Roma, 1 aprile 2019 – Il motivo dominante della giornata calcistica sono i fischi prolungati che hanno accomunato la conclusione delle partite a Torino (Juve-Empoli 1-0), San Siro (Inter-Lazio 0-1), Olimpico (Roma-Napoli 1-4).
Una protesta cui fanno da contraltare gli applausi per l’esibizione della Nazionale di Mancini che sta dimostrando come invece il calcio italiano sia ancora in grado di produrre campioni degni della sua grande tradizione.
Quindi: Formula Uno, Moto Gp, Calcio Tennis. Le Clerc, Hamilton,Valentino Rossi, Marques, Roberto Mancini, Moise Kean , Mauro Icardi , Roger Federer.
Momenti e nomi di grandi emozioni nazionali ed internazionali per lo sport al più alto livello. Con l’Italia per lo più grande protagonista.
Andiamo per ordine partendo dalle contestazioni nelle capitali italiane del calcio. Anche allo Juventus Stadium nonostante i bianconeri avessero vinto. La gente è stanca evidentemente. Si va allo stadio per divertirsi, assistere ad uno spettacolo sportivo per cui si pagano fior di quattrini.
Ed invece….. Invece ciò non accade. Pur esistendone ogni presupposto. Perché non accade?
Fra le varie ipotesi esiste anche il fondato sospetto che la Juve-Allegri si diverta a fare i dispetti al calcio italiano quasi a dimostrare che sono i bianconeri i veri interpreti della disciplina amata dagli italiani e non hanno alcuna intenzione di cambiare rotta.
Grazie al loro strapotere tecnico (una rosa di giocatori tutti internazionale) Allegri è riuscito nell’impresa di uccidere il Campionato di Serie A già alla fine del girone di andata. “Tutto il resto è noia” che i media (interessati dal business) tentano di rivitalizzare spingendo sulle “lotte” per l’accesso alle Coppe, oppure per salvarsi dalla retrocessione, oppure per i derby storici di Milano, Torino o Roma, Genova , Verona.
Un quadro davvero desolante. Accentuato dal fatto che La Juventus – anziché essere un richiamo per cultori del gioco, del bel gioco, dello spettacolo calcistico – fornisce uno spettacolo senza alcune emozione, nonché successi ottenuti per il rotto della cuffia (anche contro le ultime della classe) e grazie ai rari ed isolati spunti dei suoi fuoriclasse. In primis Cristiano Ronaldo. Esaurita la curiosità per le imprese di CR7, “tutto il resto è noia!”
Contro l’Empoli nell’anticipo di venerdì, quale occasione migliore per fare assestare sul campo la linfa nuova di Kean e Spinazzola?
Assente Ronaldo, chi proporre come sostituto se non il virgulto nato e cresciuto in casa, Moise Kean? E sulla fascia sinistra chi meglio di Spinazzola avrebbe potuto
accompagnare gli attacchi bianconeri (così come accade in azzurro) e non al solito Alex Sandro? Niente affatto, tanto Kean che Spinazzola sono finiti in panchina.
Allegri opta per la solita Juventus ben corazzata in difesa e centro campo con Mandzukic di punta e gioco allo “spera in Dio”. Ma mancava Ronaldo e la Juve ha subito l’Empoli per tutto il primo tempo. Nella ripresa, l’ingresso di Spinazzola ha restituito una certa energia offensiva, ma è stato solo a 19 minuti dalla fine, con
l’ingresso di Kean, che la Juve ha combinato qualcosa in attacco andando in rete grazie ad un calcione in avanti di Chiellini che la testa magica di Mandzukic ha trasformato in un assist millimetrico per Kean. L’enfant prodige, entrato da sessanta secondi, con lucidità da veterano, ha insaccato di precisione, condannando l’Empoli ad una sconfitta immeritata , sottolineata dal coro di fischi che la tifoseria bianconera sugli spalti ha rivolto alla squadra ed ai responsabili dell’ennesima esibizione deludente.
Eppure qualcuno ha avuto anche l’ardire di sostenere la causa di Allegri, sommo stratega in fatto di cambi opportuni e di gestione dei giovani talenti. Al contrario non c’è nessuna giustificazione al non mandare in campo un elemento come Kean, nell’interesse non già della sola Nazionale, ma della stessa Juventus che un “piccolo Ronaldo già lo ha in casa propria. Kean , come Spinazzola , hanno solo bisogna di giocare per crescere ed essere estremamente utili alle squadre in cui militano. Non devono essere tenuti a riposo per, ragioni precauzionali o perché affaticati dalla breve esperienza in Nazionale. Invece, appare plausibile che non giochino perché il loro modo di giocare mal si addice ad una squadra che vive sull’imprese di un solo talento. Cristiano Ronaldo.
I fischi di Roma e San Siro?
Nascono tutti sulle conseguenze della gestione Spalletti.
Vedere una delle più grandi star del calcio mondiale in Tribuna a San Siro, mentre sul campo l’Inter affonda, oltre che far rabbrividire, riporta alla immagine di Totti (ancora in pienissimo spolvero) ridotto a fare il “ragazzino agli esordi che continua a fare giri di
campo aspettando che l’allenatore gli conceda di entrare a pochi minuti dalla fine. Una umiliazione antisportiva che non ha predenti nei confronti di un fenomeno calcistica bandiera strameritata del calcio italiano e della Capitale del Paese. La storia di Icardi è la fotocopia di quella di Totti. Spalletti soffre il carisma del grande giocatore. Con Nainggolan è la stessa cosa. La bravura maggiore è la capacità dialettica di riuscire a
trasformare la bandiera della squadra, il capitano, nel responsabile di ogni guaio.
Così, dopo aver distrutto la Roma – collaborando alla politica mercantile della dirigenza americana di mercanteggiare tutti i pezzi migliori – oggi sta distruggendo l’Inter made in China. . Eppure continua ad avere ancora credito. Una fiducia ormai agli sgoccioli presso i sostenitori neroazzurri. L’impressione è che con l’arrivo di Marotta si sia giunti ormai al capolinea. Dunque Spalletti ha lasciato la Roma in un deserto tecnico. In campo una serie di giocatori sostanzialmente mediocri con curriculum costruiti ad arte. Soprattutto priva di giocatori in grado di fare la differenza. Anche Salah è andato a fare grande il calcio inglese. Il povero Di Francesco ha cercato di fare il suo meglio, e c’è
riuscito solo in parte. L’impressione è che Ranieri non potrà in corso d’opera fare molto di più. Per di più lo sorte non l’accompagna nel senso che oggi come oggi, l’unico elemento di talento in grado di creare opportunità, Zaniolo (proprio come il coetaneo Keane alla Juve) per indisposizione improvvisa ha dovuto partire dalla panchina.
Mentre il Milan annaspa sotto uno svarione al piede di Donnarumma dopo 37” di gioco, appare, invece, alto e decisamente promettente il livello raggiunto dal Napoli di Ancelotti. Una squadra che anche se privo del “Ronaldo e Capitano partenopeo, Insigne, impone il suo gioco accattivante e vince e promette scintille nel suo cammino europeo.
A sollevare dal grigiore e dal tedio la fortuna (non casuale) ha condotto alla Nazionale Roberto Mancini, che, con la sua classe a 360 gradi, è riuscito in tempi rapidissimi a raddrizzare il quadro del calcio italiano, apportando gioco moderno e giocatori di talento, ponendosi come esempio da seguire per tutto il movimento italico. In antitesi totale con l’obsoleto modello Juve, vincente solo nel Bel Paese, scoprendo e valorizzando talenti giovani e non più giovani. Destando entusiasmo, aspettative e curiosità fra gli sportivi addormentati. Riportando la gente allo stadio per vedere in azione elementi particolarmente dotati quali Kean, Barella, Sensi, Mancini, Zaniolo, Romagnoli, Politano.
Dopo il 6-0 di Parma sul Liechstentein che – associato al 2-2 fra Bosnia e Grecia – consente all’Italia di condurre a punteggio pieno la corsa ad Euro 2020, ci si sarebbe aspettati che anche a Torino si insistesse sul processo di valorizzazione di questi personaggi nuovi, bisognosi soltanto di andare in campo con continuità.
Se il calcio italiano sta offrendo più croci che delizie, maggiori soddisfazioni arrivano dal mondo dei motori , quello più importante per i risvolti economici e promozionali che si porta dietro ed è in primissimo piano a tutte le latitudini e realtà socio-politiche.
Con la Ferrari in Formula Uno e la Ducati nelle Moto GP, l’Italia è ancora una volta la protagonista che va sul podio a dispetto anche di circostanze avverse. Quando le “rosse” si trovano di fronte fenomeni sportivi come Luis Hamilton in Formula Uno e Marc Marquez sulle Due Ruote, non è certo umiliante accettare questa superiorità
individuale andando ugualmente sul podio subito a ridosso con qualcosa di molto italiano: in Moto GP la nazionalità di Valentino Rossi su Jamaha e la Nazionalità completa Pilota/Ducati di Dovizioso.
In Formula Uno portando sul Podio nel GP del Barheim un ragazzino di 22 anni cresciuto nella Ferrari Academy (un altro Kean alla corte Fiat) al termine del Gran Premio più rocambolesco della storia dell’automobilismo.
Una giornata indimenticabile ed unica quella vissuta ieri nei motori segnata da due imprese d’eccezione. Il ritorno di Valentino Rossi sul podio ad oltre 40 anni e con 23 anni consecutivi di conquista di podi in uno degli sport più usuranti e rischiosi . Primati senza precedenti. Valentino al termine era raggiante come quando vinceva uno dei suoi tanti mondiali. Se Marquez oggi non ha rivali sulla sua Honda, Valentino è quello
che gli sta più vicino. Il suo sorpasso a Dovizioso per la seconda piazza all’ultimo giro è stato un vero capolavoro. Il dominio del motociclismo italiano ha visto a seguire anche Petrucci 5 mentre Franco Morbidelli, sempre fra i primi, è saltato all’ultimo giro nella bagarre finale venendo a collisione con Vinales.Tornando nel Barheim Charles Le Clerc è stato votato pilota del Gran Prix. Non ha vinto perchè la Ferrari migliorata nelle prestazioni tanto da conquistare la prima fila con entrambe le auto, poi ha mostrato limiti nella affidabilità. Così Le Clerc, quando dominava con 8 secondi di vantaggio sugli inseguitori, ha avuto un calo di rendimento del motore che lo ha penalizzato di 3-4 secondi a giro ed a farsi superare prima da Hamilton e quindi da Bottas. Solo la safety car gli ha permesso di non farsi sorpassare da Verstappen. Vettel dopo il sorpasso di Hamilton, ha perso un’ala ed è rientrato ai box, ripartendo dal fondo dopo la sostituzione. Ha rimontato ed ha preso punti da quinto posto.
Il week end ha offerto un altro evento sportivo di grande rilievo.
Il successo di un altro campione inossidabile, Roger Federer, 37 anni.
Il campione svizzero, ultimo grande rappresentante del tennis
classico ha avuto ragione a Miami di tutta la forte nouvelle vague tennistica dominata da giganti dal servizio micidiali ed specialisti del rovescio a due mani che stanno dando nuovissimi volti al tennis mondiale (quali il portoghese Jopao Sousa o lo spagnolo
Bautista-Agut, ma anche l’italiano Marco Cecchinato. A farne le spese il numero Uno Djokovic, il Numero 3 Alexandsr Zverev, lo stesso Numero 15 Fabio Fognini.
Federer ha dominato ,il contesto ed in finale si è liberato con sicurezza dello stangone USA Isner, Campione uscente con un perentorio 6-1, 6-4.
Fra poco più di un mese rivedremo tutti agli Internazionali di Roma al Foro Italico.