Roma, 21 gennaio 2021 – Soltanto i fatti contano: il primo ed unico titolo della stagione della Pandemia, se l’è aggiudicato il neo allenatore della Juventus, Andrea Pirlo.
Si tratta di un fatto che non può essere discusso.
Altrettanto vere, sul piano dei ragionamenti logici e medidati, sono altre due realtà evidenti circa la finale “secca” di Supercoppa fra Juventus e Napoli a Reggio Emilia.
La prima è che, considerando il valore tecnico ed atletico fra i giocatori messi in campo, i bianconeri si aggiudicavano ipoteticamente 8 duelli su undici.
In un confronto intellettualmente onesto, soltanto Koulibali, Insigne e Di Carmine potevano essere considerati mediamente superiori ai loro corrispettivi juventini.
La seconda considerazione, altrettanto evidente, è che le due squadre giocavano un calcio totalmente diverso già nell’approccio più elementare: il passaggio.
Gli azzurri partenopei “palleggiavano corto” con passaggi di lunghezza media attorno ai 3-10 metri, per risalire il campo con il pallone a disposizione in attesa di un 1-2 veloce e vincente.
Le riprese televisive dall’alto rimarcavano platealmente questa diversità.
I bianconeri praticavano un “possesso palla” con passaggi molto più lunghi – fra i 5 ed i 15 metri – per linee orizzontali in attesa del lancio verticale per una punta.
Questo modello era lo stesso che la Juve aveva applicato contro l’Inter, ma impietosamente naufragato. Sostanzialmente per due ragioni.
La prima è che a San Siro il tasso tecnico-fisico delle sfide era assai più equilibrato grazie alle presenze in neroazzurro della coppia italiana B@B, Barella-Bastoni.
La seconda era l’assenza di Juan Quadrado, impegnanto col Covid 19….
In questa Juve, il colombiamo si impone come indispendabile. È lui solo che riesce a fare saltare il banco del possesso palla avversario e dell’altrui pressing.
Pirlo ci ha messo qualche settimana di troppo per capirlo.
Inizialmente lo aveva considerato riserva di Danilo e Damiral, relegandolo in panchina. Ieri lo ha dovuto riesumare in campo strappandolo al volo dalla quarantena.
Mossa estrema, ma vincente alla fine… Ma quanti affanni per una squadra con un differenziale individuale sul Napoli da 8-3 al ‘Quadrado’.…
Non bastasse, Insigne ha sprecato un calcio di rigore. Szczesny ha compiuto un miracolo impossibile su una inzuccata ravvicinata di Lozano. Bakayoku ha offerto a Ronaldo una fortuita palla-gol.
Quindi al 90’+4 il portiere polacco risaliva con il piede la sua porta e sul capovolgimento di gioco, Morata fila in rete in contropiede.
Significativa, in aggiunta, la prova complessiva di Ronaldo, leader anche da punto di vista agonistico.
Giocando con il coltello in bocca, prendendosi ammonizioni per gioco violento e rischiando l’espulsione.
Il suo orgoglio è veramente impareggiabile. Con Ibrahimovic è un esempio per tutti.
Il loro duello su chi è il “vecchiaccio” più forte del calcio mondiale, (Lionel Messi ha 33 anni) è fra le perle del calcio in Italia.
Nel complesso questa Supercoppa è stata un grande successo per la gioia di Mammarai che ne ha goduto i diritti. Pirlo si è salvato. La Juve si rilancia.
Ed è un bene per lo sport. Una Juventus in crisi non fa bene a nessuno.
Al Napoli di Gattuso l’onore delle armi. Ed anche qualcosa di più.
Fa una sorta di tenerezza vedere il Napoli in campo rischiare in continuazione il possesso palla dalla propria aera di rigore, pur di riportarsi in quota.
È la risposta dei più deboli allo strapotere individuale dei meglio forniti.
Talvolta, spesso, non basta per portare a casa un risultato utile, ma sicuramente questa eventualità rende più entusiasmante lo spettacolo.