Riepiloghiamo il contesto. Sulla scia dei fasti (solo nostrani) della Juventus, il calcio italico continuava a recitare un football tutto a trazione posteriore: difesa, contropiede e calci piazzati. Del tutto ignaro di quanto il calcio si evolvesse tecnicamente e tatticamente partendo dalla Spagna e dal modello Barcellona e Guardiola.
A dire il vero, qualcuno in Italia – come Sarri all’Empoli – aveva capito l’antifona e nonostante con mezzi tecnici poveri, con la piccola provinciale toscana riusciva ad ottenere risultati eccellenti contro squadroni ricchi di stelle miliardarie.
De Laurentis non se lo lasciò sfuggire ed il professorino toscano approdò sotto il Vesuvio.
Anche altri intraprendenti tecnici capirono la situazione: giovani come Di Francesco a Sassuolo, Inzaghi alla corte di Lotito alla Lazio, Massimo Oddo a Pescara. Ma anche tecnici non più giovanissimi come Gian Piero Gasperini a Bergamo, Giampaolo alla Samp. Ai Presidenti di queste società, non pareva vero che, senza rovinare i bilanci, ci fosse modo di contrastare la superiorità dei club illustrissimi.
Per questi, il modello era sempre la Juventus: tanti soldi per allenatori di grande curriculum e per i giocatori super pagati scelti dallo staff tecnico; la tattica vincente è accaparrarsi i migliori giocatori a disposizione assicurandosi i servigi dei procuratori più autorevoli non certo il modello di gioco. Una visione obsoleta.
Con questo punto di vista ben radicato nella mente, i superclub hanno, dunque, continuato a perseguire il collasso del calcio italiano inseguendo, ad ingaggi miliardari, allenatori desueti. Vecchie glorie il cui valore era misurato soltanto dai soldi da sborsare a lui ed al suo staff, comprensivo persino Direttore Sportivo, come l’Inter cinese di Spalletti-Sabbatini.
Tutti i club maggiori su questa linea, tranne, però, proprio il modellista Allegri che con molta umiltà ha cercato di modificare in corsa l’assetto della squadra. Spostando il baricentro in avanti impiegando costantemente 3, e persino 4 attaccanti, contemporaneamente (Higuain, Dybala, Mandzukic e Quadrado), e rendendo più agile la difesa (azzurra e degli scudetti: roba stagionata ormai) con la cessione di Bonucci al Milan (un affare da 42 milioni di Euro in cui è rientrato anche l’arrivo di Di Sciglio).
Insomma, Allegri sta cercando con umiltà di non farsi rottamare (come Ventura e Co.) guardando avanti. Certamente sono mutamenti che richiedono tempo perché i tanti campioni juventini sono cresciuti e si sono affermati con atteggiamenti tecnico-tattici differenti. Fare pressing sugli avversari poco nobili può sembrare, per loro una diminutio.
Ciò premesso si può dire che l’aggiornamento calcistico in Italia sta avvenendo con notevole velocità facendo vittime illustri strada facendo. Ma anche dimostrando ampiamente che rinnovarsi si può, sapendo cosa fare, cosa cambiare e come.
Dopo pochi mesi dalla esclusione mondiale, con l’avvento di allenatori aggiornati, allo stadio si è ripreso a divertirsi nell’incertezza e nella vista di un calcio più divertente spettacolare. Aumentano i gol segnati. Le partite del Napoli (e di almeno altre 10 squadre) risultano assai spettacolari. Nell’Inter, Roma e dovunque, si ritornano a vedere molti giocatori italiani.
In campo internazionale, lo scenario a livello di Coppe Europeo per club, è dominato dall’Italia.
C’e il problema della Nazionale assente in Russia, ma lì ormai non si può fare più niente al breve. Occorre attendere anche che sia avvenuta la conversione “spagnola” (od alla Guardiola come taluni l’hanno battezzata) presso le squadre “grandi” che annoverano i maggiori talenti italiani. Dopo Allegri, anche Di Francesco e Spalletti ci stanno provando.
È più facile per Di Francesco che proviene dall’indirizzo Sarri a Sassuolo. Più difficile per Spalletti, affezionato ad un certo tipo di cultura calcistica.
Solo quando il rinnovamento sarà assimilato dai grandi club, il futuro tecnico della Nazionale potrà prendere in considerazione i migliori talenti italiani per inserirli in una nazionale, però che sia opportunamente aggiornata. Ovvero abbiano assimilato i concetti Guardiola, ovvero fraseggi brevi, incursioni verticali improvvise . Pressing, pressing, pressing a tutto campo per avere un possesso del pallone utile ed intelligente.
L’azzurro convocato a Coverciano deve avere assimilato questo “gioco” nel proprio club, nei suoi allenamenti così da poterlo realizzare con i suoi nuovi compagni di Nazionale. Parlare la stessa lingua.
Il C.T. azzurro, infatti, non è l’allenatore di club che ha a disposizione tempo e mezzi per condurre i giocatori dove vuole lui. È in sostanza un Selezionatore che deve (dovrebbe!) assemblare in poche ore il meglio disponibile scegliendo il meglio ed il più adatto alle necessità. Non deve insegnare nulla.
E qui ci troviamo davanti ad un nuovo punto dolens, siccome la maggior parte dei media ragionano e disquisiscono ancora sul piano di un calcio obsoleto, territorio di caccia dei “soliti noti”, ovvero quei tecnici in voga (ed iperpagati ) di un calcio che fu. Nel discutere dell’assetto futuro della FIGC e del suo CT azzurro, vediamo molto sponsorizzati personaggi che hanno vinto molto nel passato riproposti come se il calcio fosse una cosa statica e non dinamica in costante evoluzione. Sentiamo parlare di Ancelotti il quale, siccome è una persona di raro discernimento, conosce assai bene i propri limiti e cosa può fare, E’, dunque, fortuna per tutti, che abbia già declinato l’eventuale offerta. Sentiamo parlare di Spalletti, Prandelli, addirittura di Lippi. Quanta insipienza!
C’è solo da augurarsi che il prossimo Presidente Federale sia personaggio di autentica cultura calcistica- Ciò che noi ragioniamo è ben conosciuto da chi il calcio lo vive da dentro. E’ cosa evidente, ma molti preferiscono rimanere al passato per paura che l’innovazione li tagli fuori. Meglio se al potere rimangono gli amici con i quali ci si è fatta una carriera.
Sento molti a parlar bene di Tommasi for President. Un tipo competente e battagliero. C’ solo da sperare che non si sia guastato nel crescere “politicamente”.
Se diventerà il Capo si farà chiarezza soprattutto quando si tratterà di scegliere il nuovo CT. Se lo cercherà fra gli innovatori , giovani o sperimentati che siano, allora vuol dire che è la persona giusta per riportare il calcio italiano ai livelli che merita il movimento. Se sui rivolgerà ad illustri e riveriti “maestri”.siamo davvero nei guai.
Per chi lo ha spesso maltrattato circa la gestione di Insigne, Hamsik, Allan, Valdifiori, Maggio. Mario Rui,. Giorginho. Koulibali, eccetera (criticandolo per atteggiamenti da professorino che legge e prende appunti in panchina)la prima scelta deve essere Maurizio Sarri.
A questo punto, giunti alla fine del girone di andata ed alla fine del 2017, ed alla luce delle tante partite di campionato e di coppe varie viste in questo mese di dicembre, , appare possibile tirare le somme di quanto sta accadendo nel calcio italico e dare i voti di merito, le pagelle..
Il parametro più giusto non può essere la classifica soltanto. Perché facilmente favorirebbe i club ricchi che, in base ai campioni che hanno fra le loro fila, qualche risultato riescono comunque a realizzarlo: non si vince di solo modello di gioco praticato, come non si perde solo perché pratichi un calcio superato.
I campioni veri, quando capita (anche fortunosamente) l’occasione, non la sprecano, I non campioni….. Poi ci sono i portieri, i pali, gli infortuni il VAR……..
Il criterio più giusto per una sana ed equa pagella non può essere, perciò, che quello che considera ll rendimento di una squadra in relazione al bagaglio tecnico di cui dispone e del denaro investito.
Alla luce di questo assunto si è diviso le 20 squadre di serie A in cinque fasce.
LE PAGELLE
VOTO 10
NAPOLI Presidente, Aurelio De Laurentis , Allenatore Maurizio Sarri.
Il Napoli:con una rosa di giocatori oggettivamente di seconda fascia se non di terza; senza disporre di un ariete in attacco per l’infortunio a Milik. E’ riuscito a far diventare giganti e mandare in gol degli atleti minuscoli come Insigne, Maertens. Callejon. Hamsik a 34 anni, ha realizzato 117 reti, più di Maradona. Giorginho è diventato azzurro. Perfino il minuscolo cursore Allan è diventato una roccia con il piede buono.
Sarri è arrivato a schierare (a suo rischio e pericolo) il portoghese Mario Rui, un difensore che vaga di prestito in prestito gratuito per le serie minori italiane. Uno scarto della Roma.
Valdifiori, Sarri se l’era portato da Empoli. Era una colonna del centrocampo partenopeo. È stato ceduto a buon prezzo a Torino dove rapidamente è sparito nell’anonimato. Gli è che i giocatori, arrivano mediocri e diventano campioni a Napoli.
Venendo al rendimento del Napoli, il primo posto con 42 reti segnate e soltanto 13 subite, indica un primato in classifica assolutamente meritato alla fine del girone di andata ed anche sull’anno solare 2017. La forza del Napoli è il pressing sugli avversari ed una capacità unica di palleggio stretto su cui svettano le capacità tecniche di Lorenzo Insigne, di Hamsik e di Maertens. Capacità che non preesistevano nella misura ora raggiunte. Assistere ad una esibizione del Napoli è un piacere sportivo assolutamente raro di questi tempi. Secondo l’amico commercialista partenopeo Nino Dalena, se De Laurentiis allarga il cordone della borsa e trova un difensore di fascia sinistra adeguato, il Napoli vince al 100 per cento lo scudetto. A patto che il giocatore abbia esperienza nel gioco alla Guardiola!
VOTO 9
LAZIO Pres Claudio Lotito; All. Maurizio Sarri,
UDINESE Pres. Franco Soldati, All. Massimo Oddo,
ATALANTA, Pres. Antonio Percassi, All. Gian Piero Gasperini
SASSUOLO, Pres. Carlo Rossi, All. Giuseppe Iachini
Queste 4 squadre si accomunano tutte per la caratteristica di stare sul campo in maniera perfettamente organizzata sia in attacco che in difesa. Come il Napoli, effettuano un pressing costante in maniera più meno serrata che mette in crisi ogni avversario tradizionale Maestro in questa operazione è il Sassuolo di Giuseppe Iachini che ha ottimizzato l’eredità lasciatagli da Di Francesco. A dicembre 5 risultati positivi in sequenza. Massimo Oddo merita quasi un discorso a sé dopo la bella ed incompresa avventura nel Pescara. L’ex difensore della Lazio e della Nazionale è arrivato ad Udine alla fine di Novembre per sostituire del Neri con la squadra in piena crisi. A dicembre ha infilato 5 vittorie consecutive in fila dopo una sola partita di rodaggio. Un ottimo segnale. Vuol dire che cambiare si può ed anche abbastanza in fretta se ci sai fare. Se il campionato si fosse disputato nell’arco di un mese, il titolo con 15 punti l’avrebbe vinto L’Udinese. Semplicemente favoloso il 3-1 rifilato all’Inter a San Siro in quella che doveva essere la festa per il primo posto in classifica conquistato dai neroazzurri di Spalletti.
L’Atalanta di Gasperini è ormai un valore acquisito per il calcio italiano anche all’estero. Il suo match con la Lazio all’Olimpico è stato uno dei più affascinanti spettacoli sportivi degli ultimi tempi. Nell’ultima giornata a Bergamo, la squadra orobica è stata assai ironicamente brava a farsi generosamente superare in Casa dal Cagliari per contribuire al rilancio la squadra allenata dall’uruguayan-sardo Lopez ma si è subito rimessa in pari, scaraventando fuori dalla Coppa Italia il Napoli al San Paolo.
Il professorino Sarri ha di nuovo immesso nella squadra lo scarto della Roma, Mario Rui, e nuovamente ha naufragato. Ma questa è materia del 2018. Aggiungiamo che essendo fuori da entrambe le Coppe. Il Napoli si può concentrare tutto sul Campionato. Che sia stata una mossa pensata? Chissà!
Quanto alla Lazio, grazie alla competenza del suo direttore sportivo Igli Tare la formazione guidata da Simone Inzaghi ha trasformato calciatori illustri sconosciuto in altrettanti fuoriclasse che in campo dominano, si divertono e fanno divertire. Certe sventure, come gli infortuni contro il Napoli o qualche svarione del Var, l’hanno privata di punti importante in classifica.
VOTO 8
JUVENTUS, Pres. Andrea Agnelli All. Massimiliano Allegri
La Juve sta soffrendo molto per aggiornarsi nel gioco. Allegri lavora con la macchina impegnata su tre fronti. Riesce comunque a portare a casa le partite grazie ai suoi fuoriclasse, ma non grazie al gioco che latita e non incanta nessuno. Nemmeno i tifosi. Gestire i campioni non è facile. La Juve ed Allegri sono bravissimi in questo senso. Bonucci ha preferito andarsene per fare meglio i propri comodi. Ed anche Dybala ha dovuto essere messo in castigo per qualche capriccio in più. La Juve è stata compatta e severa nella circostanza ed ha avuto ancora una volta ragione. Il gioiello bianconero, domato, ha risposto con i due stupendi gol realizzati in pochi minuti per avere ragione con il suo piede destro di un avversario duro a morire come il Verona già più in Serie B che in Serie A. Questa Juve soffre ancora troppo, ma è sulla buona strada e può solo crescere. Intanto Allegri ha già ottenuto una cosa importante, il pressing sull’avversario a tutto campo.
VOTO 7
ROMA , Pres. James Pallotta. All. Eusebio Di Francersco
SAMPDORIA, Prees. Massimo Ferrero, All. Marco Giampaolo,
FIORENTINA, Pres. Andrea Della Valle, All. Stefano Pioli
CHIEVO, Pres. Luca Campedellui, All. Rolando Maran
CAGLIARI, Pres. Tommaso Giulini, All. Diego Luis Lopez
Si tratta di cinque squadre tutte molto impegnate a rinnovarsi nel gioco con buona lena, ma risultati ancora non ottimali.
La Roma è squadra che ha più difficoltà è proprio quella guidata da un Sarriano doc. Eusebio Di Francesco, il quale si trova davanti il problema Dzeko, un ottimo attaccante vecchia maniera, dotato di fisico poderoso da servire con palloni alti. Così che il gioco della Roma continua a stagnare sui palloni portati sulle fasce per andare al cross. Palleggio raro e gioco scontato che rende facile la difesa ben organizzata. Il pressing continua ad essere una buona utopia perché troppo estemporaneo se non lo esegue Nainggolan. La Roma deve lavorare ancora molto. Più della Juve.
Le altre 4 squadre di questo gruppo sono accomunate dal fatto che tutte sono migliorate nel gioco rispetto all’anno scorso. Cresciute, ma ancora con andamento non lineare, ma sicuramente con un ottimo rapporto fra rendimento ed investimento. Tutte , comunque, che guardano a Guardiola.
VOTO 6
INTER, Proprietario Zhang Jindong, Pres. Erick Thorir, All. Luciano Spalletti.
TORINO, Pres- Urbano Cairo, All. Sinids Mihajlovic
BOLOGNA, Pres. Joej Saouto, All, Roberto Donadoni,
SPAL, Pres- Walter Matteoli, All. Leonardo Semplici
CROTONE, Pres. Gianni Vrenna, All. Walter Zenga
Si tratta di 5 squadre gestite da allenatori di altissimo rango come Spalletti, o da figure poco conosciute come Semplici della Spal fatto in casa in economia. Quindi tecnici di grandi trascorsi legati ad una profonda conoscenza del calcio come Donadoni alla corte americana di Bologna, o alla capacità di trascinatore come Mihajlovic a Torino. Quanto al Crotone, al suo capezzale è stato chiamato Walter Zenga, personaggio di spessore, cultura e buona esperienza.
Gente esperta, di buon senso che cerca di fare il meglio attingendo alle proprie risorse ed alla propria esperienza.
Spalletti ha cercato di cambiare i propri convincimenti tecnico-tattici alla luce del successo che ottengono i riformatori. Il possesso palla viene tentato ma non nella maniera giusta. Così come il pressing efficace rimane ancora solo un abbozzo che non garantisce proprio nulla. L’Inter continua perciò ad affidarsi al lavoro sulle fasce di Candreva a destra e dell’uomo del momento a sinistra per arrivare a buttare in area altrui dei palloni all’attenzione di Icardi-gol. Spesso è andata bene . Il superiore talento delle sue punte ha permesso all’Inter di recuperare nel finale tante partite. Ma poi la buona sorte a dicembre è andate a fare il giretto altrove e l’Inter si è ritrovata per quello che è, una squadra dal gioco superato. Peggio di Juventus e Roma.
Certo L’Inter vincerà ancora molto, ma i suoi limiti attuali sono più che evidenti.
VOTO 5
MILAN Pres. Li Yonghong, All. Gennaro Gattuso
GENOA, Pres. Enrico Preziosi, All. Davide Ballardini
VERONA Pres. Maurizio Setti, All.Fabio Pecchia
BENEVENTO Pres- Oreste Vigorito, All. Roberto De Zerbi
L’ultima fascia è caratterizzata da squadre che sono ancora alla ricerca di un assetto organizzativo di gioco. Ambienti in cui regna tanta confusione e si va alla ricerca della bacchetta magica. Fa impressione trovare appaiate, accomunate dal medesimo destino, Benevento e Milan.
Ma questo non è un caso. Infatti il Milan è stata la squadra che ha permesso al fanalissimo di coda, Benevento, di raccogliere il primo punto in serie A. Questa impresa ha poi permesso alle formazioni campane di raccogliere anche altri 3 punti contro il Chievo. Già praticamente in Serie B, il Benevento è una mina vagante che farà molti brutti scherzi a tante squadre che lo dovessero prendere sotto gamba.
Quanto al Milan, il ormai il suo destino appare sempre legato al caso Bonucci. Anche Gattuso appare soggiogato dalla influenza negativa dell’ex azzurro e juventino. Ne lui, nè altri al Milan, ha il coraggio di dire ed agire in conseguenza, che è questo leader che condiziona il Milan impedendone ogni crescita. È lui che anziché difendere in prima persona ma che in campo sogna di fare lo stratega, che ha fatto incassare al Milan almeno 5 delle reti subite nell’ultimo periodo, che hanno portato Montella a lasciare il Milan per andarsene a Siviglia.. Cinque reti decisive su palle basse ed alte in transito nella zona da lui presidiata.
Bonucci è stato un affare (per la Juve) costato 43 milioni di Euro. Un totem che nessuno può ardire di lasciare a decantare in panchina od in tribuna come fece, a suo tempo Allegri alla Juve. Neanche Ringhio Gattuso.