Roma, 15 ottobre 2018 – Allora gli italiani sanno ancora giocare al calcio!? Sanno ancora battersi con vigore fino all’esaurimento delle energie e vincere all’estero all’ultimo istante come ha fatto ieri la Nazionale di calcio dell’Italia!? Gli appassionati di sport, possono ancora recarsi presso uno stadio di calcio e divertirsi!?
Possono ancora sperare che nel Bel Paese quattro volte iridato nella sua storia, possano nascere e crescere talenti calcistici evitando che procuratori senza scrupoli li lascino appassire sulle panchine per lucrare su mediocri calciatori esotici!?
È possibile che il calcio italiano stia tatticamente e tatticamente al passo con i tempi?! Che allenatori italiani blasonati e iperpagati – nonostante che le loro ricche squadre mietano pessimi risultati e figure ogni volta che mettono il naso aldilà delle Alpi – continuino ad incontrare il favore delle squadre di prima fascia, mentre tecnici giovani modernamente attrezzati fanno le fortune di club provinciali di scarsi mezzi!? Mentre un allenatore antesignano non ortodosso come Sarri (con suoi limiti vistosi) va a fare le fortune del calcio inglese!’
Si, Si.Si. È tutto possibile. Anzi verissimo. In due partite contro Ukraina (amichevole) e Polonia (ufficiale) Roberto Mancini lo ha dimostrato, Facendo esordire in Nazionale 11 nuovi talenti, e dimostrando in campo che la Nazionale Italiana di calcio è in grado di esprimere un gioco degno del Barcellona di Guardiola.
Il tutto non in un secolo ma in pochi allenamenti.
“Mancio” ha massacrato ogni luogo comune e “politicamente corretto” . Individuando e chiamando giocatori tecnicamente adatti al gioco tatticamente avanzato che è necessario per poter essere alla pari con i tempi. “Soliti noti”, ma giocatori in grado di scambiare la palla facilmente e precisamente. Senza preoccuparsi del loro pedigree. Giocatori con grinta e determinazione, intelligenti ed in grado di dialogare elegantemente attraverso un possesso palla non sterile ma producente sviluppo. Il pressing è stato perfetto e determinante. Ed il gioco è stato costantemente in mano azzurre.
In poche settimane dunque Mancini è riuscito a fare quello che i suoi precursori azzurri ed altri celebrati tecnici italiani – pur godendo dei favori di club di proprietà spesso estera che soddisfano ogni loro esigenza in termini di giocatori italiani e stranieri – non riescono a fare perché non hanno saputo aggiornarsi e continuano a navigare pigramente nel proprio bagaglio di limitate conoscenze.
Con la sola eccezione, forse, di Ancelotti. Ma lui, guarda caso, è, come Mancini, calcisticamente parlando un purosangue vero che le proprie capacità le ha dimostrate in un passato da giocatore di altissimo livello.
La classe non è acqua. Un campione che decide di fare l’allenatore ha sempre una marcia in più. Vedi anche il prode Gattuso.
Si può aggiungere che, finalmente, si é assistito ad una partita molto divertente. Senza tatticismi astrusi e noiosi o sceneggiate di ogni tipo da parte di entrambe le squadre. Un calcio davvero nobile.
Eppure alla fine sarebbe stato 0-0!
Se non ci fosse stato quel terzo minuto di recupero. Se non ci fosse stato questo carattere tutto sfrontato trasmesso da Mancini ai giocatori, gli azzurri non avrebbero vinto 1-0; sarebbero finiti nella Serie B europea, Mancini sarebbe stato crocifisso per aver fatto entrare Lasagna anziché Immobile per Bernardeschi. Tutto sarebbe stato dimenticato, anche le due traverse, una rete bellissima annullata per un millimetrico fuorigioco, e sette chiare occasioni da gol. Mancio sarebbe stato crocifisso per aver schierato un attacco senza un prestante realizzatore, puntando invece a tre “piccoletti” in grado di mettere in crisi gli omoni difensivi polacchi.
Ricordate come l’Italia di Ventura perse in Svezia il treno per i Mondiali russi? Perché volle sfidare la massiccia difesa scandinava con cross e palle alte. Il terreno preferito dagli avversari.
Mancini ha voluto evitare questa disgraziata mossa. Ha messo in campo i “piccoletti” ed ha dominato la partita. E ha immesso nel finale lo sconosciutissimo Lasagna, anziché il conclamato capocannoniere Immobile, perché negli ultimi assalti al fortino polacco, un attaccante più alto e votato al gioco aereo poteva essere utile sia in attacco che in difesa sulle palle da gioco fermo.
Una decisione questa di Mancini coraggiosa anziché “politicamente non corretta” che lo esponeva a critiche spietate.
Ed invece per il prode Mancio, è stata la perla finale. La presenza in campo del Carneade dell’Udinese ha sostenuto la difesa azzurra dalle insidiosissime palle alte provenienti dalle rimesse laterali , ma ha messo in confusione la difesa polacca fino alla capitolazione avvenuta da calcio d’angolo.
Insomma, la gestione Mancini ridà all’Italia una Nazionale di calcio con un presente ed un futuro.
Soprattutto restituisce al Paese una squadra- faro da cui dedurre quelle guide tecnico-tattiche indispensabili per una crescita diffusa di tutto il movimento a cominciare dai grandi club, i cui attuali tecnici se non sono in grado di aggiornarsi ed aggiornare le proprie squadre – che pur hanno a disposizione sette giorni su sette tutte le settimane, al contrario di Manicini – dovranno essere rapidamente sostituiti da forze più fresche che pure sono in circolazione nell’Italia provinciale.