Roma, 16 dicembre – È la Coppa delle sorprese. O delle belle favole, se preferite.
Dopo la qualificazione dell’Alessandria a spese del Genoa oggi è toccato a Spezia e Carpi emularla. La prima è andata a vincere ai rigori all’Olimpico contro la Roma più brutta di sempre, che nei 120’ precedenti aveva fermato sullo 0-0. La seconda ha vinto 1-0 a Firenze con un gol di Di Gaudio al 76’nonostante i padroni di casa fossero scesi in campo praticamente con la formazione tipo. Due sorprese che ci regaleranno un quarto di finale come Alessandria-Spezia e un altro in cui il Carpi se la dovrà vedere con la vincente di Sampdoria-Milan di domani sera.
Cosa dire delle prestazioni di Roma e Fiorentina?
Poco su quella dei viola, se non che hanno pagato l’incapacità di concretizzare le occasioni che hanno avuto prima di subire la rete degli ospiti e nel finale per pareggiarla.
Molto su quella della Roma, apparsa svogliata, incapace di creare un’azione d’attacco degna di questo nome e vittima della scarsa personalità dei suoi giocatori e delle lacune tattiche del suo allenatore. Impossibile da giustificare la pessima prova di tutti i giallorossi scesi in campo, visto che hanno commesso scempi calcistici a volte comici, altre ridicoli. Tutti, a cominciare da Pjanic, troppo celebrato per quello che vale realmente, devono farsi un profondo esame di coscienza e cominciare a dare il centouno per cento di quello che hanno. Perché finora è sembrato che scendono in campo solo per onor di firma e per prendere l’assegno di fine mese.
Quanto al tecnico francese crediamo che la sua avventura romana sia giunta al capolinea. Ma dopo di lui, se fossero coerenti, dovrebbero dare le dimissioni anche quelli che lo hanno voluto e che hanno costruito questo obbrobrio di squadra, ovvero Baldissoni e Sabatini.
Molte delle colpe per quanto sta vivendo la Roma sono anche loro. Il primo perché, a differenza di chi in passato guidava la società avendola nel sangue, come i Viola e i Sensi, non riesce a trasmettere senso di attaccamento ai colori e di appartenenza ai suoi giocatori. Il secondo perché ha portato a Roma troppi bidoni spacciati per campioni, per di più tutti stranieri o quasi, facendo perdere identità ad un gruppo che, invece, in passato aveva fatto della romanità la sua forza.
Oggi a Trigoria si parlano troppe lingue e ogni calciatore che arriva da chissà dove sembra doverci stare solo per onor di firma.
Non per la felicità di vestire la maglia della Roma.
Anche per questo i tifosi giallorossi si stanno scollando dalla loro squadra e non vanno più allo stadio.