.
La partita si è dipanata all’insegna del massimo equilibrio.
Da una parte la Juve sempre più sarriana che pratica un calcio totale, con un pressing crescente e partecipato, possessi-palla basati sul palle con i giocatori che si stanno adattando al “Sistema Sarri”, cioè pronti ad interpretare il modo di giocare indicato dall’allenatore ed accettare i ruoli che il tecnico richiede da loro.
Con un Quadrado disposto a giocare da terzino destro; con una sola coppia di difensori autentici e Bonucci che ha smesso di lanciare da dietro le punte. Con Dibala che lotta e produce calcio geniale accettando che gli avversari lo trattino come un “ Punching-ball”, senza che l’arbitro gli offra un minimo di tutela. Dove Pjanic può imbeccare e tessere le sue tele con rapidita dimentico dell’eterna melina orizzontale del passato Allegriano. Dove Ronaldo finalmente può dialogare con qualcuno che non gli stia lontano 30 metri e che quel qualcuno si chiamino Higuain, Dibala, Bernardeschi, Matuidi, Alex Sandro.
L’unico limite di questa squadra appare al momento, la mancanza di tenuta atletica. Si vede che il gioco rallentato in auge ai tempi di Allegri e di quella sua generazione di allenatori (Spalletti e soci) pesa ancora sulla brillantezza e sulla tenuta fisica. Si è visto chiaramente nella ripresa dove (come è accaduto anche in precedenza) la luna è apparsa afflosciarsi fisicamente. E buon per Sarri che proprio in quel momento in cui l’Inter si era impossessata del boccino e la Juve arrancava, è arrivato l’infortunio che ha tolto di mezzo Sensi che con Barella scudiero, era salito in cattedra. E che in aggiunta, la panchina bianconera poteva rinsanguarsi con i vari Bentacour, Imre Can e soprattutto Higuain.
Qualità tecniche individuali e modulo di gioco superiori per la Juve. Cui l’Inter poteva opporre con discreto successo la superiorità della vis agonistica ed uno stato atletico più elevato degli avversari.
Con un attacco più adeguato alla esigenza di affrontare un avversario come la Juve -che può schierare contemporaneamente gioielli mondiali – che si chiamano Ronaldo, Dibala, Higuain Bernardeschi, Quadrado – l’Inter poteva rispondere con il solo promettente Lautaro Martinez, generoso nel suo strenuo impegno,ma non in grado di fare tutto da solo.
E Romelu Lukaku, il calciatore per cui l’Inter ha speso di più (70 milioni di Euro!) nella sua storia? Non pervenuto? Nonostante gli applausi (prima di speranza, poi di incoraggiamento) della San Siro neroazzurra, è dal suo esordio che il Panzer belga proveniente dal Manchester United (con un curriculum impressionante)
continua a non convincere. Più che un calciatore potente ricorda un rugbysta All Blacks famoso, Jonah Lomu, un bull dozer maori che travolgeva tutto durante il suo passaggio velocissimo. Ma il calcio è un’altra cosa! L’avversario va superato dribblandolo non asfaltandolo. E tipetti come Bonucci e De Ligt, non si tirano certamente indietro.
Conte spiega che Lukaku si deve allenare di più! Non v’è dubbio alcuno su questo punto. I dati ufficiali lo danno alto 1,90 m. per 94 chili. Chi ha dimestichezza con lo sport – altre discipline ed il rugby in particolare – assicura che un quintale. Ed una tale struttura fisica comporta una agilità limitata, condizionando perfino il controllo e il tocco di palla. Controproducente ed inutile considerarlo il terminale offensivo della squadra.
Alla settima giornata Il bottino complessivo gol di Lukaku è di tre reti, di cui una su rigore mentre le reti determinanti che hanno permesso all’Inter di viaggiare fino a ieri a tutto gas, sono state espressione soprattutto dei gioiellini azzurri Sensi e Barella e del
terzino D’Ambrosio (quando azzurro a tutti gli effetti?!).
Il tutto mentre il Paris Saint Germain di Mauro Icardi vola a vele spiegate nella Ligue1 e soprattutto in Champions da quando il goleador argentino un mese fa è entrato in pianta stabile in prima squadra con due reti consecutive in campionato e, sopno avendo superato 3-0 il Real Madrid ; quind,i nel secondo turno , battendo il Galatasaray fuori casa con il gol del successo proprio di Maurito. Delle ragioni che hanno portato- dopo sei anni di idiellio – alla rottura fra Icardi e l’Inter si è molto argomentato.
Sicuramente sotto la “madunina neroazzura” nulla accade senza il consenso di Marotta. Ed è anche vero che Conte non ha fatto una piega sulla dipartita di Maurito e l’arrivo di Lukaku. Qualcuno deve aver sbagliato qualcosa. L’affare era ben congegnato in modo che tutti potessero guadagnarci qualcosa. Icardi è andato a Parigi in prestito gratuito per tre anni con diritto di riscatto a 70 milioni di euro. Fra stipendi annuali risparmiati e cessione definitiva, l’Inter può prevedere un saldo attivo dell’operazione più che sufficiente all’acquisto di Lukaku a 75 milioni. Il giocatore argentino fa contenta la moglie- manager Wanda e Parigi. Due milioni di euro annuo in più. Sarebbe tutto perfetto per tutti se la prova del campo desse i risultati sperati.
Ma non è così perche, sostiene Conte ”Lukaku deve allenarsi di più”. Si apre, dunque, un caso. Una vicenda che riporta prepotentemente quanto accaduto a Fabio Capello, allenatore dell’Inter nel 2006-2007.
Il più grande calciatore brasiliano dopo Pelè arrancava, infatti, ingolfato da peso eccessivo. Si trattava di Ronaldo (Luis Nazario de Lima), due volte Campione del Mondo e Pallone d’Oro. Non c’era verso di riportarlo alle giuste proporzioni. A trent’anni aveva imboccato il viale del tramonto. Il caso Lukaku è assai differente. A ventisei anni il belga, se saprà stare lontano dai panettoni meneghini, può tranquillamente farcela a
ritrovare le giuste proporzioni ed a dimostrare che può valere almeno quanto, se non di più, del quasi sosia colombiano Duvan Zapata. L’attaccante atalantino il suo 1,86 m. di altezza lo spalma su 80 chili. Il che permette la massima agilità al servizio della propria
causa personale e di quella Atalanta di Gasperini, in piena corsa nel campionato: a due punti dall’Inter scavalcata dalla Juve; probabilmente meno oberata nelle coppe europee, visti i passi falsi.