Calcio. Il mercato impazzito

Cifre folli, calciatori pagati troppo per quello che valgono e un giro d’affari straordinario in tempi di crisi come quelli che viviamo. Ma cosa si nasconde dietro le follie del calcio?

Roma, 10 agosto – Il Manchester United acquista Paul Pogba dalla Juve in cambio di un assegno di 105 milioni di euro più 5 di bonus e 25 milioni di questi vanno al procuratore del giocatore Raiola. Intanto il Chelsea cerca di strappare il difensore Koulibaly al Napoli in cambio di 50 milioni di euro (!) e il City prende il “normale” difensore Stones (riserva della nazionale inglese agli ultimi Europei) pagandolo 55 milioni di euro. Dal canto suo De Laurentis, che per Higuain ha incassato 95 milioni, ne offre tra i 60 e i 70 all’Inter per provare a strappargli Icardi (un buon centravanti, certo, ma non Van Basten) e addirittura 25 al Torino per il difensore Maksimovic. Offerta, quest’ultima, che il Toro ha anche rifiutato.

Pensa un po’.

Cifre folli, soprattutto alla luce del reale valore dei giocatori trattati che, tanto per restare all’esempio dell’ex campione rossonero, succitato non sono all’altezza dei Maradona, Platini, Zico, Falçao, Cerezo, Gullit, Mattheus e compagnia bella del calcio dei campioni veri (e non presunti tali) che fu.

Se questi valgono tutti questi soldi, ci chiediamo, allora quelli quanti ne dovevano valere?

Il fatto è che negli ultimi anni i prezzi si sono gonfiati a dismisura perché dietro ai calciatori ci sono procuratori sempre più abili, che viaggiano a commissioni da sogno da incassare ad ogni trasferimento dei loro assistiti, esattamente come quella del succitato Raiola per il passaggio di Pogba allo United. Commissioni, si badi bene, che sono anche il motivo per il quale i calciatori d’oggi cambiano squadra così spesso, infischiandosene dei sentimenti dei tifosi, che non fanno in tempo ad affezionarsi al proprio campione perché, magari già l’anno dopo, lo vedono indossare la maglia di un’altra squadra, anche quella della rivale di sempre. Più cambi squadra più guadagni, dicono i procuratori ai loro calciatori, ma anche a se stessi.

Poi ci sono i tanti soldi incassati dalle società inglesi dai diritti televisivi garantiti loro dalle Tv satellitari per la Premier. Soldi che consentono ad un West Ham qualsiasi di poter spendere sul mercato ben più di Inter e Roma, ad esempio. Merito della Premier, che tutti vogliono vedere nel mondo e di come ha saputo vendersi e gestirsi. Tanto per dire, ben lontana dalle brutture strutturali e comportamentali della nostra Serie A.

Infine c’è il brutto vizio di chiedere a pié sospinto l’aumento di ingaggio da parte del calciatore reduce da una stagione discreta (non eccezionale, basta discreta), ma di dimenticarsi di chiedere la riduzione dello stipendio se viene da un’annata negativa. Perché tutto è dovuto ma niente è reso, anche se il discorso appare un po’ disonesto e ricattatorio verso le singole società, che per non perdere il proprio campione e non sentire la conseguente, vibrante, protesta dei proprio tifosi, gli danno quello che chiede in più facendo buon viso a, vero,  cattivo gioco.

Intanto, forse anche per tutto questo, i tifosi, soprattutto i più giovani, si stanno stancando del calcio, distratti come sono dai cellulari, dai pokemon (!) e da tutte le altre amenità della nostra società che hanno via via preso il posto del pallone, unico svago e passione della nostra gioventù dal quale in tanti, ormai in troppi, stanno cercando di farci allontanare. Che peccato, perché sul campo resta davvero il gioco più bello del mondo.

E’ fuori che andrebbe rivisto e riportato nel suo antico alveo di normalità.

del direttore:
… e  forse, è proprio da qui che nasce la disaffezione ai valori della vita… 
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