Roma, 10 dicembre 2020 – Abbiamo appena finito di piangere Maradona e ora dobbiamo cominciare a farlo per Paolo Rossi. Il nostro “Pablito”, come venne ribattezzato nei Mondiale del ’78.
Inutile stare qui a ricordare tutte le sue imprese sportive, le conosciamo e le stiamo rivedendo in ogni televisione del mondo.
Perchè dai Mondiali dell’82 Paolo Rossi è diventato il cannoniere del mondo. L’uomo che con la sua tripletta ha sconfitto una delle più forti nazionali brasiliane della storia.
E’ da lì che hanno cominciato a chiamarlo tutti con quel soprannomen che gli era stato dato quattro anni prima “Pablito”.
Perché si giocava in Argentina, perchè lui appariva minuto e piccolino, con quel suo fisico da uomo normale che aveva e non da super atleta, come sono spesso oggi i calciatori.
Ma quel fisico, proprio quel fisico apparentemente minuto, era il suo segreto.
Perchè gli regalava quell’agilità in area di rigore che, abbinata all’intelligenza tattica che aveva, gli permetteva di rubare sempre il tempo ai difensori e di segnare valanghe di gol.
Gli stessi che aveva cominciato a fare nel Lanerossi Vicenza, con il quale si era messo in luce nel grande calcio e la cui maglia alza al cielo nella foto di qualhe tempo che fa che mettiamo a corredo dell’articolo.
Perchè per noi che eravamo bambini nel calcio degli anni ’70 e poi adolescenti in quello degli ’80 Paolo Rossi è stato e sarà per sempre il centravanti del “Real Vicenza” di G.B. Fabbri che è arrivato secondo dietro alla Juventus nel campionato 1977-78.
Una squadra di provincia che stata vivendo una stagione da protagonista e che ci era simpatica per il colore della maglia e per questo ragazzo che segnava gol a raffica.
Gol con i quali lui e i suoi compagni stavano scrivendo la favola bellissima di una squadra della quale ancora oggi ricordiamo la formazione a memoria: Galli, Lelj, Callioni (o Marangon), Guidetti, Prestanti, Carrera, Cerilli, Salvi, Paolo Rossi, Faloppa, Filippi.
Poco tempo fa se ne era andato il portiere di quella squadra, Ernesto Galli. Oggi ci ha lasciato il simbolo, Paolo Rossi, stroncato da un tumore a soli 64 anni.
Proprio ieri un amico mi ha regalato un libro fotografico sul calcio degli anni ’80.
Ci sono tante foto di Maradona e Paolo Rossi. Oggi mi piace pensare che stiano giocando insieme lassù. E chissà quanti gol segneranno.
Ciao Paolo, uomo riservato e gentile, educato e buono.
Costretto a chiudere con il calcio a soli 31 anni per colpa dei tanti infortuni alle ginocchia, ma mai dimenticato dalla gente che hai fatto sognare e che ti ricorderà per sempre come “Pablito”.