Roma, 3 settembre – È normale che la nazionale di un Paese che ha un campionato infarcito di stranieri fallisca contro Malta (!).
Cosa si può pretendere da una squadra azzurra piena di vecchie glorie ancora sulla breccia perché le nuove non sbocciano (Buffon, Barzagli, Chiellini, Pirlo), giovani di belle speranze che, per questo, giocano all’estero (Pellé, Verratti e Darmian) e oriundi bravi, ma non campioni (Eder)?
Una nazionale figlia di un campionato nel quale la “balcanizzazione” delle squadre è ormai in atto da tempo, così come la loro “africanizzazione”, perché slavi e africani costano meno di argentini, brasiliani, spagnoli e tedeschi, ma anche meno bravi di loro (in generale ovviamente, i casi singoli vanno considerati a parte).
Una vagonata di stranieri di qualità mediocre che ingrassa i procuratori di commissioni e toglie spazio ai nostri ragazzi, impedendo loro di crescere e affinare il talento per poi regalarlo alla nazionale.
Poi basta una squadra onesta e arroccata in difesa come la molto mediocre Malta messa in campo da Pietro Ghedin vista a Firenze per metterla in difficoltà.
Ecco perché il vantaggio è arrivato solo al 69’ con Pellé, che forse ha anche toccato il pallone con il braccio sull’uscita inguardabile del portiere maltese sul cross di Candreva.
La vittoria è benefica per la classifica del girone (in cui ora siamo primi con 15 punti davanti a Croazia e Norvegia), ma non deve entusiasmare più di tanto, perché dagli azzurri, alle prese con i soliti problemi in attacco, ci si aspettava molto di più.