Roma, 9 aprile 2017 – Che la Juventus non debba godere di alcun trattamento privilegiato è cosa che forse non chiedono (come invece dovrebbero) le folle bianconere ma che sicuramente pretendono gli sportivi italiani che ammirano le imprese dell’Undici torinese e si augurano che martedì dia una lezione di calcio al Barcellona spianando la strada ad uno storico Triplete.
È stato detto e ripetuto, delle gravi conseguenze antisportive causate dalla sudditanza psicologica che affligge l’arbitraggio (tutto il quintetto impegnato) quando deve gestire le partite che riguardano una Grande contro un club minore. Laddove per Grande in primis c’è la Juventus, seguita da chi nel tempo è riuscito a caratterizzarsi come squadra di alto e continuato rendimento.
In altre parole la soggezione psicologica è un elemento in più (e decisivo se si vuole ambire a lottare per lo scudetto) che si somma ad altri fattori come la qualità tecnica, l’allenatore, il tifo, la vicinanza dei media. La Juve non è la sola ad avvalersi di tale trattamento. Milan, Inter ne hanno goduto ed ancora ne godono, raggiunti e, forse sorpassati recentemente, da Roma e Napoli. Sì anche il Napoli è entrato nel Superclub come può bene testimoniare la Samp di Giampaolo in occasione della partita al San Paolo.
È stato anche dimostrato che se ti manca questo elemento, gli scudetti te li sogni anche se hai una squadra che gioca un calcio super come l’Atalanta. Ed anche qualche traguardo europeo. Rigori, fuorigioco, espulsioni, eccetera, sono azioni che la moviola può svergognare e minare la credibilità e la carriera dell’arbitro. Ma la Lesa Maestà è qualcosa di più sottile, ma non per questo meno efficace, se si vuole favorire qualcuno.
Ieri Juventus-Chievo ci ha esemplificato un dettaglio assai significativo di come si può manifestare la sudditanza psicologica. Si era al 17′ del primo tempo. La Juve manovrava sorniona (ed in economia, pensando a Barcellona) alla ricerca di qualche invenzione dei suoi Assi. Il Chievo si difendeva con ordine senza rinunziare a qualche sortita. Un copione già scritto. Con Higuain sotto scorta, la Juve stentava a concludere a rete. Lo 0-0 non si sbloccava. Il problema principale era come sbloccare il Pepita?
Per via normale appariva piuttosto problematica. C’era bisogno di qualcosa di speciale per smuovere lo stallo.
Ed ecco che dal cilindro dell’Arbitro Fabbri di Fermo spunta l’ammonizione per fallo di Lesa Maestà!
Il taurino bomber spagnolo ed il difensore del Chievo, Cacciatore, inseguono, spalla a spalla, un innocuo pallone a centro campo. Un robusto duello alla pari. Higuain perde l’equilibrio. Non c’è alcun fallo ma Fabbri non solo lo ravvisa, ma addirittura vede gli estremi per una ammonizione. Cacciatore e tutto il Chievo sono umiliati e preavvisati: Fallo di Lesa Maestà! Higuain non si può contrastare altrimenti fluiscono cartellini per tutti. Questo il consiglio.
Ma Higuain, libero, da marcature rigide non lo ferma nessuno: per lui la giornata si conclude con due reti fatte ed il doppio mangiate!
Qualcuno, però, potrebbe obiettare: c’è troppa severità verso la Juve e gli arbitri; il giallo per Cacciatori potrebbe nascere da una interpretazione severa che Fabbri ha voluto dare a tutto il suo arbitraggio, punendo con cartellini gialli gli interventi sopra le righe, o quasi, per frenare ogni eccesso.
Non è cosi. Juventus-Chievo è stata una partita giocata all’insegna del fair play. L’arbitro non ha avuto particolari difficoltà nel gestirla. Solo ha usato due pesi e due misure, almeno nelle circostanze rilevanti. Guarda caso, in modo favorevole alla Grande non alla piccola.
Per venire al concreto l’estrema severità (o parzialità) usata al 17’ del primo tempo nel caso Cacciatore-Higuain è uscita di scena al 17’ della ripresa quando Meggiorini del Chievo è stato volgarmente stroncato da Alex Sandro ed ha dovuto essere sostituito.
Fabbri non solo non lo ha ammonito ma non ha fischiato neanche il fallo sbalordendo tutti. Non ha usato lo stesso metro di misura come molti media hanno rilevato, senza però parlare di Lesa Maestà, figlia della Sudditanza Psicologica.
Ma forse l’AIA, che gestisce il settore arbitrale, se volesse dare una occhiata al filmato della partita soffermandosi sui due episodi di cui sopra, forse potrebbe prendere qualche salutare provvedimento , se davvero tiene a cuore le sorti della regolarità del calcio italiano. E sul campo si imponga sempre la verità, non il nome .
Anche , perché – e lo ripetiamo fino alla noia – la Juventus non ha bisogno che nulla macchi il suo valore effettivo, cominciando proprio da martedì a Barcellona. In Bocca al Lupo!